Dopo le decisioni della Bce, la crisi in Europa è ad una svolta
Più fiducia nell'eurozona e nell'euro in tutto il mondo: sembra essere questo il primo
risultato delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea e dell’approvazione da
parte della Corte Costituzionale tedesca del fondo salva Stati, nei giorni scorsi.
Il presidente della Bce, Draghi, che è stato il promotore del piano di acquisti di
titoli di Stato da parte della Bce, sottolinea che “i gestori dei fondi stanno riportando
i loro soldi in Europa". Ma gli ultimi passi fatti in Europa rappresentano davvero
una svolta nella crisi economica che si vive ormai da tre anni? Fausta Speranza
lo ha chiesto al prof. Paolo Guerrieri, docente di economia internazionale
all’Università La Sapienza di Roma:
R. – Sì, perché
in qualche modo hanno la possibilità di aprire una prospettiva. Basta chiedersi cosa
sarebbe successo se invece non fossero passate queste decisioni, cioè se la Corte
avesse risposto di no e Draghi non avesse potuto andare fino in fondo. Però a questo
punto s’apre naturalmente un percorso importantissimo perché quello che si è fatto
è un passo nella giusta direzione ma adesso sta alla politica europea, ai politici
europei: devono fare questo percorso dell’Unione bancaria, devono fare soprattutto
questo percorso per rinsaldare il piano delle politiche economiche. C’è adesso il
discorso di una maggiore integrazione economica al fondo del quale si intravede il
discorso dell’integrazione politica che in qualche modo si muoverà in parallelo. Adesso
non si può tornare indietro. Non si deve pensare che, siccome la Bce interverrà e
siccome abbiamo tempo, possiamo rimandare ancora una volta. Questo è stato il modo
con cui in altre due occasioni, altrettanto favorevoli, il tempo si è sprecato e ci
siamo ritrovati con i problemi più gravi di prima. Bisogna cogliere questa opportunità.
D.
- Ci aiuta a vedere i prossimi appuntamenti che saranno una cartina tornasole per
verificare se davvero si continuano a fare questi "compiti a casa" che vanno fatti…
R.
– I prossimi appuntamenti sono innanzitutto quello per la costruzione di quella che
si definisce un’unione bancaria europea, che poi significa stabilire a livello europeo
meccanismi di sorveglianza che sarà la Banca Centrale Europea ad esercitare. Naturalmente
vanno accompagnati da misure di garanzia comune da dare nei depositi bancari. Si tratta
di avere mezzi per intervenire per le banche che devono essere chiuse o devono essere
ristrutturate ma fondi non da affidare ai politici locali ma anche questi in mano
europea. Questo è un passaggio che in realtà avrà una scadenza molto ravvicinata,
perché entro il 1° gennaio bisogna varare il primo tassello, cioè la sorveglianza
europea che sarà gestita dalla Banca Centrale Europea. Si partirà con le banche dei
Paesi che sono oggi sotto aiuto, cioè che sono sotto programma Ue. Poi si aggiungeranno
le banche di tutti i Paesi, le banche grandi, quelle cosiddette “sistemiche” e poi
si arriverà alla fine del 2013, inizio 2014, che tutte le banche europee saranno sotto
questa sorveglianza. E’ importante per una ragione fondamentale: la crisi europea
è soprattutto questa crisi gemella, cioè crisi dei debiti degli Stati, di cui conosciamo
bene gli effetti degli spread che sono saliti alle stelle, ma è anche la crisi dei
sistemi bancari. Sono due crisi gemelle che vanno viste e affrontate separatamente,
perché finora si sono alimentate in maniera pericolosissima. L’Unione bancaria è il
primo tassello perché attraverso la sorveglianza europea che si istituirà presso la
Bce, attraverso il Fondo salva-Stati, anziché dare gli aiuti agli Stati e gli Stati
aiutare le loro banche, si potrà aiutare direttamente le banche. Questo è fondamentale
per cominciare a tagliare quel legame perverso tra crisi dei debiti sovrani e crisi
bancaria. Quindi, tra gli appuntamenti, l’appuntamento fondamentale, la cartina tornasole,
sarà per ora questa. Tra l’altro c’è una decisione presa a fine giugno dal Consiglio
europeo che ha stabilito che non appena sarà varato questo primo passo della sorveglianza
europea si potrà cominciare ad aiutare direttamente le banche senza passare per gli
Stati. Le prime banche a dover essere aiutate saranno le banche spagnole perché questo
è importante per il sistema bancario spagnolo ma in realtà per il sistema bancario
di tutti i Paesi. Poi ci sono tante altre scadenze, ma io porrei l’enfasi maggiore
qui perché, se non si riuscirà a trovare un reale accordo su questo punto, tutto il
resto diverrà estremamente più difficile.