2012-09-10 12:39:43

Ricomincia l’anno scolastico, mons. Parmeggiani: patto educativo contro il disorientamento


In diverse regioni italiane ricomincia in questi giorni il nuovo anno scolastico. Nell'occasione, mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli, ha scritto una lettera, rivolta agli studenti e ai docenti della sua diocesi, nella quale sottolinea l’urgenza di un patto di solidarietà tra le varie agenzie educative. Davide Dionisi lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Perché un patto tra agenzie educative? Perché dobbiamo far sentire ai nostri ragazzi e ai nostri alunni un unico linguaggio in questo mondo così disorientante, dove ognuno si fa una cultura un po’ del “fai da te”, noi dobbiamo rimetterci insieme per cercare cosa è essenziale da vivere innanzitutto e poi da trasmettere. Anche all’interno delle famiglie non c’è più un linguaggio condiviso, un linguaggio comune: ognuno va a cercare dei linguaggi in quel mare magnum che ci propone il mondo della comunicazione e la cultura nella quale siamo immersi, che rischiano – anche se siamo apparentemente insieme e vicini – di far vivere ognuno in un mondo con dei valori personali e che si costruisce da solo.

D. – Ma, com’è noto, la classe docente non gode della giusta considerazione, né da parte della società né tantomeno da parte delle istituzioni…

R. – La classe degli educatori in genere non gode più di credibilità, perché è venuto meno un grande punto, quello dell’obbedienza e del rispetto dell’educatore, la credibilità dell’educatore e il rispetto dell’autorevolezza dell’educatore. Quando un educatore, facendo il proprio dovere, scrive una nota di demerito ad un suo alunno e si vede arrivare i genitori che incominciano a difendere, "con l’avvocato", il loro figlio, come fa a continuare ad esercitare la sua autorevolezza? Dobbiamo saper dire dei “sì” e dei “no” autorevoli, con l’autorevolezza che deriva da una testimonianza di vita, ma rispettando anche ai ruoli – ecco il patto educativo – perché tutti abbiamo un ruolo preciso nell’educare il singolo soggetto. Dobbiamo insieme anche poterlo educare. Si educa anche dicendo dei “no”, educando anche al sacrificio, dando le regole della vita.

D. – La scuola deve aiutare tutti a vivere la convivenza democratica e civile tra persone diverse, la tolleranza e l’integrazione tra persone di diverse razze e religioni, la partecipazione attiva alla cittadinanza. Come è possibile?

R. – E’ possibile educando al rispetto. Ho sempre in mente le scuole che ho visitato a Sarajevo tanti anni fa, scuole sostenute dalla Chiesa e della diocesi di Sarajevo: sono scuole interreligiose, dove cattolici, musulmani e ortodossi vivevano insieme e venivano educati a vivere insieme. Forse i ragazzi sono meno prevenuti degli adulti. Se si educa insieme alla convivenza, nel rispetto reciproco, e nell’impegno per la società sin da quando i ragazzi sono giovani, crescendo potranno anche integrarsi e crescere meglio tra di loro.







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