2012-09-24 16:08:38

Emilia, c'é speranza nelle zone terremotate, ma bisogna fare presto


RealAudioMP3 "La pastorale non può essere più come prima, perché un conto è fare il catechismo in aula e un conto è fare a meno di strutture. Ma la situazione, rispetto a giugno, è molto cambiata". Mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, ci racconta la situazione delle zone terremotate dell'Emilia a quattro mesi dalle terribili scosse del maggio scorso. "Prima si toccava con mano un clima di desolazione, di paura. Ora, invece, sono evidenti i segni di speranza della ricostruzione. A Finale Emilia, per esempio, sta per essere ultimata una scuola materna parrocchiale che ospiterà 240 bambini, frutto delle offerte di privati. Si sta lavorando alacremente anche per riaprire presto al pubblico la Parrocchia e la Chiesa di S. Bartolomeo. I segni della ricostruzione sono presenti in ogni comunità. Molto importante è anche l'aiuto che ci stanno dando i gemellaggi con le diocesi che - al di là dell'aiuto materiale - esprimono quella vicinanza che serve a lenire le ferite più profonde del terremoto, quelle del cuore". "La volontà degli imprenditori nel non interrompere la produzione e nel non scoraggiarsi fin'ora è stata ferrea. Ma se i finanziamenti non arriveranno presto il rischio della rabbia e del risentimento c'è". Lo sottolinea il direttore della Confindustria di Modena, Giovanni Messori. "Le istituzioni devono fare presto. I soldi sulla carta sono abbastanza, ma dobbiamo lavorare a testa bassa per togliere ogni orpello burocratico che rallenti la ricostruzione. In Emilia si vedono centinaia di gru al lavoro. Imprenditori, commercianti, cittadini hanno ricominciato con le loro forze. Lo Stato non ci può abbandonare, anche perché qui non fa la carità, ma fa un investimento. Perché qui si produceva l'1,5 del Pil, si pagavano qualche miliardo di tasse e noi vogliamo continuare a produrre in un'ottica di ripresa per tutto il Paese". (A cura di Fabio Colagrande)







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