Salute e siti contaminati in Italia: studio dell'Iss parla di mortalità in continua
crescita
La mortalità generale nell’area di Taranto tra il 1995 e il 2002 è aumentata del 10%
rispetto alle attese, mentre quella per tumore polmonare è superiore del 30%. Sono
alcuni dei dati emersi dal Progetto "Sentieri", dell’Istituto superiore di
sanità (Iss), reso noto a novembre, e presentato oggi a Roma, dai titolari dei Ministeri
di Ambiente e Salute, Clini e Balduzzi. Vi si analizza il rischio mortalità per i
cittadini residenti in 44 siti italiani contaminati, per i quali sono avviate o previste
bonifiche. “Una guida per lo sviluppo futuro nel rispetto di ambiente e salute” così
il ministro Clini. Il servizio di Gabriella Ceraso:
C’è una gran
parte dell’Italia avvelenata dallo sviluppo industriale. Soprattutto al Sud, dove
l’industrializzazione è stata più localizzata e dove ha ignorato la qualità dell’ambiente.
Tra i 6 milioni di cittadini, in 298 comuni esaminati dal progetto “Sentieri”, in
otto anni la mortalità è infatti risultata superiore rispetto alle medie regionali:
10 mila morti in più considerando tutte le cause, 3.508 solo per malattie riconducibili
alla vicinanza da impianti vari, discariche o miniere. Il ministro dell’ambiente,
CorradoClini:
“Sono dati che si ritrovano in tutte queste
aree che hanno conosciuto 50-60 anni di industrializzazione, che non aveva in mente
né i problemi della salute né quelli dell’ambiente. Perci,ò sono dati che ci possiamo
attendere”.
Più morbo di Parkinson nelle vicinanze di impianti legati al
piombo, più tumori e malattie polmonari intorno a complessi petrolchimici e siderurgici,
più malformazioni congenite e malattie renali laddove si lavorano metalli pesanti
o idrocarburi. Il nesso di causalità è certo, dicono gli esperti, però solo per l’amianto
per cui servono più misure preventive e più incentivi miranti alla riconversione degli
impianti e già in atto, secondo il Ministero dell’ambiente. Proprio all’amianto sarà
dedicato inoltre, in ottobre, un convegno a Venezia. Fatto positivo è che non si tratta
di una strada senza ritorno, e lo studio "Sentieri" lo dimostra. Pietro Comba
dell’Istituto superiore di sanità:
“Noi abbiamo dati molto positivi, a cominciare
da Biancavilla, in provincia di Catania, dove grazie al risanamento ambientale tempestivo
si è bloccata la dispersione di fibre di fluoro-edenite, simile all’amianto, che aveva
causato un aumento importante dei mesoteliomi pleurici”.
Più sfumato, a
un rapporto di forte sospetto, il nesso di causalità tra inquinamento - mortalità
e malattie in altri siti industriali quali Porto Torres, Gela, le miniere del Sulcis,
la chimica di Porto Marghera e gli stessi impianti industriali di Taranto. I nuovi
dati sulla mortalità nel sito dell’Ilva saranno resi noti il 12 ottobre, frutto –
ha spiegato il ministro della Salute, Renato Balduzzi – di monitoraggi biologici
su allevamenti e itticultura:
“Il Ministero della salute questo deve fare:
deve dare dati affidabili, certi, validati, non alzare polemiche o creare allarmi”.
A
Taranto, comunque, la situazione resta critica, il solo fatto che se ne stiano occupando
i periti non è un buon segnale. Ancora il ministro Clini:
“Questo vuol dire
che manca a livello nazionale una organizzazione che considera le analisi di dati
della salute come parte integrante delle politiche di gestione del territorio. 'Sentieri',
da questo punto di vista, è uno strumento molto importante. Io mi auguro che tra le
iniziative in corso da parte delle autorità giudiziarie, quelle del Ministero dell’ambiente,
e spero quelle dell’azienda, si cominci a costruire un percorso completo di risanamento”.