2012-09-26 14:26:30

Aiuto alla Chiesa che Soffre: minoranza cristiana sempre più vulnerabile in Siria


Nella drammatica situazione siriana, la minoranza cristiana si trova sempre più in difficoltà. Appena martedì scorso la vicenda dei 240 greco-melkiti rapiti e poi liberati tra il confine libanese e la città di Qusayr, nella provincia siriana di Homs. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Marta Petrosillo portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre:RealAudioMP3

R. – Dalla Siria, soprattutto, ci arrivano richieste di aiuto: si parla di un’emergenza umanitaria. Quello che pone i cristiani in una situazione molto difficile, quasi schiacciati tra l’opposizione e il regime di Assad, è che hanno mantenuto sempre un’assoluta neutralità. All’inizio venivano identificati come "amici del regime", e questo perché durante il regime di Assad i cristiani godevano di una certa sicurezza.

D. – Qual è la situazione ora?

R. – Ci sono arrivate tante richieste di aiuto da Paesi vicini ai confini con il Libano: i cristiani sono bloccati tra il regime e l’opposizione.

D. – Vuol dire che sono anche bersaglio, di fatto, in alcuni casi, di queste due realtà? Solo ieri, 240 cristiani sono stati rapiti, poi rilasciati …

R. – Non sono bersagli, ma ovviamente sono soggetti vulnerabili. Non possono uscire da questi paesini. Quello che possiamo dire è che sono in gravi difficoltà, come il resto della popolazione, e sono più vulnerabili in quanto minoranza.

D. – Avete informazioni per capire cosa sia successo esattamente ieri, per quanto riguarda il rapimento dei cristiani poi liberati? Si parla del coinvolgimento di gruppi armati …

R. – Ci sono diverse forze in gioco: non c’è solamente il Free Sirian Army, ci sono anche altri gruppi. Quindi la situazione ancora non ci permette di affermare con precisione cosa sia successo. Quello di ieri sembra essere stato piuttosto un pretesto per spostare la faccenda sul piano religioso, della persecuzione religiosa. Quello che noi di Aiuto alla Chiesa che soffre possiamo dire è che riceviamo tantissime richieste di aiuto sul piano umanitario: questa è la prima preoccupazione dei cristiani. Abbiamo tantissimi sfollati interni, gente che cerca di abbandonare il Paese, che ha dovuto lasciare la casa senza portare nulla con sé. So che la Caritas Libano sta cercando di far fronte alle loro esigenze, ma c’è un problema di sicurezza perché spesso non si riesce ad arrivare in questi villaggi che hanno bisogno di aiuto perché magari sono accerchiati da cecchini: questo ci è successo proprio in un Paese al confine con il Libano. Un esponente di Caritas Libano ci ha raccontato che cercavano di portare aiuti e sono stati presi di mira dai cecchini e quindi hanno dovuto rinunciare e riprovare nei giorni successivi.

D. – Cosa state facendo in questo momento, viste le difficoltà?

R. – Abbiamo lanciato diverse campagne straordinarie: negli ultimi sei mesi, Aiuto alla Chiesa che soffre ha donato circa 290 mila euro, anche per le famiglie dei rifugiati a Damasco, nel Nord del Paese, vicino al confine con il Libano, nella cosiddetta Valle dei cristiani … Siamo impegnati soprattutto da questo punto di vista, senza ovviamente dimenticarci dei sacerdoti perché in molti casi proprio la chiesa è il punto di riferimento dei cristiani.

D. – Come si può aiutare Aiuto alla Chiesa che soffre, che a sua volta si preoccupa di soccorrere e risolvere situazioni complesse e difficili?

R. – Attraverso il nostro sito internet Acs-Italia.org trovate tutte le informazioni per fare donazioni. Stiamo per lanciare una nuova campagna, sempre per la Siria …







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