2012-09-22 14:15:36

"La scommessa di Emmaus": a Loppiano, il libro sull'oggi dei Focolarini


Prima presentazione nazionale, sabato sera, a Loppiano, la cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Firenze, del libro- intervista “La scommessa di Emmaus. Cosa fanno e cosa pensano i focolarini nel dopo Chiara Lubich”, edito da Città Nuova. Il libro riporta una lunga conversazione tra l’attuale presidente dei Focolari, Maria Voce, nota all’interno del Movimento con il nome di "Emmaus" e i due giornalisti Michele Zanzucchi e Paolo Loriga, rispettivamente direttore e caporedattore della rivista “Città Nuova”. Tante e molto varie le domande a cui la Voce risponde con franchezza e semplicità: dall’impegno del Movimento dopo la morte della fondatrice Chiara Lubich, quattro anni fa, alla crisi dell’Occidente, dal dialogo con le religioni e le culture alla politica. Non mancano le domande personali e le provocazioni del tipo: i focolarini sono dei buonisti che sorridono troppo? Ieri sera a Loppiano a dialogare con la stessa Maria Voce erano i giornalisti Lucetta Scaraffia e Marco Politi, editorialisti dell’Osservatore Romano e de “Il Fatto quotidiano”. Adriana Masotti ha intervistato Michele Zanzucchi, a cominciare dall'oggi del Movimento:RealAudioMP3

R. – Certamente la morte di Chiara Lubich ha portato nel Movimento qualche difficoltà e un certo smarrimento, sbandamento proprio no, anzi direi che la morte della fondatrice ha fatto stringere tutti intorno alla nuova presidente, Maria Voce, e vedere il futuro con occhi estremamente positivi. Evidentemente c’è continuità e c’è discontinuità. C’è continuità perché il carisma è unico e la fedeltà al carisma ispirato dallo Spirito Santo a Chiara Lubich è una costante. C’è una discontinuità perché Chiara Lubich aveva una presenza carismatica molto forte: creava, fondava nuove cose, quindi la sua presenza non è replicabile. Maria Voce stessa ci tiene molto a significare la differenza tra lei e Chiara.

D. – Fraternità e dialogo sono due parole molto ricorrenti nelle risposte di Emmaus. L’apertura a tutti: è questa la cifra del Movimento, da sempre. Ci sono però frontiere nuove da superare, sfide a cui ancora non si è riusciti a rispondere?

R. - I fatti di questi giorni dicono che ci sono ancora frontiere assolutamente da superare. Il filmetto sul profeta Maometto e tutti gli incidenti che sono susseguiti, dimostrano che nel dialogo interreligioso e nel dialogo interculturale c’è ancora moltissima strada da fare. Penso che il Movimento in questo momento sia in prima linea, non tanto con grandi manifestazioni, ma soprattutto nel tessuto sociale, nei diversi Paesi, per cercare di tessere una rete di fraternità e di dialogo che possa portare veramente a un’accettazione reciproca.

D. – Veniamo alla politica italiana. E’ qualcosa che fa soffrire, dice Maria Voce. Ma da che parte stanno i focolarini, chi votano?

R. - I focolarini certamente non votano un solo partito. Ma, più e ancora prima di votare, sono cittadini. Si mette molto l’accento sulla cittadinanza, sulla cittadinanza attiva, su una presenza reale che incida nella società. Ritornare ad un alto concetto di politica come servizio della società, come ricerca del bene comune, a tutti i livelli: tutto questo contribuisce a una maggiore fraternità universale e a rinnovare la politica. Le 24 scuole di formazione politica avviate dal Mppu, Movimento politico per l’unità, che è l’irradiazione dei Focolari in questo mondo, stanno a testimoniare questo interesse certo per la politica, ma non per uno schieramento preciso.

D. - Quindi si può essere diversi ma lavorare tutti per il bene comune.

R. - Assolutamente sì.

D. – Più in generale, dove si collocano i focolarini? Tra i conservatori o tra i progressisti? Penso in particolare ai temi della bioetica, alla famiglia…

R. – Anche qui, è difficile classificare i cattolici, classificare i cristiani: sono conservatori o progressisti? Sono e l’uno e l’altro. Sono conservatori nel senso che hanno ben chiare alcune certezze e punti di riferimento. Sulla difesa della vita, della bioetica, della famiglia: certamente in questo si è conservatori, se così si può dire, perché una famiglia vera, una vera difesa della vita, non è certo una linea conservatrice ma progressista... Nello stesso tempo quello che si definisce progressista come la difesa della pace, la ricerca della giustizia, della fraternità universale, in tutto questo il Movimento è schieratissimo.

D. –L’impressione è che lo sguardo del Movimento sul mondo sia uno sguardo, non dico ottimista ma positivo, uno sguardo di fiducia e questa è una cosa notevole oggi…

R. - La speranza cristiana ci obbliga in qualche modo a guardare questo mondo non vedendo solo quello che non va, ma anche quello che va. Questo sguardo positivo non vuole essere uno sguardo buonista che non vede le difficoltà, ma vede le difficoltà, le affronta, le guarda in faccia e cerca, però, soluzioni.

Ultimo aggiornamento: 24 settembre







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