2012-09-25 16:02:07

Corruzione. L'opinione del prof. Baggio: deficit di etica ma anche di politica


In Italia, resta alta l’attenzione sulla politica dopo l'annuncio delle dimissioni del governatore della Regione Lazio, Renata Polverini, in seguito allo scandalo dei fondi pubblici. Al microfono di Antonella Palermo, il politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica presso l'Istituto universitario “Sophia” di Loppiano:RealAudioMP3

R. - I politici italiani si sono eretti, si sono costituiti a ceto: quando si crea un ceto vuol dire che c’è un distacco con il popolo, che è sovrano e che dovrebbe essere riferimento costante. Vediamo politici che si rendono autonomi e quindi attribuiscono a se stessi anche una capacità di spesa che non ha più niente a che vedere con la funzione che devono esercitare. E non solo: non vogliono neppure essere giudicati per questo. Ciò che a noi rivela questa situazione, in realtà, è che non è che manca soltanto l’etica, manca la politica: in tutti i grandi momenti storici in cui è esplosa la corruzione, si segnalava anche una particolare inefficacia e assenza del progetto politico.

D. - Cos’altro ha permesso che negli anni si acuisse in Italia il deficit di etica della politica?

R. - Sicuramente, la mancanza di politica stessa e il suo rendersi autonoma dal sociale. Quindi, va ridiscusso proprio il rapporto tra sociale e politico. Dobbiamo imparare - questa è una cosa importante - che il potere è una cosa necessaria e sana se esercitato bene. Dovremmo educarci alla responsabilità e al potere già nel sociale per poi portarlo nel politico. Noi abbiamo i politici che ci meritiamo: la società italiana ha una politica corrotta, perché è corrotta nella stessa misura e nella stessa percentuale. Quindi, ci vuole un grande movimento che dalle radici cambi le cose. Speriamo che ci si renda sempre più conto di quanto drammatica è la nostra situazione.

D. - Come giudica le forme di indignazione del popolo italiano verso gli sprechi della casta: sono deboli, sono sbagliate?

R. - Dovrebbero diventare costruttive e dovremmo anche esigere per il popolo italiano stesso delle forme di non corruzione, di non evasione fiscale.

D. - Quanto ci stiamo abituando agli scandali in politica?

R. – Troppo, perché c’è sfiducia. Quindi, in questo senso il fatto che ci sia molta gente indignata, troppo spesso la tacciamo come antipolitica. Perché? Perché chi è esasperato grida, magari, senza misura e quindi non ha un atteggiamento costruttivo. Io mi rifiuto, però, di pensare che le proteste - anche condotte in maniera non equilibrata - siano negative: significa che c’è ancora una quota di italiani che si indigna, che non è passata in maniera definitiva all’astensione e alla passività. Adesso, sta alle forze politiche rinnovarsi e riuscire a portare questa percentuale di indignati distruttivi ad essere indignati costruttivi. Ma i partiti devono farlo e solo loro lo possono fare adesso e in questo momento: salvano se stessi e salvano la società.

D. - Bisogna scendere in piazza?

R. - Anche, non necessariamente. Non è che la piazza risolva tutto. Credo che bisogna essere costruttivi e che ci voglia una riflessione che dia anche indicazioni al governo. Poi non c’è soltanto politica corrotta. Bisogna distinguere, ricordiamo l’immagine di Sant’Agostino delle due città, quella di Dio e quella degli uomini, intendendo dire la città di quelli generosi, che hanno l’amore sociale, e la città di quelli egoisti: sono due città mischiate! Dentro il Parlamento ci sono i cittadini della città buona e di quella cattiva e sono i parassiti. Bisogna imparare a distinguerli; bisogna far emergere il senso buono che c’è nella politica. Deve allearsi con il buono della società e proporre anche configurazioni nuove: o riformare i partiti dal di dentro, quando è possibile, o farne di nuovi.

D. - Che ricadute avrà il cosiddetto Laziogate dal punto di vista elettorale?

R. – Speriamo che non lo si dimentichi! Questa è una grande occasione data al centrodestra per fare una riflessione seria. Vogliamo considerare questo momento di crisi in maniera positiva, perché i tanti italiani che hanno questo orientamento politico, dovrebbero poter disporre di uno strumento politico - cioè il partito - che li esprima al loro meglio e non al peggio!


Ultimo aggiornamento: 27 settembre







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