Mali: deciso l’intervento di forze africane nel Nord occupato da integralisti
I ministri degli Affari Esteri e della Difesa dell'Africa occidentale, riuniti nei
giorni scorsi ad Abidjan in Costa d’Avorio hanno deciso l’invio e il dispiegamento
di truppe in Mali per riconquistare il Nord, occupato da gennaio scorso da gruppi
armati islamisti, responsabili di continue violenze nel Paese. L’ultimo in ordine
di tempo è stata la distruzione del mausoleo di Sheik al Kebir, a 330 chilometri dalla
città di Gao. E il Mali sarà tema di dibattito all'Assemblea generale dell'Onu a New
York il 26 settembre. Della situazione nel Paese africano e del contesto regionale,
Fausta Speranza ha parlato con la prof.ssa Anna Bono, docente di storia
dei Paesi e delle istituzioni africane all’Università di Torino:
R. - L’eventualità
di un intervento militare esterno è subordinata al fatto che sia il governo di transizione
attualmente in carica nel Paese, dopo il colpo di Stato, a richiederlo. Il governo
in questione è molto incerto su questo punto di vista. Ci sono forze contrastanti.
Da un lato, già da settimane, da mesi, anzi, si chiede un interevento esterno ma soprattutto
da parte, essenzialmente, della comunità economica dell’Africa occidentale e non delle
Nazioni Unite. Ma una parte di chi detiene il potere intenderebbe non tanto l’invio
di una missione, cioè di militari – c’è da dire che 3.300 sono pronti a partire ormai
da settimane -, quanto piuttosto un aiuto logistico ai militari maliani che si ritiene
siano in grado di risolvere la situazione se dispongono di aiuti esterni.
D.
– Come guardare a questa presenza di forze integraliste nel più ampio contesto regionale?
R.
– C’è la diffusione in tutta quell’area dell’Africa di cellule estremiste, di gruppi
fondamentalisti, che si è - si direbbe invano - cercato di contrastare, soprattutto
impedendo che si collegassero tra di loro. In questo momento, a quanto pare, in Mali
ci sono ben tre movimenti integralisti: Ansar Dine, Aqmi che sarebbe al Qaeda nel
Maghreb islamico, il movimento di origine algerina, e Mujao che è l’acronimo di movimento
per l’unità e jihad in Africa occidentale. Sono formati non soltanto di miliziani
maliani ma hanno apporti esterni, che vanno da Boko Haram, che è il movimento integralista
che semina morte in Nigeria, ad al Shabaab, che è il movimento integralista che in
Somalia contrasta e minaccia il governo somalo. E poi dal Niger alla Nigeria e via
dicendo. E’ una situazione estremamente preoccupante. Questa diffusione risente del
fatto che molti di questi governi, pur essendo autoritari, hanno poi un controllo
scarso, limitato, sul territorio, ma anche del fatto che esistono altre gravi questioni
che non sono state affrontate negli anni, cioè per esempio la presenza di bande armate,
di criminali comuni, e proprio in quell’area la presenza di gruppi armati che sono
legati al traffico internazionale della droga, quello che porta dall’America Latina,
attraverso l’Africa occidentale, la droga in Europa. Insomma, una situazione davvero
complicata e sempre più preoccupante, allarmante. Prima di tutto per la popolazione
locale, non dimentichiamo che nel solo Mali questa situazione, questa crisi, dalle
molteplici sfaccettature, sembra abbia già provocato mezzo milione di sfollati e di
profughi.