In Sudafrica proseguono le proteste dei minatori. A Marikana si torna al lavoro
In Sudafrica proseguono le proteste dei minatori, per chiedere aumenti di salario.
L’agitazione, segnata ieri da nuovi violenti scontri con la polizia e da 22 arresti,
riguarda i dipendenti della Amplats. Intanto gli operai della Lonmin, i primi a scioperare
ad agosto, sono tornati al lavoro dopo l’accordo sindacale che ha portato aumenti
del 22%. Sulle ripercussioni politiche dell’intesa, raggiunta anche alla mediazione
dei leader religiosi locali, uno di loro è il vescovo anglicano di Pretoria, mons.
Jo Seoka. Ascoltiamolo al microfono di Linda Bordoni:
R. – My observation
has been that... Ho osservato davvero tanta gioia in loro per essere tornati a
lavoro. Nessuno sembra essere stato riluttante nel farlo. Non credo che tutti siano
felici, ma la maggioranza delle persone sono molto eccitate nel tornare a lavoro dopo
sei settimane.
D. – A seconda della loro categoria, i minatori ricevono un
aumento di stipendio differente: i trivellatori una percentuale più alta. Pensa che
questa soluzione sia soddisfacente per tutti?
R. – Look, they got 22 per cent... Hanno
avuto un aumento del 22 per cento. In una situazione normale di aggiustamento di stipendio
ciò sarebbe inusuale, ma questo è quello che hanno richiesto. E questo farà sì che
sia molto difficile per l’industria, in futuro, gestire le richieste dei lavoratori
al di fuori di una negoziazione.
D. – I minatori sono sempre stati strumentali
ad un cambiamento in Sudafrica, mi sto riferendo al 1986, quando hanno intaccato il
sistema dell’apartheid con le loro proteste. Pensa che questo avrà delle ripercussioni
politiche?
R. – It has a political repercussion in various ways... Ha avuto
varie ripercussioni politiche. Una è stata quella del cambiamento della legislazione,
riguardante le relazioni con i lavoratori del Paese. Secondo, il Foro governativo
dovrà cambiare i suoi processi per rendere partecipi i sindacalisti. Tutto ciò ridefinisce
il modo in cui il Ministero del Lavoro dovrà gestire queste questioni nel futuro.
Poi, c’è il fatto che ci si aspetta dai ministri del governo che siano partecipi e
che non parlino e basta. Durante questo sciopero, abbiamo chiesto al ministro del
Lavoro di venire a parlare con gli scioperanti ed è stato molto di aiuto: gli hanno
spiegato quali fossero i loro bisogni e hanno chiesto il suo intervento.