Migliaia di giovani a Bkerké accolgono con entusiasmo e affetto il Papa
Un mare di giovani ha accolto con entusiasmo e affetto il Papa sulla spianata di Bkerké
nei pressi del Patriarcato maronita. Si parla di 25mila ragazzi, sia cristiani che
musulmani. Su questo momento particolarmente atteso della visita papale, il nostro
inviato a Beirut Alessandro Gisotti ha intervistato padre Toufic Bou Hadir,
coordinatore dell’incontro dei giovani libanesi con il Papa:
R. – All the
youth are waiting... Tutti i giovani stanno aspettando di incontrare il messaggero
di Pace, Benedetto XVI. Lui porta con sé la gioia della speranza, del Signore Gesù.
E noi abbiamo bisogno di questo, specialmente di un segno di speranza e di pace, nella
nostra regione ferita dalla violenza. Possiamo andare ovunque nel mondo, ma qui noi
abbiamo un messaggio da vivere assieme alle altre religioni. E’ un’esperienza personale,
quella che i nostri giovani stanno vivendo qui. Ecco perché siamo davvero molto felici
per questa visita benedetta.
D. – I giovani vogliono un incoraggiamento dal
Papa per restare in Libano, in Medio Oriente, per dare una testimonianza della loro
fede...
R. – Yes, for sure and that’s why... Sì, certo! Ecco perché noi
ci siamo preparati con grande entusiasmo. Quello che il Medio Oriente sta vivendo
viene chiamata la “primavera araba”, ma questa primavera è circondata dal sangue,
dal terrore, dalle bombe. Noi invece abbiamo bisogno della primavera del cuore, della
primavera della Bibbia, della primavera della vera pace. Giovanni Paolo II ha detto,
15 anni fa, quando è venuto in Libano: “Il cambiamento che volete nella vostra terra,
deve essere prima di tutto un cambiamento nei vostri cuori”. Ecco perché vogliamo
così tanto testimoniare che il Libano è più di un Paese: è un messaggio.
Ma
quali sono le principali sfide che interessano in particolare i giovani cristiani
di questa regione? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a padre Jules Boutros,
della Chiesa siro-cattolica:
R. - La prima
sfida è: perché rimanere in Medio Oriente, in questi Paesi che soffrono, che hanno
sete di pace, di tranquillità, di stabilità? Che hanno tanto bisogno di un futuro
sereno, di un futuro in cui i giovani possono costruire una famiglia, avere una casa,
mandare i propri figli a scuola, all’università, avere un buon servizio sanitario?
La sfida è vivere la fede cristiana senza paura.
D. - Lei in queste settimane,
in questi mesi, ha incontrato tanti giovani e ha parlato con loro. Cosa si aspettano
i giovani del Libano dal Papa?
R. - I giovani del Libano aspettano l’insegnamento
del Papa; il suo insegnamento così profondo da cui possono trarre consigli per vivere
come giovani cristiani in questo Paese. Si aspettano che Sua Santità porti con sé
una speranza vera, che come capo della nostra Chiesa possa essere accanto a loro per
affrontare le loro sfide. Aspettano anche la sua preghiera e la sua azione per la
pace in questo Paese e in Medio Oriente.
Infine, Alessandro Gisotti
ha raccolto la testimonianza di Joseph Sawaya, delegato del Movimento dei Focolari
nel comitato per l’incontro dei giovani con il Papa:
R. – Aspettiamo
che questa visita ci dia per prima cosa la pace, perché noi in questa regione soffriamo
tanto le tensioni attorno a noi. Pure in Libano ci sono tensioni fra la gente. La
seconda cosa che aspettiamo è una Chiesa moderna, perché Gesù è moderno anche adesso
e chiediamo che la Chiesa ci dia una mano a testimoniarlo di più.
D. – Il Movimento
dei Focolari ha proprio nel suo spirito, nella sua missione, il dialogo interreligioso.
Quanto è importante questo tra i giovani del Libano?
R. – E’ una cosa molto
importante, perché dopo la guerra, noi come giovani, vogliamo avere questo dialogo
con gli altri, con altri giovani, specialmente musulmani, per costruire un Libano
di pace, dove ci sia un messaggio di pace per tutto il mondo.
D. – Il Medio
Oriente, purtroppo, non ha ancora avuto una Gmg, però, a Beirut sarà come una piccola
Giornata mondiale della gioventù...
R. – Certo, la visita del Papa sarà un’opportunità
per tutti i giovani libanesi, per tutti i giovani del Medio Oriente, stando qui con
noi, per costruire la pace, perché questo è il nostro scopo: noi vogliamo che qui
ci sia la pace.