L’Assemblea dei vescovi sudanesi su Seminari, autonomia e dramma dei migranti
Sono tre le tematiche al centro dei lavori dell’Assemblea Plenaria iniziata mercoledì
a Juba, dai vescovi del Sudan e del Sud Sudan: la situazione del seminario maggiore,
l’avviamento di un Segretariato della Conferenza episcopale e i progetti per celebrare
l’Anno della Fede che avrà il suo inizio il prossimo 11 ottobre e si concluderà il
24 novembre 2013. La celebrazione d’apertura dell’Assemblea, come riporta l’agenzia
Fides, è stata presieduta dal cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum
e presidente della Sudan Catholic BIshops’ Conferences (Scbc). Proprio la situazione
nell’arcidiocesi di Khartoum è uno dei punti su cui ci si sofferma maggiormente. Dopo
l’indipendenza raggiunta nel 2011 e la conseguente separazione del Sud Sudan dal Sudan,
migliaia di persone residenti al nord ma originarie del sud sono state costrette a
emigrare per tornare nelle zone d’origine, affrontando viaggi molto lunghi e molto
pericolosi. La maggior parte di loro sono cristiani; questo fa si che il numero dei
fedeli nell’arcidiocesi di Khartoum sia drasticamente diminuito. Nel corso dei lavori
dell'Assemblea, si parlerà del trasferimento dei seminari da Khartoum a Juba e, soprattutto,
dell’avvio di un percorso che porterà a una maggiore autonomia tra la Chiesa del Nord
e del Sud. “C’è il nodo del trasferimento dei seminari di filosofia e teologia – dice
all'agenzia Misna padre Fernando Colombo, amministratore apostolico della diocesi
di Rumbek – e c’è la possibilità di creare due Segretariati distinti affinché la Chiesa
del Nord e quella del Sud possano avere più autonomia, pur nel quadro della stessa
Conferenza episcopale”. Durante i lavori si discuterà anche del reperimento dei fondi
necessari alla ricostruzione del Seminario maggiore di San Paolo a Juba, la struttura
che ospitava tutti i corsi prima che negli anni ’80 i bombardamenti della guerra civile
costringessero a spostare studenti e insegnanti a Khartoum. Il trasferimento dei seminari,
promosso dal Vaticano, è legato ai mutamenti politici intervenuti negli ultimi anni.
“A contare – dicono alla Misna - sono anzitutto l’indipendenza del Sud e le difficoltà
nelle comunicazioni tra Nord e Sud anche su un piano politico”. La Conferenza episcopale
del Sudan è rimasta un organismo unitario nonostante la divisione del paese nel luglio
2011, sei anni dopo la fine della guerra civile. Nel Nord, a maggioranza musulmana,
ci sono solo due diocesi sebbene il Paese sia esteso su un milione e 886.000 chilometri
quadrati. Molto differente la situazione al Sud, con un territorio di 620.000 chilometri
quadrati ma sette vescovi e milioni di fedeli di religione cristiana. L’assemblea
plenaria, in corso a Juba, dovrebbe concludersi sabato. (L.P.)