2012-09-24 15:15:34

Post-terremoto in Emilia. Mons. Lanfranchi: c'è speranza, ma la burocrazia rallenta la ricostruzione


Nuove polemiche sulle presunte lentezze della ricostruzione nelle zone terremotate dell’Emilia. Nelle tendopoli, dove il freddo si fa già sentire, soprattutto di notte, ci sono oltre 3mila sfollati. E l’inverno è ormai alle porte. Della situazione ci parla l’arcivescovo di Modena, mons. Antonio Lanfranchi, al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - La situazione, rispetto ad esempio a giugno e a luglio è molto cambiata, cioè: subito dopo il terremoto si toccava con mano anche un clima un po’ di desolazione, di paura, adesso sono evidenti i segni di speranza dalla ricostruzione. Per fare riferimento proprio a Finale Emilia, dove mi trovavo ieri pomeriggio, sta per essere ultimata una scuola materna, parrocchiale, che ospiterà 240 bambini, frutto delle offerte di privati. Si sta lavorando alacremente in particolare anche per una struttura voluta dal seminario - prima c’erano i chierici di Don Orione, adesso dalla parrocchia - per rendere fruibile la Chiesa, con la messa in sicurezza del campanile, che sarà aperta al pubblico presto; così come la chiesa di San Bartolomeo. Quindi, la comunità verrà ad appropriarsi di queste strutture fondamentali, ma questi segni della ricostruzione sono evidenti in ogni comunità. Accanto a questo vorrei sottolineare però quell’altra componente fondamentale che risponde al bisogno di relazioni: relazioni che esprimono vicinanza ed esprimono aiuto concreto, perché le ferite possono essere lenite anche semplicemente con il costatare che gli altri sono vicini, ti portano nel cuore e ti danno quell’aiuto che sono in grado di offrirti.

D. - Si parla ancora di 3 mila sfollati nelle tendopoli ed il freddo comincia a farsi sentire: com’è lo stato d’animo della popolazione?

R. - C’è l’impegno proprio a chiudere al più presto queste tendopoli, molti sono ritornati nelle loro case, i più svantaggiati in questo indubbiamente sono gli extracomunitari.

D. - C’è un po’ la preoccupazione che il ritardo nella costruzione - che ovviamente richiede tempo - o i ritardi anche nell’arrivo dei finanziamenti per motivi burocratici, possano far subentrare anche un po’ di scoraggiamento e questo dal punto di vista pastorale penso che per voi è un elemento importante…

R. - Sì, la preoccupazione c’è, chiaramente si scontrano anche due desideri: quello della popolazione, che vorrebbe far presto e gli aiuti che magari stentano ad arrivare, proprio anche a causa di una certa burocrazia. Però, non vorrei demonizzare proprio le strutture in questo senso, perché ho visto anche il gran lavoro a cui si sono sottoposti i Vigili del Fuoco, la Protezione civile. Non vorrei che si gettasse una cattiva luce proprio su questi, ma una certa lentezza si fa sentire in alcuni luoghi.







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