Verso il Sinodo, "comunicare la bellezza della fede"
"Nel mio ministero
non considero la nuova evangelizzazione un progetto di conquista, ma il desiderio
di comunicare la bellezza del dono di Dio che abbiamo ricevuto nella fede. Quella
fede che ci dà la possibilità di realizzare le attese che abbiamo nel cuore. Evangelizzare
significa voler dilatare la grazia che abbiamo ricevuto". A pochi giorni
dall'apertura del Sinodo dei vescovi, dedicato alla Nuova Evangelizzazione, mons.
Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, tra i Padri Sinodali scelti dal Papa, riflette
sulla sua esperienza pastorale. "Arrivando a Taranto ho visitato malati, detenuti,
i nuovi poveri creati dalla crisi, ma anche gli studenti e gli operai. Da tutti nasce
la domanda di essere illuminati sul valore della vita, di essere abbracciati e amati
nelle proprie ferite. Anche la grande ferita che viviamo in città con il falso contrasto
tra difesa del lavoro e difesa dell'ambiente e della salute. Speriamo che il Sinodo
possa presentare Gesù come amico della vita e offrire a tutti una testimonianza di
carità". "La fede deve trasformare profondamente il nostro modo di pensare, giudicare,
agire" aggiunge mons. Santoro. "Per questo la sfida del prossimo Sinodo è importantissima.
Luoghi che sono diventati deserti della fede devono tornare a essere fecondati dalla
linfa della resurrezione, attraverso la testimonianza credibile della santità e della
carità della Chiesa". "Serve un nuova iniezione di coraggio e di iniziative
per lasciare libero di agire lo Spirito Santo" aggiunge Don Piergiorgio
Perini, detto Don Pigi, parroco milanese che partecipa al Sinodo come 'uditore'.
"Bisogna partire dall'Adorazione perpetua - spiega il sacerdote - perché all'origine
della nuova evangelizzazione deve esserci l'Eucarestia adorata". Don Pigi è Presidente
dell'Organismo Internazionale di Servizio per le Cellule Parrocchialidi Evangelizzazione
e porterà la sua decennale esperienza all'incontro in Vaticano. "Le cellule parrocchiali
di evengelizzazione che ho sperimentato da venticinque anni funzionano partendo dalla
conversione. I sacerdoti dovrebbero pensare sempre a quelli che non ci sono, a coloro
che non conoscono il Vangelo, perché noi siamo preti soprattutto per loro. Com'è scritto
nell'Instrumentum laboris le parrocchie devono diventare centri
di irradiazione e testimonianza e non essere più ripegate su se stesse. I parroci
devono essere sempre insoddisfatti e incaricare i laici di arrivare dove loro non
possono arrivare. I laici da fruitori di servizi devono diventare corresponsabili,
avere autorevolezza ed essere responsabili di altri fratelli. Spero che questo Sinodo
faccia capire alle parrocchie che hanno un compito di evangelizzazione diretta e non
delegata attarverso altre attività". (A cura di Fabio Colagrande)