Kenya: ancora morti a Tana River. La Chiesa invoca l’intervento del governo
Non si ferma l’ondata di uccisioni in Kenya dovuta alle forti tensioni tra le comunità
Pokomo e Orma. Sono ormai 111 le vittime e 600mila gli sfollati. Solo il 10 settembre
hanno perso la vita durante gli scontri altre 38 persone, di cui nove poliziotti.
Le due comunità sono in conflitto da lungo tempo. “I primi, i Pokomo, sono agricoltori,
e accusano gli altri, gli Orma, di invadere i campi coltivati per far pascolare il
bestiame”. Descrive così la situazione mons. Paul Darmanin, vescovo di Garissa, secondo
cui, però, “nelle ultime settimane la rivalità tra i due fronti sembra essere stata
esasperata strumentalmente”; sospetto alimentato anche da molti media locali che puntano
il dito sul presunto ruolo di alcuni esponenti politici. Anche la Chiesa locale, come
riferisce l’agenzia Fides, si è subito mobilitata e, attraverso un comunicato congiunto
del Consiglio nazionale delle Chiese del Kenya e dell’Alleanza Evangelica del Kenya,
sottolinea lo sgomento per “la morte di più di cento keniani nel distretto del Tana
River” e la forte preoccupazione dovuta al fatto che “il governo non sia in grado,
oppure non sia determinato, a ripristinare la sicurezza”. I leaders cristiani chiedono
anche che il governo intervenga sulle cause all’origine della questione, come il delimitare
con chiarezza i confini dei territori e garantire l’accesso all’acqua per gli allevatori.
Dopo queste pressioni il governo ha stabilito la creazione di una commissione di inchiesta
- riferisce l'agenzia Misna - che indaghi e persegua i responsabili delle violenze
nel distretto di Tana River. La commissione composta da magistrati avrà 30 giorni
di tempo per investigare cause e circostanze degli assalti contro almeno quattro villaggi
della zona, in cui sono stati uccisi anche donne e bambini. (L.P.)