Il cardinale Vegliò: i filippini in Europa risorsa anche per il loro Paese natale
E’ giunto il momento perché l’immigrazione filippina sia considerata una risorsa non
solo per l’invecchiamento dell’Europa, ma anche per lo sviluppo del loro Paese. Così
si è espresso il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio
della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, intervenuto ieri alla prima Conferenza
dei Filippini in Europa, dalla Diaspora al Dialogo, aperta ieri a Roma. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Anzitutto un
incoraggiamento ai promotori della Conferenza organizzata dal Consiglio Globale dei
Filippini nella Diaspora (Gfcd) e dalla Commissione dei Filippini all'Estero (Cfo),
con il sostegno dell'Ambasciata filippina a Roma e dell'Organizzazione Internazionale
delle Migrazioni (Oim). Il cardinale Vegliò ha assicurato il suo sostegno agli sforzi
compiuti per rafforzare lo sviluppo dei migranti filippini, in particolare per la
loro integrazione nei Paesi ospiti e reintegrazione al ritorno nel Paese natale.
Secondo
gli ultimi dati 2008, le Filippine sono all’ottavo posto nella lista degli Stati che
esportano migranti nei Paesi Ocse, due terzi dei quali in Europa, dove aiutano a mantenere
il livello di sviluppo delle nazioni ospiti, offrendo servizi che una popolazione
invecchiata, sofferente per carenze di natalità e lavoro non potrebbe sostenere a
lungo. La gestione dell’immigrazione è dunque un buon programma – ha sottolineato
il presidente del Pontificio Consiglio dei migranti ed itineranti – quando si cercano
opportunità di lavoro per i migranti filippini e si promuovono e tutelano i loro diritti.
E “diverrà anche un programma migliore – ha aggiunto il porporato – non appena riuscirà
a dare maggiore enfasi al ruolo che l’emigrazione internazionale filippina può giocare
per beneficiare lo sviluppo delle Filippine e ad incoraggiare l’utilizzo delle rimesse
per attività produttive”. Si stima che la maggior parte dei migranti filippini nei
Paesi Ocse siano donne e che l’84% siano giovani, tra i 15 e i 44 anni, giunti alla
ricerca di migliori opportunità o per riunirsi ai loro parenti. Molti sono i bambini
nati nel Paese ospite e che mai hanno vissuto nelle Filippine. E tanti fra loro che
svolgono lavori domestici o mansioni non qualificate sono laureati ed hanno quindi
– ha sollecitato il cardinale Vegliò – un potenziale per fare di meglio non solo per
il Paese ospite ma a frutto del loro Paese.
Ha raccomandato, il porporato,
di favorire l’integrazione attraverso l’apprendimento della lingua e delle leggi del
Paese ospite “per ottenere il rispetto della popolazione locale e facilitare un’armoniosa
convivenza”. Il cardinale Vegliò non ha nascosto la sua preoccupazione per i riflessi
della crisi globale sulle economie europee e sui rischi di marginalizzazione e discriminazione,
specie verso i giovani migranti. “Possa questa Conferenza – ha concluso – aiutarvi
a identificare vie e strumenti verso una fratellanza universale tra tutti, migranti
e popolazioni locali, cosi da ottenere il bene comune di tutti i popoli e le Nazioni”.