La Santa Sede condanna l’attentato in Libia. Ambasciata Usa attaccata in Yemen, assediata
quella in Egitto
“Ferma condanna della Santa Sede” per l’attentato contro la rappresentanza diplomatica
statunitense in Libia in cui sono stati uccisi l’Ambasciatore e altri funzionari”,
lo scorso 11 settembre. La tensione intanto non scende: in Yemen assaltata l’ambasciata
Usa, 4 terroristi hanno perso la vita. Manifestazioni ieri anche in Egitto, mentre
in Libia 4 persone ritenute responsabili degli attentati di martedì, sono state arrestate.
Febbrili i contatti tra le diplomazie di tutto il mondo, il presidente Usa Obama promette:
ogni atto terroristico non resterà impunito. Massimiliano Menichetti:
“Nulla
può giustificare l’attività delle organizzazioni terroristiche e la violenza omicida”.
La Santa Sede attraverso una dichiarazione del direttore della Sala Stampa, padre
Federico Lombardi, condanna gli omicidi di Bengasi, poi - insieme al dolore, alla
partecipazione e alla preghiera per le vittime – si rinnova l’auspicio che nonostante
questo nuovo tragico evento la comunità internazionale riesca a trovare le vie migliori
per continuare il suo impegno per favorire la pace in Libia e nell’intero Medio Oriente.
Intanto, però, l’ombra del fanatismo terrorista non sembra fermarsi. Ieri è stata
assaltata la sede diplomatica statunitense nella capitale Yemenita Sanaa, 4 i terroristi
uccisi, assediata anche la rappresentanza in Egitto: la polizia ha sparato lacrimogeni
contro una folla incontenibile, oltre dieci i feriti. Dalla Libia arriva la notizia
dei primi 4 arresti per la strage al consolato di Bengasi mentre, due navi da guerra
Usa stanno muovendo verso le coste libiche.
“No act of terror will dim
the light of the values”… “Nessun atto di terrore – ha detto il presidente
Obama - offuscherà la luce dei nostri valori e nessun atto di violenza scuoterà la
determinazione degli Stati Uniti d’America”. Fonti Usa intanto precisano che l’assalto
dello scorso 11 settembre sarebbe stato pianificato in anticipo da Al Qaeda e che
il film prodotto negli Stati Uniti su Maometto, ritenuto blasfemo, sarebbe stato solo
un “diversivo” per far scoppiare la rivolta.
“We are not accepting these
acts”… “Non possiamo accettare questi atti”, ha detto il presidente Morsi,
riferendosi alle ultime contestazioni al Cairo. Il capo di Stato egiziano ha anche
condannato le offese contenute nel film su Maometto, “una linea rossa - ha ribadito
- che nessuno deve toccare”. Gli Usa non hanno niente a che vedere con il film anti-islam,
é disgustoso e riprovevole" ha comunque sottolineato il segretario di Stato americano
Clinton, e mentre Russia, Cina, India, si uniscono alla riprovazione espressa dalla
comunità internazionale per quanto sta accadendo. “Di necessità, di rispetto per le
tradizioni religiose” e di negazione della religione stessa se usata a fini di violenza,
ha parlato il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York e presidente della
Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
E sulla situazione in Egitto,
ascoltiamo il vescovo di Guizeh dei Copti, Antonios Aziz Mina, raggiunto telefonicamente
da Davide Maggiore:
R. - C’è tensione,
perché i sentimenti dei musulmani che sono offesi non fanno distinzioni tra le persone
che offendono e tutti i cristiani. Se la prendono anche con i cristiani che si trovano
sul posto, che hanno dimostrato il loro disagio per quello che è successo e che non
sarebbe dovuto accadere.
D. - Chi protesta, tuttavia, è una minoranza ..
R.
- Spero che si tratti di una minoranza, perché anche tra i media, ci sono quelli che
fomentano e altri che vogliono ridimensionare l’accaduto, sapendo che basta una scintilla
del genere, per accendere un fuoco che poi sarà difficile spegnere.
D. - Lei
personalmente è tranquillo per quanto riguarda l’evoluzione di questa vicenda?
R.
- Guardando con gli occhi della fede, io sono tranquillo. Umanamente parlando, non
c’è tranquillità. La regione non è tranquilla. Speriamo nella visita del Papa, che
sia veramente un messaggio di pace. Lui ci incoraggerà e ci darà un impulso per espandere
questo messaggio di pace che vogliamo dare a tutto il mondo e ai nostri fratelli con
i quali viviamo. La convivenza ha 1400 anni. Noi abbiamo imparato, abbiamo trovato
il nostro metodo per convivere insieme. Ho degli amici musulmani. Parecchi di loro
hanno molti amici cristiani. Se c’è paura? La paura non è solamente da parte cristiana,
anche i musulmani colti e ragionevoli, sanno che questo è un pericolo per la vita
della società. Fanno del loro meglio per poter calmare le acque e dire : “Guardate,
sì, bisogna fare una reazione, ma la reazione deve essere misurata, non smisurata”.