Mokrani: "I musulmani ignorino queste provocazioni, ci sono sfide più importanti"
"La mia impressione
è che in Occidente ci siano dei gruppi che lavorano per aumentare l'odio nei confronti
dei musulmani e altri che si approfittano di questa situazione per fare soldi o farsi
pubblicità. Dall'altra parte, nel mondo islamico, ci sono invece altri gruppi di fondamentalisti,
alcuni legati ad Al-Qaeda, che cercano anche loro di investire nell'odio, creando
reazioni violente per guadagnare spazio nella nuova scena politica che si sta creando
nel mondo arabo-islamico". Così il teologo musulmano Adnane Mokrani,
docente alla Pontificia Università Gregoriana, commenta le proteste e le violenze
che infiammano alcuni paesi a maggioranza musulmana come reazione al film prodotto
negli Usa e alle vignette pubblicate in Francia che prendono di mira la religione
islamica. "Tra questi due estremi - continua Mokrani - c'è una maggioranza di musulmani,
cristiani, occidentali e orientali che lavorano per la pace, per la democrazia e i
diritti umani e devono darsi da fare di più per non lasciare campo aperto agli estremisti".
"La reazione più corretta dei musulmani di fronte a queste provocazioni - spiega ancora
il teologo - dovrebbe essere ignorarle. Perché ciò che vogliono coloro che hanno prodotto
il film e le vignette sono proprio queste reazioni violente. Reazioni che paradossalmente
confermano il carattere violento dell'islam, perché chi vuole difendere il Profeta
con la violenza non fa altro che offendere il Profeta stesso, confermando quello che
si dice contro l'islam". "Insomma i musulmani non dovrebbero cadere in queste
trappole - conclude Mokrani - perché ci sono vere sfide che aspettano paesi come
la Tunisia, l'Egitto e la Libia, appena usciti dalle rivoluzioni. E dovrebbero inoltre
impegnarsi per aiutare in modo efficace il poolo siriano, perché il loro è un grande
dramma. Ed è uno scandalo manifestare per le vignette francesi o per questo film di
bassissima qualità e non dire nulla di fronte a un massacro così terribile come quello
che è in corso in Siria". (Intervista di Fabio Colagrande)