2012-09-18 18:55:39

Il Consiglio Nazionale degli Utenti: eliminare la pubblicità dei giochi d'azzardo dalla tv


Il gioco d'azzardo ha registrato nel 2012 un vero boom, con una raccolta complessiva che finora supera i 51 miliardi di euro, +20% rispetto allo stesso periodo del 2011. Per il Cnu, organismo dell’Autorità delle Comunicazioni, serve mettere un freno alle ludopatie, intervenendo prima di tutto sulla pubblicità. Alessandro Guarasci ha sentito Luca Borgomeo, presidente del Cnu RealAudioMP3

R. – Noi proponiamo come Consiglio degli utenti e come associazioni – ne sono rappresentate oltre 50 nel Cnu – chiediamo che sia eliminata la pubblicità televisiva del gioco d’azzardo, anche perché in questo dato dell’aumento esponenziale del gioco c’è una grande differenza fra l’andamento del cosiddetto gioco con poco azzardo, cioè lotto, lotterie, gratta e vinci, e un grandissimo aumento, elevatissimo, del gioco d’azzardo vero, quello della roulette, del poker, delle carte, che sono in crescita continua, tanto che lo stesso monopolio di Stato denuncia un calo del gettito tributario derivante dai giochi tradizionali e un abbassamento del vantaggio erariale. Questo, però, non attenua le nostre preoccupazioni, anzi avvertiamo che questo cancro sociale, che è il gioco d’azzardo, non viene affrontato e non viene considerato come una vera e propria emergenza sociale dal governo.

D. – Il decreto legge Balduzzi, secondo voi, è troppo morbido?

R. – Spiace, perché va dato atto a Balduzzi che sia stato l’unico nel governo, insieme al ministro Riccardi, a sollevare il problema, nel silenzio totale della presidenza del Consiglio e nel silenzio totale del Ministero dello Sviluppo economico. Ma il decreto Balduzzi, per la parte che riguarda i giochi, è stato svuotato, come un pollo è stato spennato penna a penna, e ne è rimasto ben poco. C’è la buona intenzione, ma certamente non è la distanza dalle sale da gioco, che può attenuare, può determinare un abbassamento del volume dei giochi.

D. – Insomma, la pubblicità dei giochi va considerata come quella del fumo o dell’alcol, secondo voi?

R. – Certamente, perché se è vero che il fumo fa male, se è vero che gli alcolici fanno male, altrettanto è vero che il gioco fa male, con una differenza in più: che i primi due fanno male alla salute, mentre il gioco fa male non solo alla salute, ma anche al portafoglio dei giocatori, i quali devono sapere che matematicamente perdono. Anche se qualcuno vince in certi momenti, si perde sempre, perché il banco ha un vantaggio mediamente del 30 per cento. Quindi, è soltanto la necessità di tentare un colpo che cambia la vita, che induce molti in stato precario, soprattutto i più deboli gli anziani, coloro che hanno grandissime difficoltà economiche, a sperare in un colpo di fortuna. Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, il gioco non fa che accrescere le loro difficoltà, se non esporli, come ha messo bene in evidenza il ministro Balduzzi, a rischi gravissimi per la salute.








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