La Francia teme ritorsioni dopo la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto.
Chiuse 20 ambasciate
La Francia cerca di arginare l’ondata di indignazione causata dalla pubblicazione
delle vignette satiriche su Maometto. Ieri ha deciso la chiusura delle ambasciate
in una ventina di Paesi islamici nel timore di violenze. Molte le voci di condanna
accanto agli appelli alla calma; la Casa Bianca ha parlato di caricature offensive,
“benzina sul fuoco” è il titolo dell’Osservatore Romano. Ce ne parla Benedetta
Capelli:
Copie di
Charlie Hebdo esaurite, sito internet e profilo Facebook messi fuori uso, una denuncia
“per incitazione all'odio”, redazione del giornale blindata nella sede di Parigi nel
timore di violenze. Si è conclusa così la giornata di ieri in Francia dopo la pubblicazione
sul settimanale satirico delle vignette su Maometto. In piena bufera per il film americano
ritenuto blasfemo, l’Eliseo è dovuto correre ai ripari per evitare nuove violenze.
Venti ambasciate chiuse, ferme le scuole nei Paesi islamici. Decisioni che fanno il
paio con le dichiarazioni del premier Ayrault che ha ricordato che la Francia è un
paese laico dove vige la libertà di espressione. Intanto però il mondo arabo ha preso
posizione: l’imam di al Azhar al Cairo, il più importante centro teologico sunnita,
ha parlato di “iniziative sciocche che alimentano l’odio”. Il partito tunisino Ennahda
ha affermato che i musulmani hanno “il diritto di protestare” La Lega Araba, pur facendo
appello alla calma, ha definito le vignette “provocatorie ed odiose”, “offensive”
ha aggiunto la Casa Bianca. L’Osservatore Romano ha titolato: “Benzina sul fuoco”,
parlando di “discutibile iniziativa”. E intanto si compatta il fronte di chi punta
ad una regolamentazione internazionale che proibisca la blasfemia e l’offesa ai simboli
religiosi. Se ne parlerà a fine mese a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a
fine mese a New York.
Su quanto sta accadendo in Francia e sulle violenze
scatenate dal film su Maometto, ascoltiamo al microfono di Benedetta Capelli
l'opinione dello scrittore musulmano iracheno Younis Tawfik, docente di cultura
araba all’Università di Genova:
R. - Innanzitutto,
io come scrittore e uomo di cultura detesto qualsiasi uso della creatività, dell’arte,
per offendere le religioni, qualsiasi essa sia. Noi musulmani non siamo abituati a
questo tipo di blasfemia. Condanno fermamente le violenze che vengono poi strumentalizzate
per portare avanti progetti ben disegnati. Per cui, possiamo protestare e dimostrare
il nostro disdegno, ma ovviamente senza ricorrere alle violenze.
D. - Cosa
urta la sensibilità dei musulmani e secondo lei dietro tutto questo c’è anche un diffuso
sentimento antiamericano?
R. - Forse noi, a differenza degli occidentali, abbiamo
ancora più venerazione nei confronti di certe figure - in questo caso Dio ed il suo
profeta e tutti gli altri profeti menzionati nel Corano - e questo urta i sentimenti
quanto urta il credo di per sé. Abbiamo questa sensazione che qualcuno lo faccia appositamente,
cerca di offendere per creare lo scontro. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti
d’America, questo è un argomento molto lungo e spinoso: oggi, gli Stati Uniti d’America
vengono accusati di essere innanzitutto il protettore in assoluto di Israele, vengono
considerati come nuovo rappresentante dell’Occidente colonialista, in questo caso
imperialista.
D. - Sulle vignette satiriche in Francia, il settimanale in questione
aveva già pubblicato nel 2006 le caricature apparse sulla stampa danese. Le chiedo:
dove finisce la libertà di espressione?
R. - Dal mio punto di vita, si sta
assistendo ad una decadenza della civiltà occidentale, perché la libertà di espressione
deve avere già un limite etico suo e questo non lo vedo assolutamente. La mia libertà
si ferma dove inizia quella dell’altro. Posso dire che l’ultimo viaggio del Papa in
Libano è stato un segno straordinario da parte della Chiesa Cattolica nei confronti
del mondo musulmano, abbiamo visto come il Papa è stato ricevuto. È stato un grande
segnale, una grande lezione che è stata data. Ma mi chiedo: come mai le persone colte,
gli intellettuali, i governi occidentali non sostengono questa linea del Papa per
arrivare poi a una riconciliazione con il mondo musulmano.
D. - Allora non
sarebbe il caso di abbassare i toni?
R. - Ripeto: il discorso del Papa, il
suo viaggio è già un passo gigantesco che è stato fatto nei confronti del mondo islamico.
Ma se questo non viene sostenuto, ovviamente non avrà poi modo di andare avanti. E’
necessario però che il passo sia collettivo e da ambedue le parti.