Algeria: per mons. Rault "l'amicizia" è la chiave nel rapporto cristiano-islamico"
“Occorre informarsi, e non prendere tutto quello che viene proposto dalla stampa e
dalla televisione come una rappresentazione reale del mondo musulmano. Si mostrano
solo i lati negativi, ed invece è importante avere un’informazione obiettiva su quello
che avviene nei Paesi islamici” dice all’agenzia Fides mons. Claude Rault, vescovo
di Laghouat. “Sono solo di passaggio a Roma, ma noto che ogni volta che torno in Europa
si avverte una certa diffidenza nei confronti dei musulmani. Purtroppo c’è molta ignoranza
in entrambe le comunità, che alimenta la paura reciproca. Occorre invece andare incontro
all’altro per creare legami di amicizia, e attraverso questi potrà formarsi un’altra
immagine dell’altro” sottolinea il vescovo. “Vivo in Algeria dal 1970 e posso dire
che godo di un clima di sincera amicizia che mi ha permesso di placare le paure tra
le due comunità. Abbiamo un ottimo rapporto con la popolazione locale che dura da
decenni. Si nota una tendenza islamista, ma è del tutto marginale in rapporto all’insieme
della popolazione” afferma mons. Rault, che appartiene ai Missionari d’Africa (Padri
Bianchi). La diocesi di Laghouat comprende tutta la parte sahariana dell’Algeria,
confinando con il Mali, il Niger, la Mauritania, il Marocco, la Libia e il sud della
Tunisia, oltre che con il Sahara occidentale. Nel territorio della diocesi rientra
pure Tindouf, nei cui campi vivono 150.000 rifugiati sahrawi da più di 30 anni. “A
Tindouf gestiamo due programmi: uno nutrizionale a favore delle donne soprattutto
delle puerpere, e uno volto a insegnare il francese, che siamo stati costretti a interrompere
per ragioni interne alla situazione dei campi” ricorda il vescovo. La comunità cattolica
è composta da 100-150 persone, distribuite su un territorio di due milioni di km2,
per una popolazione complessiva di circa 4 milioni di abitanti. “La presenza cattolica
- spiega Mons. Rault - è formata da piccole comunità che vanno da un piccolo convento
con 3 religiose o religiosi ad una comunità al massimo di una trentina di persone.
Le nostre relazioni sono sempre in funzione del mondo musulmano che ci accoglie. Le
nostre religiose ad esempio, insieme a donne algerine musulmane, sono impegnate in
una serie di attività a favore delle donne: dai corsi di cucito e ricamo alle attività
a favore delle famiglie dove sono presenti persone handicappate. Aiutiamo infine alcune
associazioni nella creazione di asili”. “I religiosi gestiscono alcune biblioteche:
una grande biblioteca di studio sul Sahara, frequentata da ricercatori, e due biblioteche
che prestano libri agli studenti, ai quali offriamo pure un aiuto linguistico in francese,
inglese, italiano e spagnolo” afferma mons. Rault. “La figura di Charles de Foucauld
è ancora ben presente nel Sahara – prosegue il vescovo -. Ci sono diverse comunità
contemplative di Petits Frères de Jesus, di Petites Soeurs de Jesus, di Petites Soeurs
de Sacre Coeur, e di Petits Frères de l’Evangile che vivono ottime relazioni con gli
algerini”. Queste comunità sono state segnate dalla tragedie dei 7 monaci trucidati
a Tibhirine nel 1996. “Non si può separare la tragedia dei monaci di Tibhirine da
quello è successo in Algeria in quel tempo” afferma mons. Rault. “L’Algeria ha sofferto
moltissimo per una guerra fratricida durata 10 anni. In questo periodo vi sono stati
circa 150.000 morti. Non possiamo dimenticare questi morti quando si parla dei monaci
di Tibhirine. Si dimentica spesso che anche 93 imam sono stati assassinati perché
si opponevano alla violenza, così come una settantina di giornalisti. Fortunatamente
siamo usciti da questa tragedia, e bisogna riconoscere che il Presidente Boutefika
ha fatto molto per fermare la violenza e ridare al Paese una pace reale” conclude
il vescovo. (R.P.)