2012-09-16 10:58:08

Palermo. Il cardinale Romeo ricorda don Puglisi: quando la fede diventa carità


La fede di don Pino usciva dalla chiesetta di Brancaccio e rischiava di cambiare la realtà facendosi lievito di novità sulla strada. La mafia fu infastidita da questa ‘fede pericolosa’, che altro non fu se non una ‘fede incarnata’”. E’ un passo dell’omelia pronunciata sabato sera in cattedrale dal cardinale di Palermo, Paolo Romeo, nel 19° anniversario del sacrificio di don Pino Puglisi, durante la celebrazione di commemorazione, nel corso della quale sono stati ordinati sacerdoti quattro giovani diaconi. Da Palermo, Alessandra Zaffiro:RealAudioMP3

Lo scorso 28 giugno Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto per il martirio di don Pino, ucciso ‘in odium fidei’, che consente di procedere alla sua beatificazione. Un percorso iniziato nel 1999 quando il cardinale Salvatore De Giorgi aprì la causa di beatificazione proclamando padre Puglisi ‘servo di Dio’. “Don Pino Puglisi, da sacerdote – ha proseguito l’arcivescovo di Palermo - continuò ad essere sempre discepolo. Fuggendo dalle logiche di successo, di consenso, di carrierismo, di affermazione. Riconosceva in esse un ostacolo al cammino di Cristo nella storia del mondo, e una tentazione di divenire autoreferenziali e tronfi, non più discepoli che seguono il Maestro, ma ’maestrini’ impantanati nelle sabbie mobili dell’egoismo. Il suo apostolato nei 33 anni di sacerdozio, si è compiuto in modo mirabile nel suo martirio. Il sorriso e la serenità di don Pino, in piazzale Anita Garibaldi, 19 anni fa furono ancora quelli dell’appassionato discepolo e sacerdote di Cristo”. “Nell’imminente apertura dell’Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, il martire don Pino - ha concluso il cardinale Romeo - ci sta davanti non per canonizzare l’antimafia, non come l’esempio di una “santa antimafiosità”, ma come esempio di un presbitero, che è discepolo innamorato di Cristo, ed apostolo innamorato della Chiesa. Un presbitero la cui fede diventa carità, che rigetta qualsiasi forma di male e che per questo è sempre scomoda. Una fede che “si” scomoda e “ci” scomoda perché richiama il banco di prova della nostra sequela professata: l’amore”. Don Pino Puglisi venne ucciso nel giorno del suo 56mo compleanno. Al suo assassino, Salvatore Grigoli, disse “Me lo aspettavo”. Padre Puglisi se lo aspettava, perché sapeva che con la sua opera all'insegna della legalità al fianco dei giovani, nella chiesa di quel quartiere degradato alla periferia di Palermo, Brancaccio, la mafia non gli avrebbe consentito di togliere manovalanza alla criminalità organizzata. “E se ognuno fa qualcosa”. Con questo messaggio, padre Puglisi fondò a Brancaccio il Centro Padre Nostro, presto punto di riferimento non solo dei ragazzi, ma di tante famiglie del quartiere che formarono anche un comitato intercondominiale. Per ricordare don Pino, il Centro Padre Nostro, che in questo inizio d’anno scolastico lancia intanto un appello per raccogliere materiale didattico, in collaborazione con Regione, Provincia e Comune, ha organizzato una serie di iniziative: lunedì scorso, la consegna di una medaglia del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai fratelli del sacerdote, Gaetano e Francesco Puglisi. Tra gli appuntamenti, veglie di preghiera, l’inaugurazione di un campo di calcetto, concerti e spettacoli teatrali anche nei penitenziari della città, Ucciardone e Pagliarelli.


Ultimo aggiornamento: 17 settembre







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