2012-09-14 08:04:13

La Santa Sede condanna l’attentato in Libia. Ambasciata Usa attaccata in Yemen, assediata quella in Egitto


“Ferma condanna della Santa Sede” per l’attentato contro la rappresentanza diplomatica statunitense in Libia in cui sono stati uccisi l’Ambasciatore e altri funzionari”, lo scorso 11 settembre. La tensione intanto non scende: in Yemen assaltata l’ambasciata Usa, 4 terroristi hanno perso la vita. Manifestazioni ieri anche in Egitto, mentre in Libia 4 persone ritenute responsabili degli attentati di martedì, sono state arrestate. Febbrili i contatti tra le diplomazie di tutto il mondo, il presidente Usa Obama promette: ogni atto terroristico non resterà impunito. Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3


“Nulla può giustificare l’attività delle organizzazioni terroristiche e la violenza omicida”. La Santa Sede attraverso una dichiarazione del direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, condanna gli omicidi di Bengasi, poi - insieme al dolore, alla partecipazione e alla preghiera per le vittime – si rinnova l’auspicio che nonostante questo nuovo tragico evento la comunità internazionale riesca a trovare le vie migliori per continuare il suo impegno per favorire la pace in Libia e nell’intero Medio Oriente. Intanto, però, l’ombra del fanatismo terrorista non sembra fermarsi. Ieri è stata assaltata la sede diplomatica statunitense nella capitale Yemenita Sanaa, 4 i terroristi uccisi, assediata anche la rappresentanza in Egitto: la polizia ha sparato lacrimogeni contro una folla incontenibile, oltre dieci i feriti. Dalla Libia arriva la notizia dei primi 4 arresti per la strage al consolato di Bengasi mentre, due navi da guerra Usa stanno muovendo verso le coste libiche.

“No act of terror will dim the light of the values”…
“Nessun atto di terrore – ha detto il presidente Obama - offuscherà la luce dei nostri valori e nessun atto di violenza scuoterà la determinazione degli Stati Uniti d’America”. Fonti Usa intanto precisano che l’assalto dello scorso 11 settembre sarebbe stato pianificato in anticipo da Al Qaeda e che il film prodotto negli Stati Uniti su Maometto, ritenuto blasfemo, sarebbe stato solo un “diversivo” per far scoppiare la rivolta.

“We are not accepting these acts”…
“Non possiamo accettare questi atti”, ha detto il presidente Morsi, riferendosi alle ultime contestazioni al Cairo. Il capo di Stato egiziano ha anche condannato le offese contenute nel film su Maometto, “una linea rossa - ha ribadito - che nessuno deve toccare”. Gli Usa non hanno niente a che vedere con il film anti-islam, é disgustoso e riprovevole" ha comunque sottolineato il segretario di Stato americano Clinton, e mentre Russia, Cina, India, si uniscono alla riprovazione espressa dalla comunità internazionale per quanto sta accadendo. “Di necessità, di rispetto per le tradizioni religiose” e di negazione della religione stessa se usata a fini di violenza, ha parlato il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.


E sulla situazione in Egitto, ascoltiamo il vescovo di Guizeh dei Copti, Antonios Aziz Mina, raggiunto telefonicamente da Davide Maggiore:RealAudioMP3

R. - C’è tensione, perché i sentimenti dei musulmani che sono offesi non fanno distinzioni tra le persone che offendono e tutti i cristiani. Se la prendono anche con i cristiani che si trovano sul posto, che hanno dimostrato il loro disagio per quello che è successo e che non sarebbe dovuto accadere.

D. - Chi protesta, tuttavia, è una minoranza ..

R. - Spero che si tratti di una minoranza, perché anche tra i media, ci sono quelli che fomentano e altri che vogliono ridimensionare l’accaduto, sapendo che basta una scintilla del genere, per accendere un fuoco che poi sarà difficile spegnere.

D. - Lei personalmente è tranquillo per quanto riguarda l’evoluzione di questa vicenda?

R. - Guardando con gli occhi della fede, io sono tranquillo. Umanamente parlando, non c’è tranquillità. La regione non è tranquilla. Speriamo nella visita del Papa, che sia veramente un messaggio di pace. Lui ci incoraggerà e ci darà un impulso per espandere questo messaggio di pace che vogliamo dare a tutto il mondo e ai nostri fratelli con i quali viviamo. La convivenza ha 1400 anni. Noi abbiamo imparato, abbiamo trovato il nostro metodo per convivere insieme. Ho degli amici musulmani. Parecchi di loro hanno molti amici cristiani. Se c’è paura? La paura non è solamente da parte cristiana, anche i musulmani colti e ragionevoli, sanno che questo è un pericolo per la vita della società. Fanno del loro meglio per poter calmare le acque e dire : “Guardate, sì, bisogna fare una reazione, ma la reazione deve essere misurata, non smisurata”.







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