Il Papa alla Messa a Beirut: la gloria di Gesù si rivela sulla Croce. 350 mila i fedeli
presenti
Oltre 350 mila persone sono presenti alla Messa che Benedetto XVI sta presiedendo
al City Center Waterfront di Beirut per la consegna dell’Esortazione apostolica Ecclesia
in Medio Oriente, nella terza ed ultima giornata del viaggio del Papa in Libano. Alla
Messa partecipa anche il presidente della Repubblica libanese, Michel Sleiman, cattolico
maronita. Numerosi megaschermi consentono alla folla dei fedeli di seguire da vicino
la liturgia eucaristica che sarà in tre lingue, francese, arabo e latino.
Il
Papa, commentando nell’omelia il Vangelo della liturgia odierna, in cui Gesù chiede
ai discepoli «voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29), ha sottolineato che “ancora oggi,
come lungo i secoli, quanti, nei modi più disparati, hanno trovato Gesù sulla loro
strada danno le proprie risposte. Sono approcci che possono permettere di trovare
la via della verità. Ma, senza essere necessariamente falsi, rimangono insufficienti,
poiché non raggiungono il cuore dell’identità di Gesù. Soltanto chi accetta di seguirlo
sulla sua via, di vivere in comunione con lui nella comunità dei discepoli, può averne
una conoscenza autentica. E’ allora che Pietro, il quale da un certo tempo è vissuto
con Gesù, offre la propria risposta: «Tu sei il Messia» (Mc 8,29). Risposta giusta,
senza alcun dubbio – precisa il Papa - ma ancora insufficiente, poiché Gesù sente
il bisogno di precisarla. Egli intravede che la gente potrebbe servirsi di questa
risposta per dei disegni che non sono i suoi, per suscitare false speranze temporali
su di lui. Non si lascia intrappolare nei soli attributi del liberatore umano che
molti attendono”.
“Annunciando ai suoi discepoli che dovrà soffrire, essere
messo a morte prima di risuscitare – prosegue il Papa - Gesù vuol far loro comprendere
chi Egli è in verità. Un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico
onnipotente. E’ il Servo obbediente alla volontà del Padre suo fino a perdere la propria
vita. E’ ciò che annunciava già il profeta Isaia nella prima lettura. Così Gesù va
contro quanto molti si aspettavano da lui. La sua affermazione è scioccante e sconcertante.
E si sente la contestazione di Pietro, che lo rimprovera, rifiutando per il suo Maestro
la sofferenza e la morte! Gesù è severo verso di lui, e fa capire che chi vuol essere
suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto Servo”.
“Porsi
alla sequela di Gesù – afferma il Papa - significa prendere la propria croce per accompagnarlo
nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del potere o della gloria terrena,
ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria
vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla. Poiché siamo certi che questa via
conduce alla risurrezione, alla vita vera e definitiva con Dio. Decidere di accompagnare
Gesù Cristo che si è fatto il Servo di tutti esige un’intimità sempre più grande con
Lui, ponendosi all’ascolto attento della sua Parola per attingervi l’ispirazione del
nostro agire. Nel promulgare l’Anno della fede, che comincerà l’11 ottobre prossimo,
ho voluto che ogni fedele possa impegnarsi in maniera rinnovata su questa via della
conversione del cuore. Lungo tutto l’arco di questo anno, vi incoraggio dunque vivamente
ad approfondire la vostra riflessione sulla fede per renderla più consapevole e per
rafforzare la vostra adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo”.
Di qui l’invito
del Papa: “Fratelli e sorelle, la via sulla quale Gesù ci vuole condurre è una via
di speranza per tutti. La gloria di Gesù si rivela nel momento in cui, nella sua umanità,
Egli si mostra più debole, specialmente nell’Incarnazione e sulla croce. E’ in questo
modo che Dio manifesta il suo amore, facendosi servo, donandosi a noi. Non è questo
un mistero straordinario, talvolta difficile da ammettere? Lo stesso Apostolo Pietro
non lo comprenderà che più tardi”.
“Nella seconda lettura – spiega il Papa
- san Giacomo ci ha ricordato come tale sequela di Gesù, per essere autentica, esiga
degli atti concreti. «Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gc 2,18). E’ un’esigenza
imperativa per la Chiesa quella di servire, e per i cristiani di essere veri servitori
ad immagine di Gesù. Il servizio è un elemento costitutivo dell’identità dei discepoli
di Cristo (cfr Gv 13,15-17). La vocazione della Chiesa e del cristiano è di servire,
come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione. Così,
servire la giustizia e la pace, in un mondo dove la violenza non cessa di estendere
il suo corteo di morte e di distruzione, è un’urgenza al fine di impegnarsi per una
società fraterna, per costruire la comunione!”.
Il Papa aggiunge: “Cari fratelli
e sorelle, prego particolarmente il Signore di dare a questa regione del Medio Oriente
dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente
e con dignità. E’ una testimonianza essenziale che i cristiani debbono dare qui, in
collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per
la pace. Ciascuno al proprio livello e là dove si trova. Il servizio deve ancora essere
al cuore della vita della comunità cristiana stessa. Ciascun ministero, qualsiasi
incarico nella Chiesa, sono prima di tutto un servizio di Dio e dei fratelli! E’ questo
spirito che deve animare tutti i battezzati, gli uni verso gli altri, specialmente
con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono,
affinché sia preservata l’inalienabile dignità di ogni persona”.
Infine il
Papa dice: “Cari fratelli e sorelle che soffrite nel corpo o nel cuore, la vostra
sofferenza non è vana! Cristo Servo si fa vicino a tutti coloro che soffrono. E’ presente
accanto a voi. Possiate trovare sulla vostra strada fratelli e sorelle che manifestano
concretamente la sua presenza amorevole che non può abbandonarvi! Siate pieni di speranza
a causa di Cristo!”.