2012-09-21 07:41:03

Timori per le annunciate proteste contro le vignette e il film su Maometto oggi, venerdì di preghiera islamico


Preoccupazione per la giornata di oggi, venerdì di preghiera islamico. Si temono disordini dopo la pubblicazione in Francia delle vignette satiriche su Maometto e per il film americano ritenuto blasfemo, per questo Parigi ha chiuso le proprie ambasciate in 20 Paesi. Stessa decisione per gli Stati Uniti in Indonesia e per la Germania nei Paesi islamici. Ieri proteste in Afghanistan e Pakistan con una cinquantina di feriti. Benedetta Capelli: RealAudioMP3

Si profila un venerdì caldo per le annunciate proteste nel mondo musulmano dopo la pubblicazione, mercoledì scorso in Francia, delle caricature su Maometto e per il film americano che lo offenderebbe. Per precauzione Francia, Stati Uniti e Germania hanno chiuso le loro ambasciate nei Paesi islamici soprattutto nel timore di replicare quanto accaduto lo scorso 11 settembre a Bengasi, in Libia, con la morte dell’ambasciatore Stevens ed altri 3 americani. Un attacco terroristico: l’ha chiamato la Casa Bianca ieri dopo le scuse di Tripoli e l’annuncio della creazione di una commissione di inchiesta. Sempre ieri in Pakistan sono stati 50 i feriti negli scontri scoppiati a Islamabad nel corso di proteste. Stamani la polizia ha bloccato alcune strade di Peshawar, le autorità hanno sospeso in 15 città i servizi di telefonia mobile. In Afghanistan ieri sono scesi in piazza centinaia di giovani contro le vignette che i Fratelli Musulmani egiziani hanno chiesto alla Francia di bloccare. La Tunisia per oggi ha vietato qualsiasi manifestazione. Sudan e Singapore hanno chiesto il blocco dell’accesso a Youtube per impedire la diffusione del film su Maometto mentre una corte della California ha stabilito che il trailer della pellicola non può essere rimosso dal web. Sul fronte europeo si scalda la Germania, dove si prevedono manifestazioni in diverse parti del Paese, in attesa di altre vignette su Maometto che usciranno a fine mese sulla rivista tedesca Titanic.

Ieri dal Cairo è giunto l’apprezzamento di al-Azhar, prestigiosa istituzione dell’islam sunnita, all’appello per il rispetto dei valori, dei simboli e dei testi sacri levato da padre Federico Lombardi dopo l'attacco al consolato americano in Libia. “Parole significative”, ha replicato il direttore della Sala Stampa vaticana riferendosi alle affermazioni di al-Azhar. “E' particolarmente importante – ha aggiunto – che il Papa abbia affermato in Libano che vi è un'impostazione positiva dei rapporti fra cristiani e musulmani.

Accanto alla preoccupazione per i disordini che potrebbero avvenire oggi nel corso delle proteste per le vignette e il film su Maometto, cresce il dibattito sulla libertà di espressione. Su questi temi, ascoltiamo al microfono di Benedetta Capelli il parere di Renzo Guolo, docente di Sociologia delle religioni presso l'Università di Padova: RealAudioMP3


R. – Si confrontano due diverse visioni, anche del mondo, rispetto alla libertà di espressione e invece la tutela delle religioni. Chi ha messo in onda il filmato sul profeta qualche settimana fa, o chi oggi ripropone le vignette su Maometto, va a violare il principio dell’etica della responsabilità a favore dell’etica della convinzione, più o meno discutibile che sia. Credo si possa sostanzialmente discutere di religioni, ma senza dileggiarle. Oltretutto, in un momento così difficile della congiuntura internazionale, è chiaro che questo significa soffiare sul fuoco. E’ difficile da comprendere per noi in Occidente, ma per buona parte del mondo islamico è assolutamente non comprensibile come dei governi non possano censurare la distribuzione di film o la pubblicazione di vignette. Evidentemente, qui ci riferiamo a un concetto di libertà molto diverso. Del resto, gli strumenti per opporsi ci possono essere. L’atteggiamento francese è quello che invita, chi si fosse sentito offeso, a procedere per via giudiziaria anziché appunto manifestare, un atteggiamento che fa riferimento ad una concezione liberale dei diritti. Si tratterà di capire appunto come queste due concezioni potranno trovare una composizione essenziale, la cui responsabilità sarà quella di affrontare questioni che riguardano la religione, al di là della questione islamica in sé, con appunto grande rispetto e attenzione. Dopo di che, tutto si può discutere.

D. – Secondo alcune fonti, ci sarebbero diversi Paesi, anche la Lega Araba, l’Unione Africana, che stanno avviando dei contatti per rendere, ad esempio, la blasfemia, l’oltraggio e i simboli religiosi un crimine a livello planetario. Secondo lei, questa è una strada percorribile che potrebbe contrbuire ad allentare le tensioni?

R. – Realisticamente, penso sia abbastanza complicato. Se pensiamo a un Paese come la Francia o come gli Stati Uniti, dove il primo emendamento della Costituzione garantisce la libertà di espressione totale – per cui quando il reverendo Jones brucia il Corano nessuna autorità può impedirglielo e al massimo può infliggergli una multa per incendio non autorizzato – si capisce come le concezioni della libertà siano parecchio diverse e una discussione di questo tipo rischia ancora una volta di produrre divisione. Ci sono però anche legislazioni che hanno strumentazioni diverse. Io penso che il quadro vada trovato all'interno di una legislazione nazionale, che permetta di distinguere nettamente ciò che è libertà di opinione da quello che invece è offesa gratuita.









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