Il Papa sollecita i vescovi europei a riflettere sulla rinnovata urgenza dell'evangelizzazione
La riunione dei vescovi europei nella cittadina svizzera di San Gallo sarà uno stimolo
per la nuova evangelizzazione in Europa. Questo ha sottolineato Papa Benedetto XVI
in una lettera inviata ai presuli europei riuniti da ieri in Svizzera. Alla vigilia
dell’assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione, i rappresentati delle conferenze
episcopali europee mostrano come si possa guardare “con fede e speranza alla grande
‘messe’ che sono i popoli dell’Europa, nella scia del Concilio Ecumenico Vaticano
II e degli insegnamenti dei Sommi Pontefici che lo hanno attuato”. L’Assemblea Plenaria
del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) si svolgerà fino al 30 settembre.
Il servizio di Mario Galgano:
Nel messaggio,
letto in apertura dei lavori nella sala del Governo, del Cantone svizzero, il Papa
invita a “riprendere la magistrale lezione del Servo di Dio, Paolo VI, nella Evangelii
nuntiandi e la consegna del Beato Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte”
alla luce del Magistero e “nella prospettiva del prossimo Anno della Fede”. Nel messaggio
inviato al Presidente del CCEE, il cardinale Péter Erdő, attraverso il Segretario
di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, il Papa invita anche la Chiesa in Europa
“a riflettere sul perenne compito dell’evangelizzazione e sulla sua attuale rinnovata
urgenza” e a seguire l’esperienza di San Gallo, che insegna che “il Messaggio cristiano
viene seminato e si radica efficacemente là dove è vissuto in modo autentico ed eloquente
da una comunità”. La Plenaria del CCEE si svolge a San Gallo, sede del Segretariato
CCEE dal 1978, per commemorare il 1400.mo anniversario dell’arrivo di San Gallo nell’omonimo
cantone.
“Le sfide del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali”. Questo
il tema che si sono dati i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee)
per la loro riunione in corso in Svizzera. Roberta Gisotti ha intervistato
il dott. Thierry Bonaventura, addetto stampa del Segretariato del Consiglio
dei vescovi europei:
D. – “Le sfide
del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali”. Perché questo accostamento? Che cosa
si vuole evidenziare?
R. – Innanzitutto, parliamo di sfide e non di problemi.
I vescovi hanno inteso utilizzare questo termine anche per sottolineare le latenti
possibilità che i cambiamenti attuali presenti in Europa in modo particolare, possono
essere anche occasioni per rinsaldare la nostra fede da una parte, ma anche la coesione
sociale che specialmente in questo tempo è messa a dura prova da questa difficile
crisi economica.
D. – Effettivamente, l’Europa è oggi di fronte a una crescente
disaffezione dei cittadini verso le sue istituzioni comunitarie, che sta preoccupando
gli esponenti della politica, di cui si dice che siano sempre più lontani dal "sentire"
della gente. E tra gli argomenti in agenda, vediamo che saranno proprio i lavori dell’Unione
Europea e del Consiglio d’Europa. Quale contributo si vuole offrire?
R. – Intanto,
è necessario per i vescovi comprendere pienamente cosa stia succedendo. Certamente,
non spetta al Ccee dover dire come il Consiglio d’Europa o le istituzioni di Bruxelles
debbano agire. Quello che è importante rilevare, sicuramente, è che per tutte le istituzioni
presenti nel nostro Vecchio Continente esista un po’ questa disaffezione e sia quindi
necessario in qualche modo ridare fiducia ai cittadini, ai cristiani. E il convenire
dei presuli europei per dialogare, per esprimere questa comunione fraterna e approfondire
alcune tematiche va in quella direzione.
D. – Si parlerà anche di discriminazione
dei cristiani in Europa e di persecuzione dei cristiani nel mondo …
R. – In
effetti, questa è un’altra tematica che ormai da alcuni anni si sta facendo strada
anche nelle riflessioni dei vescovi europei, perché stiamo constatando effettivamente
in Europa questo nuovo fenomeno, forse più visibile adesso rispetto a prima, che vede
a volte i cristiani discriminati proprio per la loro fede. Non possiamo parlare di
persecuzione dei cristiani in Europa, ma in modo molto sottile – oserei dire – si
sta inserendo sia a livello legislativo, quindi rendendola quasi legale, ma forse
più di a livello di mentalità, una forma di discriminazione se non addirittura di
intolleranza per chi professa la religione cristiana in modo particolare. Questo è
un fatto nuovo. L’Europa cristiana mette al bando – in un certo senso – i propri fedeli,
i propri cittadini.
D. – L’Assemblea sarà anche l’occasione per parlare dell’Anno
della Fede e del 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II: sarà un’occasione
forte di dibattito...
R. – L’Assemblea stessa in qualche modo riassume queste
due tematiche. Innanzitutto, bisognerebbe dire che quest’anno l’Assemblea plenaria
assume quasi le sembianze di un pellegrinaggio: si svolge infatti a San Gallo in occasione
del 1.400 mo anniversario dell’arrivo del Santo irlandese in quel luogo. Quindi, la
dimensione spirituale di questo pellegrinaggio, le celebrazioni stesse avranno un
ruolo molto importante nel nostro incontro; ma anche la dimensione della comunione
fraterna, della sinodalità, del discernimento, di essere un tempo di dialogo: tutti
elementi tipici proprio del Concilio Vaticano II. Ricordiamo anche che proprio il
Ccee è nato poco dopo il termine dei lavori del Concilio Vaticano II proprio come
la volontà di ripetere l’esperienza vissuta durante il Concilio da parte di alcuni
vescovi. Ricordiamo poi anche il 20.mo anniversario della pubblicazione del Catechismo
della Chiesa cattolica, che è ricorso quest’anno. Direi che proprio l’incontro stesso
è quasi una forma di celebrazione di questi due momenti importanti: la fede e il Concilio
Vaticano II.
D. – Tra le relazioni di apertura, ci sarà quella della professoressa
Marta Cartabia, docente di diritto e giudice della Corte costituzionale in Italia.
In quale contesto si inserisce questo intervento?
R. – Abbiamo voluto affrontare
da una parte le questioni legate più alla fede, come la gente si pone oggi di fronte
alla fede, quali sono i cambiamenti. Da altro lato insieme alla prof.ssa Cartabia
verificheremo quali sono i sistemi sociali che sono in una fase di cambiamento, ma
anche taluni nuovi diritti che sembrano profilarsi nelle nostre società e che spesso
toccano anche la sfera etica o addirittura entrano in conflitto con la cultura sociale
finora conosciuta e capire quali tipi di sfide pongono alla Chiesa.