Il Papa ai vescovi francesi: difendere la famiglia non è retrogrado, ma profetico
La Chiesa è chiamata a difendere famiglia e matrimonio da ogni possibile equivoco
sulla loro verità: è la vibrante esortazione levata ieri dal Papa durante l’udienza
ad un gruppo di vescovi francesi, ricevuti a Castel Gandolfo, in occasione della visita
“ad Limina”. Nel suo intervento, il Papa si è inoltre soffermato sul ruolo dei laici
nella vita ecclesiale e sui rischi di una eccessiva “burocratizzazione” della pastorale
nelle diocesi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Difendere
la famiglia minacciata oggi da errate concezioni della natura umana: è l’esortazione
di Benedetto XVI che, nel suo discorso ai presuli francesi, si è soffermato sull’importanza
della famiglia per la vita della Chiesa e della società:
“Défendre la vie
et la famille dans la société…” “Difendere la vita e la famiglia nella società
– ha detto il Papa – non è affatto retrogrado, ma piuttosto è profetico” perché ciò
aiuta a “promuovere quei valori che permettono il pieno sviluppo della persona umana,
creata ad immagine e somiglianza di Dio”:
“Le bien que l’Eglise et la société
tout entière…” “Troppo grande – ha detto citando la Sacramentum Caritatis
- è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla
famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito
pastorale”. Matrimonio e famiglia, ha soggiunto, “sono istituzioni che devono essere
promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno
arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale”.
Si è così soffermato sulla vita nelle comunità cristiane, rilevando che “la soluzione
ai problemi pastorali diocesani” non può essere limitata a delle “questioni di organizzazione”:
“Le
risque existe de mettre l’accent…” “C’è il rischio – ha osservato – che si
metta l’accento sulla ricerca dell’efficienza con una specie di burocratizzazione
della pastorale che si focalizza sulle strutture, sull’organizzazione e i programmi,
i quali possono divenire autoreferenziali ad uso esclusivo dei membri di queste
strutture”. Ciò, ha aggiunto, non avrà allora che scarsi effetti sulla “vita dei cristiani
lontani dalla pratica regolare”. L’evangelizzazione, ha avvertito, richiede invece
che si parta “da un incontro con il Signore, da un dialogo radicato nella preghiera”.
Il Papa ha quindi rivolto l’attenzione ai laici chiamati a svolgere incarichi nella
Chiesa:
“Il est donc nécessaire de veiller…” “E’ necessario – ha
detto il Papa – vigilare sul rispetto della differenza tra il sacerdozio comune di
tutti i fedeli e il sacerdozio ministeriale di quanti sono stati ordinati”. Differenze
“non solo di grado, ma di natura”. Per questo, ha affermato, bisogna custodire “la
fedeltà al deposito della fede come è stata insegnata dal Magistero” e “professata
da tutta la Chiesa”. E’ importante, ha detto, che la collaborazione tra laici e sacerdoti
“si collochi sempre nella cornice della comunione ecclesiale, attorno al vescovo che
ne è il garante”. Il Papa non ha infine mancato di ricordare il suo viaggio apostolico
in Francia nel 2008. Una visita, ha ribadito, nella quale ha tenuto a sottolineare
le radici cristiane del Paese che costituiscono una solida base su cui appoggiare
gli sforzi per la nuova evangelizzazione.