Vescovi delle Regioni arabe: da cristiani e musulmani un grido comune di libertà
Si è tenuta in questi giorni ad Amman, in Giordania, la riunione della Celra, la Conferenza
dei Vescovi Latini delle Regioni Arabe. Un incontro particolarmente significativo,
perché si è svolto all’indomani della visita del Papa in Libano e della pubblicazione
dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Sui temi forti
della riunione di Amman, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Pietro
Felet, segretario della Celra:
R. – Prima di
tutto, c'è stata una valutazione della visita apostolica in Libano, che abbiamo ritenuto
un vero successo. I vescovi si sono dati come "compito da fare a casa" con i loro
fedeli, di riprendere i discorsi del Santo Padre e naturalmente, la consegna dell’Esortazione
apostolica. Poi, il richiamo alla conversione, innanzitutto partendo dalla gerarchia,
dai sacerdoti e dai fedeli. Una conversione che non è solamente rivolta a Dio, ma
è anche un perdono offerto al prossimo. Ci sono Paesi che vivono una certa turbolenza
a livello politico e a livello sociale, quindi c’è un bisogno reale di sapere che
cosa vuol dire perdono, quali sono le vie per arrivare a un vero perdono.
D.
– Siamo nell’imminenza del Sinodo per la nuova evangelizzazione. Questo tema come
è entrato nei lavori della Conferenza?
R. – Con quattro punti salienti: portare
la Parola di Dio nella vita politica, come formare dei politici. Poi, come formare
nuovi comunicatori dei mass media, come trasmettere valori essenziali per la vita
quotidiana dei fedeli. Quindi, l’emigrazione dei cristiani che lasciano le loro terre,
come seguire chi parte. E ancora, le scuole: quali sono i valori che trasmettono?
Qual è il progetto educativo che offriamo agli studenti delle nostre scuole? Quando
si trasmettono dei valori c’è una nuova evangelizzazione, perché devono essere basati
sul Vangelo.
D. – Nel nuovo contesto della cosiddetta "Primavera araba", quali
sono le nuove sfide per la collaborazione, per il dialogo fattivo, concreto tra cristiani
e musulmani?
R. – Cogliamo il grido della massa che vuole democrazia. Che siano
cristiani o musulmani, tutti aspirano a questo: maggiore democrazia, che vuol dire
partecipazione alla vita pubblica, maggiore libertà. Libertà di espressione religiosa,
anche, libertà di scelta della propria fede, ciò che non è sempre accolto o capito.
Sono questi i due gridi principali: democrazia e libertà.