2012-09-16 13:36:30

Proteste nel mondo islamico: gli Usa evacuano le ambasciate in Tunisia e Sudan


Non si allentano le tensioni nel mondo islamico in seguito alla diffusione del film blasfemo su Maometto. Manifestazioni di protesta si sono registrate questa mattina in Afghanistan, ad Herat e a Kabul, e in Turchia. Intanto gli Stati Uniti hanno evacuato le ambasciate in Tunisia e Sudan, mentre 50 persone sono state arrestate in Libia per connessioni con l'attacco al consolato Usa di Bengasi. “È probabile che i disordini nel mondo musulmano contro il film proseguano anche nei prossimi giorni”, ha affermato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Leon Panetta, “ma le violenze sembrano livellarsi”. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

Lo staff diplomatico“non essenziale” deve abbandonare le ambasciate di Tunisi e Khartoum, mentre i cittadini americani sono invitati a lasciare la Tunisia e a non partecipare a “nessuna manifestazione, neanche pacifica”. L’allerta del Dipartimento di Stato americano testimonia come rimanga alta la tensione tra Stati Uniti e mondo islamico dopo la diffusione del film “L’innocenza dei musulmani” e la morte a Bengasi dell’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens e altri tre connazionali. Bandiere a stelle e strisce bruciate e slogan inneggianti alla “morte dell’America”, hanno segnato le manifestazioni in Bangladesh e in Afghanistan, dove questa mattina a Kabul 1.500 studenti sono scesi in piazza per protestare contro il film anti-islam. Contestazioni dure ma senza vittime, al contrario di quelle che nei giorni scorsi avevano provocato due morti in Sudan e quattro vittime e 49 feriti in Tunisia, tra cui un militare del personale diplomatico dell’ambasciata di Spagna. E mentre in Indonesia è stato bloccato l’accesso a internet a 16 siti che ospitavano il film, in Iran una fondazione ha innalzato di mezzo milioni di dollari la taglia sulla testa di Salman Rushdie, vittima di una fatwa del 1988 per i suoi scritti. “Fin quando lo scrittore indiano non sarà ucciso”, riferisce l’agenzia iraniana Fars, “continueranno gli oltraggi all’Islam”.

Per una riflessione sul film anti-islamico e sulla natura delle proteste che ha scatenato, Fabio Colagrande ha intervistato padre Samir Khalil Samir, docente dell’Università Saint Joseph di Beirut:RealAudioMP3

R. – Questo film è una provocazione fortissima e trattandosi del fondatore dell’islam certamente è un attacco ai musulmani. D’altra parte, si deve dire che non è ammissibile che un attacco verbale o un film provochi una risposta di violenza fisica, di distruzione. Questo purtroppo sta succedendo troppo spesso nel mondo islamico. Devo notare che, per esempio, in India è successa una cosa simile in questi giorni, ma subito gli imam hanno detto di non reagire con la violenza fisica e ciò vuol dire, quindi, che c’è una presa di coscienza. Infine, un conto è che una persona, un gruppo o un regista abbia fatto una violenza visibile, verbale, non fisica, all’islam, e un conto è dire che l’America stia dietro a tutto. Questo è l’errore che si fa spesso da noi: generalizzare dicendo che sia l’America, che sia l’Europa, che sia l’Occidente oppure i cristiani. Questo appartiene ad una mentalità medievale e il senso della "Primavera araba" è proprio uscire da questa mentalità medievale.

D. – Lei pensa che dietro a questi atti di violenza ci siano anche i piani di qualche organizzazione fondamentalista?

R. – Certamente, perché quando hanno attaccato in Libia, sono venuti con le armi e non si fa per caso. Poi, mi domando se, per il fatto che sia accaduto l’11 settembre, non fosse voluto. La diffusione quasi simultanea di questo movimento dice che c’è un piano dietro: c’è gente pronta ad intervenire. I musulmani dicono: “Noi siamo musulmani, siamo religiosi, ma lasciateci vivere la nostra fede come la intendiamo, non venite ad obbligarci ad essere musulmani a modo vostro, a modo dei fondamentalisti, dei salafiti”.







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