Siria: preoccupazione dell'Onu per l'esito della mediazione di Brahimi
In Siria le ultime speranze per fermare il sanguinoso conflitto tra esercito e milizie
dell’opposizione vengono affidate al tentativo diplomatico del mediatore di Onu e
Lega Araba, Brahimi. Dal canto suo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha
dichiarato che non vi è soluzione militare al conflitto siriano, anche se governo
e ribelli stanno usando tutte le forze per vincere sull'altro. Parlando ad una conferenza
stampa prima della nuova sessione dell'Assemblea generale Onu, Ban Ki-moon si è detto
"preoccupato" per il fatto che 18 mesi di lotta contro Assad non hanno portato ad
alcuna via di uscita. "Penso che i mezzi militari non porteranno ad alcuna risposta",
ha aggiunto, rilanciando ancora una volta "un dialogo politico che rifletta le genuine
aspirazioni e la volontà del popolo siriano". Secondo l'Onu, la guerra in Siria ha
già fatto oltre 20mila morti. Proprio ieri - riferisce l'agenzia AsiaNews - Bashar
el Assad ha ricevuto in visita Ali Akbar Salehi, ministro iraniano degli esteri, il
quale ha ribadito che "la soluzione al conflitto si trova solo in Siria e solo nella
famiglia siriana". Intanto, sul campo si registra sempre un'escalation delle violenze.
Ieri, l'opposizione ha attaccato la periferia sud-ovest di Damasco e altri distretti
a nord e a sud. Le truppe governative hanno risposto con raffiche e razzi lanciati
da elicotteri, facendo almeno 20 morti. I ribelli accusano l'esercito di distruggere
e bruciare case; i media governativi esaltano le azioni contro "gruppi terroristi
armati". Da segnalare anche l'operazione dell'esercito siriano contro un gruppo di
combattenti afghani a Bustan al-Qaser, nella provincia di Aleppo, nel nord del Paese
dove sarebbero stati uccisi oltre 100 miliziani. Vi è anche un'escalation nelle forniture
di armi. Il dipartimento di Stato Usa ha rivelato che 117 aerei iraniani sono arrivati
a Damasco. Ufficialmente essi trasportano "beni umanitari", ma secondo gli Stati Uniti
essi trasportano armi. Armi e denaro ai ribelli sono invece profusi da Arabia saudita
e Qatar; Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna offrirebbero loro materiale logistico
ma non armi. Infine in Siria l’anno scolastico dovrebbe iniziare questa settimana,
ma la realtà della guerra civile - riporta l'agenzia Fides - non permette a migliaia
di bambini di frequentare le lezioni. Oltre 2 mila delle 22 mila scuole del Paese
sono state danneggiate o distrutte. Intanto il governo libanese sta lavorando per
cercare una sistemazione nelle scuole pubbliche per 32 mila piccoli profughi. Nel
campo Zaatari, in Giordania, l’Unicef è impegnata nella costruzione di una scuola
per oltre 5 mila studenti. (G.L.V.)