Divampa la protesta anti-Usa nel mondo islamico. Violenze in Sudan e Yemen, un morto
in Libano
Dilaga la violenza nel mondo arabo e islamico nel giorno che i musulmani dedicano
alla preghiera, il venerdì: le proteste fanno seguito ai trailer di un film su Maometto
prodotto negli Stati Uniti e considerato blasfemo. Il servizio di Massimiliano
Menichetti:
Un ristorante della catena americana Kentucky Fried Chicken
(Kfc), a Tripoli del Libano, nel nord del Paese dei Cedri, è stato incendiato, un
uomo è morto, vari i feriti. Alcune centinaia di persone si sono avvicinate scandendo
slogan contro il film su Maometto che ha scatenato l'ondata di violenze. Drammatiche
le immagini che arrivano dal Sudan dove nella capitale Khartoum sono state assaltate
le rappresentanze diplomatiche di Gran Bretagna e Germania, qui è stata issata una
bandiera islamica ed è stato appiccato il fuoco. In Yemen la polizia ha disperso una
folla che si stava dirigendo contro l’ambasciata Usa a Sanaa, dopo l’assalto di ieri,
costato la vita a quattro persone. In India sono state bruciate bandiere americane
e il governo ha chiesto a Google di oscurare 11 siti su cui sono visibili le immagini
del trailer del film "The innocence of muslims". A sollecitare la misura sarebbero
state le autorità dello Stato himalayano dello Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana,
dove sono attivi gruppi integralisti. Google, che controlla YouTube, avrebbe già accolto
la richiesta come ha già fatto per Afghanistan e Pakistan, Egitto e Libia. Sul fronte
delle indagini in Libia quattro persone sono state arrestate perché ritenute coinvolte
nell’assassinio, martedì, dell’ambasciatore americano Chris Stevens e di altri 3 funzionari;
chiuso e poi riaperto, per ragioni di sicurezza, l’aeroporto di Bengasi. Le autorità
locali hanno anche dichiarato fuorilegge la Brigata Ansar al-Sharia ritenuta responsabile
della strage nella sede diplomatica Usa. Condanna nuovamente le violenze, insieme
a tutta la Comunità internazionale, il presidente egiziano Morsi che in visita in
Italia, incontrando l’omologo Napolitano, citando il Corano ha detto: “chi uccide
un uomo, uccide il mondo intero”. I Fratelli Musulmani egiziani, pur affermando il
diritto a protestare contro il film giudicato blasfemo, hanno preso le distanze dagli
scontri e precisato di "non ritenere responsabili” delle offese “il governo americano
o il suo popolo”. In questo scenario continuano a far rotta verso le coste libiche
le due navi da guerra degli Stati Uniti.
Per un commento sulle tensioni che
stanno coinvolgendo la diplomazia del mondo intero abbiamo intervistato padre Paolo
Dall’Oglio, gesuita, esperto del mondo arabo:
R. - Non posso
che esprimere dolore per le vittime, è una tragedia. Questi estremismi costituiscono
anche una sfida al pensiero musulmano, al pensiero politico, al futuro. Soffriamo
tutti di queste febbri, di queste piaghe terroristiche, e bisogna lavorare per curarle
in profondità.
D. - Come uscire da questa spirale di violenza che infiamma
dalla Libia allo Yemen?
R. – C’è una cura che è quella militare, la sicurezza,
l’intelligence e questo serve per eliminare i guai immediati. Ma ormai deve essere
chiaro a tutti che siamo di fronte a vasti fenomeni culturali. Innanzitutto il mondo
musulmano è toccato in se stesso: la propria autocoscienza, la propria auto-programmazione,
il proprio lavoro di educazione, ma poi la logica di solidarietà tra credenti, la
logica di fraternità in Abramo, ci coinvolge tutti.
D. - Questo vuol dire che
comunque serve maggiore impegno nel dialogo?
R. - E’ sciocco chiunque pensi
che solo le soluzioni militari o repressive possano risolvere. Ricordo che nel 2001
dissi: senza dialogo approfondito, senza crescita nella relazione - perché l’inimicizia
si alimenta di ignoranza, di rifiuto istintivo, di mancanza di comunicazione profonda
-senza tutto questo, senza dialogo, ci saranno uno, cento, mille Bin Laden. Oggi i
Bin Laden sono molte migliaia e quindi probabilmente abbiamo imboccato una strada
sbagliata. Accanto alla repressione ci vuole “qualche altra cosa” e questo “qualche
altra cosa” non si riesce a realizzarlo.
D. - Ma in concreto in questo momento
di fronte agli attacchi terroristici e agli assalti alle ambasciate come ci si deve
porre?
R. – Attivare tutte le capacità di ammortizzazione di questi eventi
vergognosi, attraverso la capacità tra cristiani, musulmani, ebrei, gente di buona
volontà, di amici della verità. Tutti devo intervenire immediatamente ed estinguere
questi focolai prima che siano utilizzati da politici malintenzionati e provochino
altri incendi terribili.