Il nunzio: il Papa in Libano sfidando la ragionevolezza dei grandi
Il Papa ha pranzato ieri presso la nunziatura apostolica ad Harissa con i vescovi
libanesi e il seguito. Nell’occasione il nunzio in Libano, Gabriele Caccia, ha rivolto
il suo grazie a Benedetto XVI - a nome di tutto il Libano e di tutta la Chiesa locale
– per questo viaggio. “Siamo commossi – ha detto - di vedere Pietro tornare in questi
luoghi per confermare nella fede, come Lei ha fatto in questi giorni, per dare una
nuova speranza ai cristiani che hanno vissuto qui in questi due millenni - perché
il cristianesimo è nato qui - dando la loro testimonianza non solo con opere di bene,
di carità, ma anche con il sangue. È una terra di martiri, una terra di monaci, una
terra di eremiti, una terra di grandi pastori, di patriarchi e questa fiaccola del
Vangelo non si è mai spenta: di generazione in generazione è stata passata a tutti
i discepoli del Signore. Quindi Lei con la Sua venuta ha rinnovato questa consapevolezza
del dono grande che abbiamo ricevuto e ci incoraggia ad essere fedeli alla nostra
vocazione”.
Mons. Caccia ha ringraziato il Papa soprattutto “perché in un
momento così difficile - la guerra a pochi chilometri da noi in un Medio Oriente
percorso da una forte tensione e divisione politica - sfidando anche la ragionevolezza
dei grandi, ha voluto fare sentire con la sua visita la presenza della Chiesa soprattutto
là dove c’è più bisogno. È venuto – ha proseguito - come pellegrino di pace: ‘La mia
pace sia con voi’ era il motto di questo viaggio e la Sua venuta, devo dire, ha permesso
anche al Libano di potere rimanere un po’ al riparo da quanto sta succedendo nella
vicina Siria, di evitare di ripetere la triste esperienza della divisione confessionale”.
“Questo viaggio – ha detto il nunzio - sarà certamente un’eredità importante e
sarà una fonte di ispirazione per gli anni a venire. Può contare sempre sulla nostra
fedeltà e anche sulla nostra preghiera. La cosa più bella di questa preparazione,
oltre a tutto quello che ha visto e che tutti noi abbiamo visto, è stata questa preparazione
silenziosa, queste novene nelle parrocchie, queste processioni e soprattutto nei monasteri.
Io, a nome anche di tutta la Chiesa libanese, dico: ‘Si senta riconfortato nella Sua
missione perché anche noi siamo con Lei’. Grazie di cuore, Santità!”.