Dal Festival della Dottrina sociale della Chiesa l'invito a più solidarietà
Ha preso il via ieri a Verona, il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. Tra
i temi al centro del dibattito che si concluderà domani, la situazione economica e
sociale alla luce della crisi che sta vivendo in particolare l’Europa. Alessandro
Guarasci ha intervistato Claudio Gentili, direttore della rivista La Società
della Fondazione Toniolo, tra i soggetti che organizzano il Festival:
R. – Diciamo
che dall’anno scorso a questo anno addirittura anche i Paesi emergenti che crescevano
a ritmi vertiginosi hanno cominciato a rallentare. La disoccupazione in Italia ha
superato quella dell’eurozona, la solidarietà si è attenuata, l’individualismo è cresciuto.
Quindi lo scenario che il secondo Festival della dottrina sociale si trova di fronte
è uno scenario profondamente modificato, cambiato, ma che proprio per questo esige
un pensiero diverso, un modo nuovo di collegare valori, economia e finanza.
D.
– Come collegare questi valori?
R. - La finanza non può essere abrogata ma
la finanza può essere regolamentata. Una volta si discuteva molto di riforma dell’Onu.
Oggi mi pare che nel dibattito mondiale ci sia una seria riflessione sull’esigenza
di riformare la finanza per evitare danni alle famiglie, alle imprese, alle persone,
ai poveri… Un punto di riferimento per questa riforma della finanza è proprio il documento
che è stato emesso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che pone
un problema tecnico di grande urgenza e lo pone definendo una necessità economica:
è l’economia reale che ha bisogno dei valori per non essere uccisa dalla finanza.
D.
– A livello europeo, anche secondo voi serve maggiore integrazione?
R. – Maggiore
capacità di ridurre gli egoismi nazionali. Una volta era la Francia che si opponeva,
avendo la bomba atomica, al sistema di difesa europea, per un egoismo nazionale. Oggi
avendo il marco/euro forte è la Germania che si oppone, per egoismo nazionale. Le
ultime decisioni della corte tedesca dimostrano che quando - come ha fatto il nostro
premier Monti ed altri premier europei - c’è una forte, intensa sottolineatura dell’esigenza
che ci si salva tutti insieme, anche questi egoismi nazionali, che sono legittimi
e comprensibili, possono essere arginati.