Padre Lombardi: il viaggio in Libano, un grande successo spirituale e umano
Per un bilancio del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano ascoltiamo il direttore
della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Alessandro
Gisotti:
R. – Mi pare
che il viaggio sia stato un gran successo, dal punto di vista spirituale, ma anche
umano, sotto tutti i punti di vista in cui il viaggio si impegnava. C’era naturalmente
un viaggio per il Libano che aspettava il Papa per un conforto nella sua unità, nella
sua pace interna, per la convivenza delle sue diverse componenti, e certamente questo
risultato è stato ottenuto. L’accoglienza riservata al Papa dimostrava il desiderio
che da parte di tutti c’era di ricevere questo messaggio di pace e di stima e di incoraggiamento
da parte del Papa. E quindi questo certamente è raggiunto. Anche dal punto di vista
dell’invito alle diverse componenti della Chiesa cattolica, le comunità dei diversi
riti che sono presenti nella Chiesa cattolica nel Medio Oriente, il messaggio è giunto
ed è giunto con forza. Il Papa ha visitato i quattro Patriarcati orientali presenti
a Beirut, ha parlato spesso della comunitarietà dell’impegno della Chiesa e ha avuto
anche un momento ecumenico nel Patriarcato siro-cattolico con i cristiani delle altre
confessioni. Dal punto di vista interreligioso, in particolare del rapporto con i
musulmani, direi che è un viaggio molto fruttuoso, sia per l’incontro con i quattro
leader di comunità musulmane – sunnita, sciita, drusa e alawita – sia anche per i
continui riferimenti che il Papa ha fatto nei suoi discorsi alla ricerca di una buona
intesa e collaborazione tra cristiani e musulmani: l’ha detto ai giovani, l’ha detto
ai responsabili politici, l’ha detto a tutti. E questo è stato colto come un ritornello
attraverso il viaggio del Santo Padre. E, secondo quello che mi dicono, i musulmani
manifestano anche grande interesse per l’Esortazione post-sinodale, come documento
che si rivolge anzitutto ai cristiani – evidentemente! – però che può essere molto
interessante anche per loro. Per loro che si rendono conto di dover convivere non
solo in pace esteriormente, ma con una crescente conoscenza e apprezzamento di quello
che i cristiani credono e sono.
D. – Il tema della pace è stato dominante,
forte in tutto il viaggio; d’altronde, il motto stesso del viaggio è “La pace sia
con voi”. Tanti gli appelli del Papa; alcuni – se vogliamo – inediti …
R. –
Sì. Evidentemente, la pace era il tema principale di questo viaggio. Il Papa ha detto:
“Sono un pellegrino di pace”. E’ un pellegrino di pace per tutto il Medio Oriente,
non solo per il Libano. Quello che, credo, sia un po’ da vedere è come l’eco di questo
messaggio riesca a superare i confini del Libano ed essere ascoltato anche nella regione,
viste le tensioni che si sono avute in questi giorni. Questa, però, naturalmente è
una nostra grande speranza ed è bello che il Papa abbia avuto il coraggio di venire
a dare questo messaggio di speranza proprio in un momento in cui invece c’erano preoccupazioni
particolari. Queste possono in qualche modo attutire l’effetto del buon messaggio
del Papa ma, allo stesso tempo, lo mettono in rilievo in modo particolare. Il Papa
si è rivolto, come al solito, alla comunità internazionale che naturalmente deve essere
coinvolta e corresponsabile; la comunità internazionale, poi, con tutti i suoi problemi
e le sue divisioni: quindi, bisogna continuamente fare appello per una sua opera più
unitaria e solidale. Ma c’è stato anche un appello abbastanza originale nell’Angelus,
rivolto ai Paesi arabi come tali, in fraternità – perché si considerino, di per sé,
fratelli. E questo è un appello alla loro responsabilità a operare più concordemente
per la pace.
D. – Da ultimo, in tutti i momenti della visita, ma soprattutto
nella Messa e nell’incontro con i giovani si è visto l’entusiasmo ma anche la commozione,
se così possiamo dire, nell’avere il Papa, il Papa che ha avuto il coraggio di venire
in Libano … Penso che sia stato toccante anche per il Papa l’incontro con i giovani,
di cui molti hanno anche situazioni di sofferenza …
R. – La commozione è un
motivo permanente che io vedo negli occhi delle persone durante tutti i viaggi del
Santo Padre, perché tutti in tutte le parti del mondo si rendono ben conto che la
venuta del Papa con l’impegno, la fatica, il coraggio, l’intensità spirituale con
cui il Papa si fa presente, è un dono straordinario. Quindi, a volte basta un passaggio
di pochi secondi del Papa che viene visto dalle persone lungo la strada, per creare
una commozione indicibile e indimenticabile. Ma qui è chiaro che in Libano c’era poi
il ricordo anche di altri incontri straordinari: quello dei giovani con Giovanni Paolo
II se lo ricordano ancora oggi come un momento intensissimo. E siamo molto contenti
che si sia potuta rifare questa esperienza per i giovani presenti e anche, attraverso
la televisione, per il Paese. Perché i giovani sono il futuro, evidentemente, sono
l’avvenire. Allora, il discorso che il Papa fa ai giovani cristiani, ma anche a cristiani
e musulmani insieme, di avere speranza, di non andar via e di impegnarsi insieme per
costruire un avvenire migliore per il loro Paese - con la resistenza a tutti i problemi
che tutti i giovani in tutto il mondo incontrano, ma anche con la resistenza ai timori
e agli scoraggiamenti che possono venire in una regione particolarmente provata -
era un messaggio molto forte. I due giovani che hanno parlato al Papa all’inizio dell’incontro
hanno espresso con molta efficacia come i giovani attendevano questo incontro. Speriamo
che abbiano capito la capacità del Papa di dare loro risposte profonde, non superficiali,
che esigono anche un impegno dei giovani adesso, nel loro futuro …