2012-09-25 17:15:44

Mons. Ambrosio sull'ora di religione: c'è già attenzione alla realtà multiculturale


Il ministro dell’Istruzione Profumo è intervenuto ieri sull’ora di religione nelle scuole, affermando che in un Paese "cambiato", con studenti che vengono da culture, religioni e nazioni diverse, è necessaria "una revisione" dei programmi d'insegnamento. Alessandro Guarasci ha chiesto un'opinione al riguardo al vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, presidente della Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università:RealAudioMP3

R. – E’ già cambiata la proposta dell’insegnamento della religione cattolica all’interno delle scuole. Non è di certo una lezione di catechismo, bensì una introduzione a quei valori fondanti della nostra realtà culturale che trovano la loro radice proprio nel cristianesimo. Quindi, c’è una presentazione del cristianesimo visto in modo particolare, dal punto di vista culturale, perché si tratta di un’aula scolastica e quindi è giusto, è bello che tutti i ragazzi, tutti i giovani abbiano la possibilità di conoscere la visione cristiana della vita, l’insegnamento cristiano. Per questo ritengo che davvero – essendo in una realtà multietnica, multireligiosa, senza peraltro esagerarne la valenza – già si impartisce una lezione culturalmente aperta proprio perché vi sia la possibilità di una conoscenza e di un dialogo, anche, tra le diverse forme culturali e dunque anche tra le diverse espressioni religiose. Mi pare quindi che dal punto di vista dell’insegnamento questa attenzione alla realtà ci sia e che venga svolta con grande dedizione da parte degli insegnanti della religione cattolica.

D. – Insomma, cambiare vorrebbe dire – secondo lei – anche un po’ sminuire le nostre radici?

R. – Solo se vi è una precisa identità e una conoscenza precisa della nostra identità religiosa e culturale, siamo in grado di essere ospitali nei confronti di tutti e dialoganti nei confronti di tutti. Quindi, è un invito a svolgere bene l'insegnamento della dottrina cristiana e dell’insegnamento cristiano della religione, proprio perché questo consente di favorire quel dialogo cui tutti noi italiani teniamo: a cominciare naturalmente dai sacerdoti, ma poi anche dal nostro ministro.

D. – Dunque, da quanto lei dice, in sostanza, un cambiamento del modo di insegnare la religione è già nei fatti, nei programmi attuali?

R. – Esattamente. Proprio in vista della revisione del Concordato, è stata attuata una riforma dell’insegnamento che tenesse conto dei mutamenti in atto nella realtà italiana. E credo che la soluzione trovata – da parte dello Stato italiano e da parte della Chiesa italiana – sia una soluzione rispondente alle necessità del momento storico.







All the contents on this site are copyrighted ©.