Palermo. Il cardinale Romeo ricorda don Puglisi: quando la fede diventa carità
La fede di don Pino usciva dalla chiesetta di Brancaccio e rischiava di cambiare la
realtà facendosi lievito di novità sulla strada. La mafia fu infastidita da questa
‘fede pericolosa’, che altro non fu se non una ‘fede incarnata’”. E’ un passo dell’omelia
pronunciata sabato sera in cattedrale dal cardinale di Palermo, Paolo Romeo, nel 19°
anniversario del sacrificio di don Pino Puglisi, durante la celebrazione di commemorazione,
nel corso della quale sono stati ordinati sacerdoti quattro giovani diaconi. Da Palermo,
Alessandra Zaffiro:
Lo scorso 28
giugno Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare
il decreto per il martirio di don Pino, ucciso ‘in odium fidei’, che consente di procedere
alla sua beatificazione. Un percorso iniziato nel 1999 quando il cardinale Salvatore
De Giorgi aprì la causa di beatificazione proclamando padre Puglisi ‘servo di Dio’.
“Don Pino Puglisi, da sacerdote – ha proseguito l’arcivescovo di Palermo - continuò
ad essere sempre discepolo. Fuggendo dalle logiche di successo, di consenso, di carrierismo,
di affermazione. Riconosceva in esse un ostacolo al cammino di Cristo nella storia
del mondo, e una tentazione di divenire autoreferenziali e tronfi, non più discepoli
che seguono il Maestro, ma ’maestrini’ impantanati nelle sabbie mobili dell’egoismo.
Il suo apostolato nei 33 anni di sacerdozio, si è compiuto in modo mirabile nel suo
martirio. Il sorriso e la serenità di don Pino, in piazzale Anita Garibaldi, 19 anni
fa furono ancora quelli dell’appassionato discepolo e sacerdote di Cristo”. “Nell’imminente
apertura dell’Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, il martire don
Pino - ha concluso il cardinale Romeo - ci sta davanti non per canonizzare l’antimafia,
non come l’esempio di una “santa antimafiosità”, ma come esempio di un presbitero,
che è discepolo innamorato di Cristo, ed apostolo innamorato della Chiesa. Un presbitero
la cui fede diventa carità, che rigetta qualsiasi forma di male e che per questo è
sempre scomoda. Una fede che “si” scomoda e “ci” scomoda perché richiama il banco
di prova della nostra sequela professata: l’amore”. Don Pino Puglisi venne ucciso
nel giorno del suo 56mo compleanno. Al suo assassino, Salvatore Grigoli, disse “Me
lo aspettavo”. Padre Puglisi se lo aspettava, perché sapeva che con la sua opera all'insegna
della legalità al fianco dei giovani, nella chiesa di quel quartiere degradato alla
periferia di Palermo, Brancaccio, la mafia non gli avrebbe consentito di togliere
manovalanza alla criminalità organizzata. “E se ognuno fa qualcosa”. Con questo messaggio,
padre Puglisi fondò a Brancaccio il Centro Padre Nostro, presto punto di riferimento
non solo dei ragazzi, ma di tante famiglie del quartiere che formarono anche un comitato
intercondominiale. Per ricordare don Pino, il Centro Padre Nostro, che in questo inizio
d’anno scolastico lancia intanto un appello per raccogliere materiale didattico, in
collaborazione con Regione, Provincia e Comune, ha organizzato una serie di iniziative:
lunedì scorso, la consegna di una medaglia del Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ai fratelli del sacerdote, Gaetano e Francesco Puglisi. Tra gli appuntamenti,
veglie di preghiera, l’inaugurazione di un campo di calcetto, concerti e spettacoli
teatrali anche nei penitenziari della città, Ucciardone e Pagliarelli.