Dalla Fiat di Torino,
all'Ilva di Taranto, dal Sulcis all'Alcoa in Sardegna, la Chiesa italiana è impegnata
nel sostenere, accompagnare i lavoratori e le loro famiglie in questo momento di crisi.
"Senza dimenticare, ricorda mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, gli esodati,un
problema abbastanza acuto che abbiamo a Torino e in Italia". La recente conferma dell'impegno
della Fiat nel Paese, "è un motivo di fiducia e speranza, però la preoccupazione resta,
resta tutta". "Ho avuto l'assicurazione da parte dei vertici, afferma ancora mons.
Nosiglia alla Radio Vaticana, che l'azienda rimarrà a Torino con la volontà di attivare
la produzione non appena il mercato e la situazione migliorino". "C'è anche l'impegno,
devo dire, di non licenziare i lavoratori e di trovare vie alternative". "Gli strumenti
sono quelli della cassa integrazione, ma qui deve entrare di peso il governo che deve
dare la possibilità di attivare questi strumenti in attesa che il mercato riprenda".
Da Taranto, l'arcivescovo mons. Filippo Santoro, auspica per l'Ilva, "un
momento di riflessione, un momento di giudizio. Come sempre noi abbiamo ripetuto che
dobbiamo avere presenti tutti i fattori, dobbiamo avere presente le gravi minacce
alla salute - prodotte dalla diossina delle emissioni – e dobbiamo avere anche presente
il rischio di una disoccupazione di massa". "Ho invitato costantemente al dialogo,
perché questo interesse del bene comune è il nostro obiettivo e secondo me se sarà
presentata un’Autorizzazione Integrata Ambientale dal ministro e dal governo, questa
può essere la base per una soluzione". "So che la situazione è molto critica, la magistratura
deve fare il suo corso, però a partire dall’AIA, dall’Autorizzazione Integrata Industriale,
penso che ci sia la base per una partenza realistica". (a cura di Luca Collodi)