2012-09-13 14:05:09

Mons. Tomasi: i cristiani, primo obiettivo delle persecuzioni, ma politiche antireligiose anche in Occidente


“Come mai prima di ora, analisti e difensori dei diritti umani includono la libertà religiosa nella loro agenda”: sono parole dell’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, che parla di “epoca di martiri”. Mons. Tomasi è intervenuto mercoledì alla Conferenza internazionale promossa presso l’Università Cattolica d‘America a Washington, negli Stati Uniti, sul tema: “Libertà religiosa internazionale: imperativo per la pace e il bene comune”. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

“E’ chiaro che la libertà religiosa è diventata un tema al centro del dibattito corrente”, sottolinea mons. Tomasi, così come “non c’è dubbio che la libertà religiosa sia sotto pressione nel mondo”. Dati noti: il 70% della popolazione al mondo vive in Paesi con restrizioni. Più di 2 miliardi di persone, quasi un terzo della popolazione globale, vive in luoghi dove le persecuzioni sono cresciute in modo significativo negli ultimi anni: dalle violenze fisiche ai danni materiali a case e proprietà religiose. E mons. Tomasi ricorda quello che è palese a tutti: i cristiani sono il primo obiettivo. Cita le drammatiche situazioni in Nigeria, Kenya, Iraq e ormai Siria, per poi far riflettere su un aspetto particolare: spesso le persecuzioni peggiori avvengono in Paesi dove ci sono leggi che passano per leggi in difesa della religione, come quella contro la blasfemia, ma che in realtà “servono a colpire minoranze religiose”, come i cristiani in Paesi a maggioranza musulmana o come gli appartenenti a una delle correnti all’interno dello stesso Islam che risultano minoranza. Dunque, la norma stessa “diventa uno strumento di repressione per minoranze ritenute non ortodosse o eretiche”. Ma poi mons. Tomasi guarda anche a Paesi e situazioni molto diverse: a “democrazie liberali occidentali” che – dice - “in modo più sofisticato sottoscrivono una cultura che tende a relegare la religione alla sfera privata”. “Attraverso diversi sistemi giuridici – chiarisce mons. Tomasi - sgretolano l’originale significato della libertà religiosa”. E l’osservatore permanente spiega cosa questo comporti: una “rilettura restrittiva” e un continuo reinterpretare i principi per “riadattarli alle agende politiche del momento”. Senza mezzi termini mons. Tomasi spiega che le conseguenze sono “politiche antireligiose”. E cita altrettanto chiaramente i primi campi direttamente interessati: “l’istruzione, le leggi sulla famiglia, la sanità”. In definitiva, afferma mons. Tomasi, “l’epoca dei martiri è ancora con noi”. Il presule ricorda che a marzo scorso il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha approvato una risoluzione in cui si difende la libertà di religione e di credo ma che già altri pronunciamenti, nel 1981 e nel 1986, hanno cercato di contribuire a garantire il rispetto della libertà religiosa a livello individuale, collettivo, istituzionale. E ribadisce: assicurare “libertà alle religioni garantisce un contributo di valori morali senza i quali la libertà di ogni persona non è possibile”.







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