Congo: nuove accuse per crimini di guerra e abusi dei ribelli M23
Crimini di guerra, esecuzioni sommarie, abusi sessuali e reclutamento forzato: queste
le principali accuse rivolte ai ribelli del Movimento del 23 Marzo (M23) dall’Organizzazione
non governativa statunitense Human Rights Watch (Hrw). Attivo nel Nord Kivu – instabile
regione orientale della Repubblica Democratica del Congo – l’M23 da sei mesi si sta
rendendo protagonista di scontri e violenze che hanno spinto alla fuga almeno 220.000
civili. In armi contro il governo di Kinshasa dallo scorso aprile, e sospettati del
sostegno del vicino Ruanda, i combattenti dell’M23 hanno preso il controllo di numerosi
villaggi e arterie di comunicazione, arrivando a minacciare lo stesso capoluogo provinciale
di Goma. I collegamenti con il governo ruandese - riferisce l'agenzia Misna - sono
confermati anche da Hrw secondo cui Kigali ha disposto il suo esercito per garantire
diretto sostegno ai ribelli con operazioni mirate anche all’interno del territorio
congolese. Citando testimonianze di vittime, l’Ong statunitense riporta poi singoli
episodi di violenze ai danni soprattutto delle fasce più vulnerabili della popolazione.
Numerosi i casi di violenze sessuali e diverse le notizie di centinaia di giovani
anche minorenni reclutati con la forza e poi mandati a combattere in prima linea.
La situazione in Kivu è stata nei giorni scorsi al centro di un vertice a Kampala,
in Uganda, dei capi di Stato della Conferenza internazionale della regione dei Grandi
Laghi. Il vertice si è concluso con un nulla di fatto e un generico comunicato con
cui è stato chiesto ai ministri della Difesa regionali di “riunirsi molto rapidamente
per rendere operativa la forza internazionale neutrale da dispiegare entro tre mesi”.
La decisione sul dispiegamento di una missione militare al confine tra Repubblica
Democratica del Congo e Ruanda era stata presa lo scorso luglio a margine del vertice
dell’Unione Africana ad Addis Abeba, in Etiopia. (R.P.)