Carceri: offrire un lavoro ai detenuti, scatto di dignità e civiltà
Si torna a parlare di possibilità di lavoro per i detenuti all’interno delle carceri,
anche per aiutare l’economia del Paese Italia. Ma l’attuale condizione negli istituti
penitenziari lo rende impossibile. Nonostante provvedimenti come il “salva-carceri”,
il numero dei detenuti è rimasto praticamente uguale, così come le loro condizioni
di vita, denuncia Irene Testa, segretaria dell’associazione “Il detenuto ignoto”,
Emanuela Campanile l’ha intervistata.
R. – Il lavoro
dei detenuti, se fosse applicato a dovere, renderebbe più produttivo tutto quel sistema
che attualmente è soltanto anti-economico. Quello che penso è che, però, allo stato
attuale sia molto difficile riuscire a far lavorare i detenuti, visto che molte strutture
sono vecchissime, oppure - laddove esistono zone attrezzate per consentire ai detenuti
di lavorare - restano chiuse perché non c’è il personale a disposizione. Spesso e
volentieri addirittura le macchine diventano obsolete, proprio perché non vengono
usate per una questione di sicurezza, perché i detenuti non possono essere spostati
dalle celle, non essendoci il personale.
D. – Ci sono anche degli esempi virtuosi
di carceri come, ad esempio, quello di Padova, che ha delle sale dove far svolgere
attività lavorative ai carcerati e avere così un guadagno...
R. – Sì, ci sono
esempi anche come il carcere di Velletri, dove è stata realizzata alcuni anni fa una
vigna e i detenuti hanno prodotto un vino doc, chiamato "Fuggiasco", che anche in
termini economici ha reso moltissimo. Altro esempio a Bollate, dove sono state organizzate
sfilate di moda con i vestiti creati dalle detenute. Tutti prodotti che, anche sfruttando
il marchio del regime carcerario, hanno avuto un buon riscontro. Questo, purtroppo,
avviene in pochissime realtà. Le prigioni sono piene di tossicodipendenti, di molti
ladri accusati di piccoli furti, se fossero messi in condizione di lavorare, e magari
di fornire un piccolo reddito alla famiglia, probabilmente il tasso di criminalità
diminuirebbe.
D. – Il sistema carcerario italiano non funziona o deve invece
essere davvero applicato?
R. – Sulla questione del lavoro sono state fatte
delle buone leggi. Per esempio, la legge Smuraglia del 2000, che consentiva ai detenuti
di lavorare - ma anche agli imprenditori o a coloro che volevano assumere un detenuto
- di avere degli sgravi fiscali importanti al fine di agevolare questa forma di lavoro.
Questa legge, però, non è stata negli anni rifinanziata. Nel caso della legge Smuraglia,
si è trattato di una questione di rifinanziamento, ma anche di mancata volontà da
parte di alcuni, per il fatto che, comunque, sono luoghi tutto sommato sconosciuti,
dove è bene nascondere la polvere e far finta di niente. Il grido di dolore che arriva
da quei posti non lo si vuole sentire, non c’è la volontà politica di modificare questo
sistema.