Siria: duri scontri ad Aleppo. Assad tuona: il regime non cadrà
Oltre 70 le vittime delle violenze di ieri in Siria. Secondo fonti dell’opposizione
vi sono stati combattimenti intensi in tutto il paese, soprattutto ad Aleppo, ancora
sotto bombardamento da parte delle forze governative. Intanto, la rete siriana per
i diritti umani, ha denunciato che dall’inizio della rivolta, marzo 2011, sono stati
oltre 1.800 i bambini uccisi. Il servizio di Cecilia Seppia:
Dalle prime
ore del mattino di ieri Aleppo era di nuovo sotto le bombe dell’aviazione militare
siriana. Scontri anche ad Homs, Rastan e Deir al Azzor e già si contano le prime vittime
della giornata, dopo il massacro di ieri che ha lasciato sul terreno 175 persone,
250 secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, comprese le decine di civili
caduti ieri sera sotto il raid che ha colpito un’ affollata stazione di benzina ad
Ayn Issa, nell’estremo nord della Siria. Intanto, la comunità internazionale sembra
paralizzata da una crisi che ha obbligato la gente a fuggire, le scuole a chiudere.
Tra proposte di "no fly zone" e fallimenti diplomatici, il presidente Bashar al Assad
torna a ripetere che “il regime non cadrà” e che “i ribelli non hanno alcuna possibilità
di vittoria”. Poi, aggiunge che il governo è pronto a lasciare aperta la porta del
dialogo agli oppositori, ma solo per chi sceglie di non imbracciare le armi. Tutti
gli altri, afferma, esercitano attività terroristiche contro lo Stato e vanno fermati.
Infine, Assad ribadisce la sua convinzione che l’intervento straniero non porterà
nessun beneficio, nessun cambiamento.