Lamezia Terme: Scuola euro-mediterranea di dottrina sociale per giovani imprenditori
Si è chiuso domenica a Verona il Festival della Dottrina sociale della Chiesa a cui
ha preso parte tra gli altri anche l’Ucid, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti,
che nel 2011 a Lamezia Terme ha promosso l’iniziativa di una “Scuola Euro-mediterranea
di Dottrina sociale”. Creare impresa è l’obiettivo di questa scuola socio-economica
indirizzata a giovani imprenditori o con attitudini in tal senso, italiani e stranieri.
Il primo modulo del corso dovrebbe partire entro la fine di quest’anno. Debora
Donnini ha intervistato la coordinatrice del progetto ed esponente delle relazioni
internazionali dell’Ucid, Nelida Ancora:
R. – Il progetto
è il frutto della visita che il Santo Padre, Benedetto XVI, ha compiuto alla diocesi
di Lamezia Terme, nell’ottobre del 2011. Qui è stata presentata anche questa sperimentazione
di nuovi modelli di sviluppo, che vuole essere una risposta a quanto indicato dalla
Caritas in Veritate. La sperimentazione avviene in un territorio fragile. Le
priorità del progetto sono quelle di promuovere una cultura imprenditoriale, che è
una delle criticità più grandi del nostro Sud; portare nell’attualità, come risorsa,
il nostro Sud; e anche elaborare una sperimentazione per rispondere alla sfida della
globalizzazione.
D. – Questo corso, concretamente, quale tipo di strumenti
darà ai giovani che vogliono fare gli imprenditori o che hanno dei progetti validi...
R.
– In concreto, creare cultura imprenditoriale significa rispondere alla grande sfida
che oggi ha tutto il Paese, quando noi sentiamo parlare di crescita. Quindi, come
si può osservare nel piano “Coesione Sud”, lanciato dal ministro Barca, la sfida della
coesione sociale diventa anche una sperimentazione per elaborare nuovi prodotti in
grado di competere nel mercato. Oggi, infatti, abbandonata la cultura assistenziale
- che è poi la grande fragilità che blocca il nostro Mezzogiorno - si pone la sfida
per un rilancio produttivo.
D. – Cosa insegnerete a questi giovani nel corso?
R. - Seguendo le linee-guida che dà l’Unione Europea, vorremmo coniugare l’innovazione
tecnologica con l’innovazione sociale, creando impresa: un’impresa che possa partire
dai settori di nuovo welfare. E i settori indicati nel piano Mezzogiorno sono l’assistenza
agli anziani, la cura dell’infanzia, la promozione della cultura e del turismo, ma
con una grande attenzione all’innovazione tecnologica. In concreto, questa scuola
vedrà dei moduli, dove ci sarà una parte accademica di natura economica ispirata alla
Dottrina sociale della Chiesa, e il tutoraggio di imprenditori, che si rivolgeranno
a giovani, selezionati sulla base di idee progettuali che loro dovranno presentare
nel momento della richiesta di partecipazione al corso. Idee progettuali, dove i settori
che noi indicheremo sono proprio quelli dove ci sono maggiori risorse finanziarie,
destinate dai fondi europei o dalle priorità nazionali regionali.
D. – Questi
progetti saranno finanziabili con risorse dell’Unione Europea?
R. – La sfida
è questa: soprattutto l’ambizione di partecipare ai programmi innovazione-ricerca.
Ci sono anche dei bandi.
D. – Nell’ambito dell’esperienza della scuola è nato
un progetto: “Rel@zioni-reti e azioni con gli anziani”. In che cosa consiste? R.
– Spingere e promuovere la collaborazione tra le università e le imprese: questo è
un punto fondamentale della struttura della nostra scuola e questo prodotto, il progetto
“Relazioni”, si pone come obiettivo la valorizzazione e l’integrazione delle persone
anziane. In questo caso iniziamo dal territorio lametino, ma il ricorso ad una struttura
tecnologica può consentire la messa in rete di diverse realtà, soprattutto nel Sud,
in modo da bilanciare quella nostra fragilità, spesso incapacità, di modelli dialoganti,
che oggi sono fondamentali per poter avviare un processo autentico di sviluppo.