Post-terremoto in Emilia. Mons. Lanfranchi: c'è speranza, ma la burocrazia rallenta
la ricostruzione
Nuove polemiche sulle presunte lentezze della ricostruzione nelle zone terremotate
dell’Emilia. Nelle tendopoli, dove il freddo si fa già sentire, soprattutto di notte,
ci sono oltre 3mila sfollati. E l’inverno è ormai alle porte. Della situazione ci
parla l’arcivescovo di Modena, mons. Antonio Lanfranchi, al microfono di Fabio
Colagrande:
R. - La situazione,
rispetto ad esempio a giugno e a luglio è molto cambiata, cioè: subito dopo il terremoto
si toccava con mano anche un clima un po’ di desolazione, di paura, adesso sono evidenti
i segni di speranza dalla ricostruzione. Per fare riferimento proprio a Finale Emilia,
dove mi trovavo ieri pomeriggio, sta per essere ultimata una scuola materna, parrocchiale,
che ospiterà 240 bambini, frutto delle offerte di privati. Si sta lavorando alacremente
in particolare anche per una struttura voluta dal seminario - prima c’erano i chierici
di Don Orione, adesso dalla parrocchia - per rendere fruibile la Chiesa, con la messa
in sicurezza del campanile, che sarà aperta al pubblico presto; così come la chiesa
di San Bartolomeo. Quindi, la comunità verrà ad appropriarsi di queste strutture fondamentali,
ma questi segni della ricostruzione sono evidenti in ogni comunità. Accanto a questo
vorrei sottolineare però quell’altra componente fondamentale che risponde al bisogno
di relazioni: relazioni che esprimono vicinanza ed esprimono aiuto concreto, perché
le ferite possono essere lenite anche semplicemente con il costatare che gli altri
sono vicini, ti portano nel cuore e ti danno quell’aiuto che sono in grado di offrirti.
D.
- Si parla ancora di 3 mila sfollati nelle tendopoli ed il freddo comincia a farsi
sentire: com’è lo stato d’animo della popolazione?
R. - C’è l’impegno proprio
a chiudere al più presto queste tendopoli, molti sono ritornati nelle loro case, i
più svantaggiati in questo indubbiamente sono gli extracomunitari.
D. - C’è
un po’ la preoccupazione che il ritardo nella costruzione - che ovviamente richiede
tempo - o i ritardi anche nell’arrivo dei finanziamenti per motivi burocratici, possano
far subentrare anche un po’ di scoraggiamento e questo dal punto di vista pastorale
penso che per voi è un elemento importante…
R. - Sì, la preoccupazione c’è,
chiaramente si scontrano anche due desideri: quello della popolazione, che vorrebbe
far presto e gli aiuti che magari stentano ad arrivare, proprio anche a causa di una
certa burocrazia. Però, non vorrei demonizzare proprio le strutture in questo senso,
perché ho visto anche il gran lavoro a cui si sono sottoposti i Vigili del Fuoco,
la Protezione civile. Non vorrei che si gettasse una cattiva luce proprio su questi,
ma una certa lentezza si fa sentire in alcuni luoghi.