Timori per le annunciate proteste contro le vignette e il film su Maometto oggi, venerdì
di preghiera islamico
Preoccupazione per la giornata di oggi, venerdì di preghiera islamico. Si temono disordini
dopo la pubblicazione in Francia delle vignette satiriche su Maometto e per il film
americano ritenuto blasfemo, per questo Parigi ha chiuso le proprie ambasciate in
20 Paesi. Stessa decisione per gli Stati Uniti in Indonesia e per la Germania nei
Paesi islamici. Ieri proteste in Afghanistan e Pakistan con una cinquantina di feriti.
Benedetta Capelli:
Si profila
un venerdì caldo per le annunciate proteste nel mondo musulmano dopo la pubblicazione,
mercoledì scorso in Francia, delle caricature su Maometto e per il film americano
che lo offenderebbe. Per precauzione Francia, Stati Uniti e Germania hanno chiuso
le loro ambasciate nei Paesi islamici soprattutto nel timore di replicare quanto accaduto
lo scorso 11 settembre a Bengasi, in Libia, con la morte dell’ambasciatore Stevens
ed altri 3 americani. Un attacco terroristico: l’ha chiamato la Casa Bianca ieri dopo
le scuse di Tripoli e l’annuncio della creazione di una commissione di inchiesta.
Sempre ieri in Pakistan sono stati 50 i feriti negli scontri scoppiati a Islamabad
nel corso di proteste. Stamani la polizia ha bloccato alcune strade di Peshawar, le
autorità hanno sospeso in 15 città i servizi di telefonia mobile. In Afghanistan ieri
sono scesi in piazza centinaia di giovani contro le vignette che i Fratelli Musulmani
egiziani hanno chiesto alla Francia di bloccare. La Tunisia per oggi ha vietato qualsiasi
manifestazione. Sudan e Singapore hanno chiesto il blocco dell’accesso a Youtube per
impedire la diffusione del film su Maometto mentre una corte della California ha stabilito
che il trailer della pellicola non può essere rimosso dal web. Sul fronte europeo
si scalda la Germania, dove si prevedono manifestazioni in diverse parti del Paese,
in attesa di altre vignette su Maometto che usciranno a fine mese sulla rivista tedesca
Titanic.
Ieri dal Cairo è giunto l’apprezzamento di al-Azhar, prestigiosa
istituzione dell’islam sunnita, all’appello per il rispetto dei valori, dei simboli
e dei testi sacri levato da padre Federico Lombardi dopo l'attacco al consolato americano
in Libia. “Parole significative”, ha replicato il direttore della Sala Stampa vaticana
riferendosi alle affermazioni di al-Azhar. “E' particolarmente importante – ha aggiunto
– che il Papa abbia affermato in Libano che vi è un'impostazione positiva dei rapporti
fra cristiani e musulmani.
Accanto alla preoccupazione per i disordini che
potrebbero avvenire oggi nel corso delle proteste per le vignette e il film su Maometto,
cresce il dibattito sulla libertà di espressione. Su questi temi, ascoltiamo al microfono
di Benedetta Capelli il parere di Renzo Guolo, docente di Sociologia
delle religioni presso l'Università di Padova:
R. –
Si confrontano due diverse visioni, anche del mondo, rispetto alla libertà di espressione
e invece la tutela delle religioni. Chi ha messo in onda il filmato sul profeta qualche
settimana fa, o chi oggi ripropone le vignette su Maometto, va a violare il principio
dell’etica della responsabilità a favore dell’etica della convinzione, più o meno
discutibile che sia. Credo si possa sostanzialmente discutere di religioni, ma senza
dileggiarle. Oltretutto, in un momento così difficile della congiuntura internazionale,
è chiaro che questo significa soffiare sul fuoco. E’ difficile da comprendere per
noi in Occidente, ma per buona parte del mondo islamico è assolutamente non comprensibile
come dei governi non possano censurare la distribuzione di film o la pubblicazione
di vignette. Evidentemente, qui ci riferiamo a un concetto di libertà molto diverso.
Del resto, gli strumenti per opporsi ci possono essere. L’atteggiamento francese è
quello che invita, chi si fosse sentito offeso, a procedere per via giudiziaria anziché
appunto manifestare, un atteggiamento che fa riferimento ad una concezione liberale
dei diritti. Si tratterà di capire appunto come queste due concezioni potranno trovare
una composizione essenziale, la cui responsabilità sarà quella di affrontare questioni
che riguardano la religione, al di là della questione islamica in sé, con appunto
grande rispetto e attenzione. Dopo di che, tutto si può discutere.
D. – Secondo
alcune fonti, ci sarebbero diversi Paesi, anche la Lega Araba, l’Unione Africana,
che stanno avviando dei contatti per rendere, ad esempio, la blasfemia, l’oltraggio
e i simboli religiosi un crimine a livello planetario. Secondo lei, questa è una strada
percorribile che potrebbe contrbuire ad allentare le tensioni?
R. – Realisticamente,
penso sia abbastanza complicato. Se pensiamo a un Paese come la Francia o come gli
Stati Uniti, dove il primo emendamento della Costituzione garantisce la libertà di
espressione totale – per cui quando il reverendo Jones brucia il Corano nessuna autorità
può impedirglielo e al massimo può infliggergli una multa per incendio non autorizzato
– si capisce come le concezioni della libertà siano parecchio diverse e una discussione
di questo tipo rischia ancora una volta di produrre divisione. Ci sono però anche
legislazioni che hanno strumentazioni diverse. Io penso che il quadro vada trovato
all'interno di una legislazione nazionale, che permetta di distinguere nettamente
ciò che è libertà di opinione da quello che invece è offesa gratuita.