2012-09-14 15:33:55

Divampa la protesta anti-Usa nel mondo islamico. Violenze in Sudan e Yemen, un morto in Libano


Dilaga la violenza nel mondo arabo e islamico nel giorno che i musulmani dedicano alla preghiera, il venerdì: le proteste fanno seguito ai trailer di un film su Maometto prodotto negli Stati Uniti e considerato blasfemo. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

Un ristorante della catena americana Kentucky Fried Chicken (Kfc), a Tripoli del Libano, nel nord del Paese dei Cedri, è stato incendiato, un uomo è morto, vari i feriti. Alcune centinaia di persone si sono avvicinate scandendo slogan contro il film su Maometto che ha scatenato l'ondata di violenze. Drammatiche le immagini che arrivano dal Sudan dove nella capitale Khartoum sono state assaltate le rappresentanze diplomatiche di Gran Bretagna e Germania, qui è stata issata una bandiera islamica ed è stato appiccato il fuoco. In Yemen la polizia ha disperso una folla che si stava dirigendo contro l’ambasciata Usa a Sanaa, dopo l’assalto di ieri, costato la vita a quattro persone. In India sono state bruciate bandiere americane e il governo ha chiesto a Google di oscurare 11 siti su cui sono visibili le immagini del trailer del film "The innocence of muslims". A sollecitare la misura sarebbero state le autorità dello Stato himalayano dello Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana, dove sono attivi gruppi integralisti. Google, che controlla YouTube, avrebbe già accolto la richiesta come ha già fatto per Afghanistan e Pakistan, Egitto e Libia. Sul fronte delle indagini in Libia quattro persone sono state arrestate perché ritenute coinvolte nell’assassinio, martedì, dell’ambasciatore americano Chris Stevens e di altri 3 funzionari; chiuso e poi riaperto, per ragioni di sicurezza, l’aeroporto di Bengasi. Le autorità locali hanno anche dichiarato fuorilegge la Brigata Ansar al-Sharia ritenuta responsabile della strage nella sede diplomatica Usa. Condanna nuovamente le violenze, insieme a tutta la Comunità internazionale, il presidente egiziano Morsi che in visita in Italia, incontrando l’omologo Napolitano, citando il Corano ha detto: “chi uccide un uomo, uccide il mondo intero”. I Fratelli Musulmani egiziani, pur affermando il diritto a protestare contro il film giudicato blasfemo, hanno preso le distanze dagli scontri e precisato di "non ritenere responsabili” delle offese “il governo americano o il suo popolo”. In questo scenario continuano a far rotta verso le coste libiche le due navi da guerra degli Stati Uniti.

Per un commento sulle tensioni che stanno coinvolgendo la diplomazia del mondo intero abbiamo intervistato padre Paolo Dall’Oglio, gesuita, esperto del mondo arabo: RealAudioMP3

R. - Non posso che esprimere dolore per le vittime, è una tragedia. Questi estremismi costituiscono anche una sfida al pensiero musulmano, al pensiero politico, al futuro. Soffriamo tutti di queste febbri, di queste piaghe terroristiche, e bisogna lavorare per curarle in profondità.

D. - Come uscire da questa spirale di violenza che infiamma dalla Libia allo Yemen?

R. – C’è una cura che è quella militare, la sicurezza, l’intelligence e questo serve per eliminare i guai immediati. Ma ormai deve essere chiaro a tutti che siamo di fronte a vasti fenomeni culturali. Innanzitutto il mondo musulmano è toccato in se stesso: la propria autocoscienza, la propria auto-programmazione, il proprio lavoro di educazione, ma poi la logica di solidarietà tra credenti, la logica di fraternità in Abramo, ci coinvolge tutti.

D. - Questo vuol dire che comunque serve maggiore impegno nel dialogo?

R. - E’ sciocco chiunque pensi che solo le soluzioni militari o repressive possano risolvere. Ricordo che nel 2001 dissi: senza dialogo approfondito, senza crescita nella relazione - perché l’inimicizia si alimenta di ignoranza, di rifiuto istintivo, di mancanza di comunicazione profonda -senza tutto questo, senza dialogo, ci saranno uno, cento, mille Bin Laden. Oggi i Bin Laden sono molte migliaia e quindi probabilmente abbiamo imboccato una strada sbagliata. Accanto alla repressione ci vuole “qualche altra cosa” e questo “qualche altra cosa” non si riesce a realizzarlo.

D. - Ma in concreto in questo momento di fronte agli attacchi terroristici e agli assalti alle ambasciate come ci si deve porre?

R. – Attivare tutte le capacità di ammortizzazione di questi eventi vergognosi, attraverso la capacità tra cristiani, musulmani, ebrei, gente di buona volontà, di amici della verità. Tutti devo intervenire immediatamente ed estinguere questi focolai prima che siano utilizzati da politici malintenzionati e provochino altri incendi terribili.







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