2012-09-21 14:30:48

Giornata mondiale Alzheimer: 35,6 milioni i malati nel mondo. Il doppio fra 20 anni


Stigma ed esclusione sociale sono gli ostacoli principali per le persone affette da demenza e per chi le assiste. E’ il messaggio centrale del Rapporto mondiale Alzheimer 2012, presentato a Milano in occasione della XIX giornata mondiale dedicata ieri a questa malattia neurologica inguaribile, che colpisce per lo più gli over 65 in modo crescente. Di una “priorità di salute pubblica” parla l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che invita ad attuare piani nazionali specifici. Preoccupanti i dati anche in Italia, come spiega Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione nazionale Alzheimer. L’intervista è di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Si parla di circa 36 milioni di persone con demenza nel mondo, tra i quali la malattia di Alzheimer rappresenta il 60 per cento, destinati a raddoppiare ogni 20 anni. In Italia si parla di oltre un milione di persone, di cui 600 mila malati di Alzheimer. Il costo è altrettanto impressionante, perché sempre a livello mondiale si parla di 604 miliardi di dollari l’anno: l’1% del pil. Questo problema fra pochi anni non sarà più governabile.

D. – Un quadro dunque allarmante e una tendenza in crescita che fa parlare di questa malattia come la malattia dei nostri tempi. Ma perché? A cosa è legata?

R. – Non si sa se sia legata al fattore ambientale, allo stile di vita: mangiamo male, facciamo poco movimento, viviamo una vita stressante, e quindi può darsi che sia questo. Ma per la malattia di Alzheimer in realtà non è che ci siano delle cause certe. Probabilmente, esisteva anche prima ma si parlava o di alterosclerosi o di pazzia.

D. – Il Rapporto mondiale di quest’anno è intitolato “Superare lo stigma della demenza”, proprio perché mi sembra che il focus, i messaggi chiave di questo Rapporto siano timore, esclusione e isolamento...

R. – Il 75% dei malati dice che sono evitati, sono trattati in un modo diverso e il 64 per cento dei familiari dice altrettanto. Perché? Perché se non abbiamo conoscenza di questa malattia e vediamo una persona, che appare fisicamente normalissima, fare delle cose strane, la prima cosa che pensiamo è che abbia problemi mentali e non sappiamo come trattarla. Cosa fare? Parlarne, parlarne, parlarne.

D. – Ma è anche vero che a livello istituzionale manca un piano nazionale e non c’è un sostegno formalizzato per le famiglie che hanno questa malattia...

R. – Le famiglie si isolano per tutti questi motivi, perché ne hanno vergogna. Se c’è qualche servizio, non lo porti neppure, perché ne hai talmente vergogna, hai talmente paura, che non l’accompagni neanche.

D. – Quali sono allora le raccomandazioni che voi avanzate? Lei ha parlato già di informazione e sensibilizzazione...

R. – Esattamente, ma questo a tutti i livelli. Poi, bisogna cercare di puntare sui servizi. Fare dei piani Alzheimer significa, cioè, destinare dei fondi per questa patologia e se riesci a dare quei servizi che possono essere utili a un maggior numero di persone - perché adesso ne possono usufruire pochi e sono difficilmente rintracciabili - se riesci a fare questo, riesci anche a combattere lo stigma automaticamente.

Ultimo aggiornamento: 22 settembre 2012







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