"Giovani europei per un mondo senza violenza": il pellegrinaggio di Sant'Egidio al
via in Polonia
Ha preso il via ieri pomeriggio in Polonia l’incontro internazionale: “Giovani europei
per un mondo senza violenza”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. I giovani, per
tre giorni, rifletteranno sulla pace nei pressi di un luogo simbolo dell’orrore: il
campo di sterminio di Auschwitz, qui si terrà anche una celebrazione e la proclamazione
in varie lingue dell’appello per un mondo senza violenza. Al microfono di Benedetta
Capelli il portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti:
R. – E’ un grande
pellegrinaggio, offerto ai giovani europei dell’Est Europa, laddove c’è stata forte,
e c’è forte, la tentazione di identificare capri espiatori. I pogrom, i pogrom contro
gli ebrei, sono qualcosa di molto forte nella storia dei Paesi dell’Europa dell’Est.
E c’è in questi ultimi anni più di un segnale di antisemitismo crescente, ricorrente,
come se ci fossero dei mondi che hanno vissuto molto meno il percorso che il mondo
occidentale ha fatto di riflessione sullo sterminio degli ebrei, sull’intolleranza
assoluta e sulla capacità di vivere insieme. C’è un mondo dell’Est, dove in particolare
i giovani hanno maturato e maturano meno anticorpi di fronte alla tentazione di identificare
nemici. Quindi, la Comunità di Sant’Egidio ha deciso di mettersi a parlare, a parlare
con migliaia e migliaia di giovani in tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, soprattutto
nelle Università. Per la terza volta ci sarà questo grande pellegrinaggio, che è anche
una grande festa d’incontro di nuovi europei, che dall’Est incontreranno l’esperienza
drammatica assoluta di Auschwitz, le testimonianze vere di alcuni sopravvissuti. Si
avrà anche la testimonianza di chi da zingara ha subito gli esperimenti medici nazisti
e si faranno incontri con personalità spirituali. Credo, dunque, sia un grande evento
evangelico, spirituale e culturale, perché noi dobbiamo provare a coniugare fede e
ragione.
D. – Tra l’altro, attraverso il valore della memoria, si può arginare
quella tendenza che c’è alle discriminazioni, soprattutto in quella parte d’Europa,
dove appunto gli estremismi, anche a livello politico stanno proliferando...
R.
– Nei tempi di crisi economica, la tentazione di identificare le minoranze colpevoli
di tutto è sempre stata forte. Quello che in passato si scaricava sugli ebrei, forse
oggi si scarica più sugli immigrati. Di certo, però, c’è anche un problema specifico,
che è di antisemitismo non scomparso, almeno quanto dovrebbe, nell’Europa dell’Est.
Quindi, abbiamo classi politiche, dirigenti politici, che utilizzano questi argomenti
in maniera abbastanza volgare in questa fase. Non è impossibile cambiare questa tendenza.
Io credo, però, che questo pellegrinaggio sia anche un modo per maturare ragioni non
solo sull’antisemitismo, ma a favore di tutti gli altri, di tutte le minoranze, cioè
noi dobbiamo per forza e per necessità – anche perché è l’unica cosa giusta da fare
– imparare a vivere con gli altri. Quindi, non c’è nessuna minoranza, nessuna differenza
che può diventare occasione di scontro. Noi dobbiamo essere tutti diversi: siamo tutti
diversi e siamo tutti uguali. Essere diversi non è una ragione per scontrarsi, ma
una ragione per vivere insieme, magari un po’ meno annoiati.