Il nunzio in Libano: dalla visita del Papa una spinta a rafforzare pace e convivenza
Una settimana fa si concludeva, a Beirut, il memorabile viaggio apostolico del Papa
in Libano. Un evento che ha rappresentato un segno forte di pace e convivenza non
solo per il Paese dei Cedri, ma per tutto il Medio Oriente. Sui primi frutti di questa
visita del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il nunzio in Libano, mons.
Gabriele Caccia:
R. – Certamente
c’è un grande frutto, che è la gioia. La gioia, l’entusiasmo di tutti i partecipanti
a questo evento che è già definito storico. Non parlo solo dei cristiani, per i quali
la visita del Santo Padre è stata determinante, ma anche per tutta la più ampia comunità
libanese è stata veramente un’esperienza di pace. Il Santo Padre è venuto con un messaggio
di pace e tutti hanno capito che come vero capo religioso, come uomo di Dio ha portato
un messaggio di solidarietà e di fraternità. In tutti c’è ancora un’atmosfera di grande
gioia. Il Paese ha potuto mostrare il volto più bello, è stata proprio l’occasione
per dire: insieme, tutti, si può fare qualcosa di bello, di importante per il Libano
e direi anche per il Medio Oriente.
D. – Qual è, secondo le impressioni che
ha raccolto, il momento che pensa sia rimasto maggiormente nel cuore dei libanesi?
R.
– Direi che sono due i momenti che sono rimasti nel cuore dei libanesi: la Messa,
che veramente ha visto confluire a Beirut quasi tutto il Libano, e l’incontro con
i giovani. Sono stati i due momenti di grande partecipazione. Ma tutti coloro che
hanno avuto modo di partecipare agli altri importanti eventi hanno avuto questa stessa
impressione, di vivere un momento particolarmente importante nella storia del Paese
e del Medio Oriente. Non si può non essere pieni di gioia per la grande partecipazione
entusiasta dei giovani che ha trascinato molta gente, il giorno dopo. L’entusiasmo
dei giovani ha invogliato tutti ad essere presenti alla grande Messa che è stata una
manifestazione corale di fede, di gioia e anche di profonda disciplina e di organizzazione,
perché ha permesso a tutti di vivere momenti di grande raccoglimento per una bella
testimonianza di fede per tutti.
D. – Il Papa ha chiamato cristiani e musulmani,
in particolare i giovani, ad impegnarsi insieme per la pace. C’è qualche iniziativa
in questo senso che può essere stata già rafforzata dal viaggio apostolico in Libano?
R.
– Certamente. Il Santo Padre ha apprezzato soprattutto l’idea che qui in Libano già
si festeggi il 25 marzo come festa nazionale per permettere a cristiani e a musulmani
di riunirsi attorno alla figura della Vergine Maria. E dunque, questo desiderio di
vivere momenti insieme è certamente rafforzato dal messaggio del Santo Padre, dalla
visita, dalla collaborazione e dalla presenza di tanti musulmani ai momenti significativi
del viaggio. Eccezionale e molto cordiale, poi, l’incontro con i quattro capi religiosi
delle comunità musulmane presenti: un incontro che porterà anche nel futuro frutti
significativi per questo dialogo essenziale in tutta la regione.
D. – Il mondo
musulmano è scosso, in questi giorni, da violente proteste che non hanno lasciato
immune il Libano. Una sua riflessione al riguardo:
R. – Io direi che l’immagine
che viene dal Libano è veramente un messaggio; un messaggio per dire che si può vivere
insieme nel rispetto, nella stima reciproca e direi anche di più: nell’amore reciproco.
Vedendo quello che succede intorno, ancora una volta il Libano si presenta come “Paese-messaggio”:
messaggio per l’Oriente e per l’Occidente, come già aveva indicato il Beato Giovanni
Paolo II. Io penso che questa missione del Libano è destinata, grazie anche a questo
viaggio, a diffondersi e a portare un messaggio importante per il Medio Oriente e
anche per il mondo intero.