Mons. Tomasi: i cristiani, primo obiettivo delle persecuzioni, ma politiche antireligiose
anche in Occidente
“Come mai prima di ora, analisti e difensori dei diritti umani includono la libertà
religiosa nella loro agenda”: sono parole dell’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore
permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, che parla
di “epoca di martiri”. Mons. Tomasi è intervenuto mercoledì alla Conferenza internazionale
promossa presso l’Università Cattolica d‘America a Washington, negli Stati Uniti,
sul tema: “Libertà religiosa internazionale: imperativo per la pace e il bene comune”.
Il servizio di Fausta Speranza:
“E’ chiaro che
la libertà religiosa è diventata un tema al centro del dibattito corrente”, sottolinea
mons. Tomasi, così come “non c’è dubbio che la libertà religiosa sia sotto pressione
nel mondo”. Dati noti: il 70% della popolazione al mondo vive in Paesi con restrizioni.
Più di 2 miliardi di persone, quasi un terzo della popolazione globale, vive in luoghi
dove le persecuzioni sono cresciute in modo significativo negli ultimi anni: dalle
violenze fisiche ai danni materiali a case e proprietà religiose. E mons. Tomasi ricorda
quello che è palese a tutti: i cristiani sono il primo obiettivo. Cita le drammatiche
situazioni in Nigeria, Kenya, Iraq e ormai Siria, per poi far riflettere su un aspetto
particolare: spesso le persecuzioni peggiori avvengono in Paesi dove ci sono leggi
che passano per leggi in difesa della religione, come quella contro la blasfemia,
ma che in realtà “servono a colpire minoranze religiose”, come i cristiani in Paesi
a maggioranza musulmana o come gli appartenenti a una delle correnti all’interno dello
stesso Islam che risultano minoranza. Dunque, la norma stessa “diventa uno strumento
di repressione per minoranze ritenute non ortodosse o eretiche”. Ma poi mons. Tomasi
guarda anche a Paesi e situazioni molto diverse: a “democrazie liberali occidentali”
che – dice - “in modo più sofisticato sottoscrivono una cultura che tende a relegare
la religione alla sfera privata”. “Attraverso diversi sistemi giuridici – chiarisce
mons. Tomasi - sgretolano l’originale significato della libertà religiosa”. E l’osservatore
permanente spiega cosa questo comporti: una “rilettura restrittiva” e un continuo
reinterpretare i principi per “riadattarli alle agende politiche del momento”. Senza
mezzi termini mons. Tomasi spiega che le conseguenze sono “politiche antireligiose”.
E cita altrettanto chiaramente i primi campi direttamente interessati: “l’istruzione,
le leggi sulla famiglia, la sanità”. In definitiva, afferma mons. Tomasi, “l’epoca
dei martiri è ancora con noi”. Il presule ricorda che a marzo scorso il Consiglio
dei diritti umani dell’Onu ha approvato una risoluzione in cui si difende la libertà
di religione e di credo ma che già altri pronunciamenti, nel 1981 e nel 1986, hanno
cercato di contribuire a garantire il rispetto della libertà religiosa a livello individuale,
collettivo, istituzionale. E ribadisce: assicurare “libertà alle religioni garantisce
un contributo di valori morali senza i quali la libertà di ogni persona non è possibile”.