Incontro in Tanzania sulla pastorale della strada in Africa: intervista con il cardinale
Vegliò
"Pastorale della strada: un cammino insieme" è il tema del primo Incontro di pastorale
della strada per l’Africa e il Madagascar, che si tiene a Dar-es-Salaam, in Tanzania,
da oggi al 15 settembre. L’evento è organizzato dal Pontificio Consiglio della pastorale
per i migranti e gli itineranti in collaborazione con la Commissione episcopale per
i migranti e gli itineranti della Tanzania. Obiettivo principale di questo incontro
è promuovere iniziative e programmi pastorali delle Chiese locali per il bene di coloro
che vivono nella e della strada, e cioè: donne e ragazzi di strada, persone senza
fissa dimora, addetti ai trasporti su strada e sicurezza stradale. Non vi sono dati
ufficiali sulle donne e ragazze coinvolte nella prostituzione volontaria o forzata.
Tale realtà sta acquistando, purtroppo, in alcune parti del mondo carattere di industria.
Invece, un calcolo approssimativo dei bambini di strada nel mondo indica il loro numero
intorno ai 150 milioni, il 40% dei quali è senza casa e il 60% lavora in strada per
sostenere la famiglia. Più di un miliardo di persone del pianeta non ha un alloggio
adeguato e circa 100 milioni non hanno alcun alloggio. Ogni giorno, circa 50 mila
persone, in maggioranza donne e bambini, muoiono a causa di un riparo inadeguato,
dell'acqua inquinata e della mancanza di igiene. Circa 70 milioni di donne e bambini
vivono in ambienti così angusti che il fumo dei fuochi di cucina danneggia la loro
salute. I lavori si apriranno con una lettera che il cardinale segretario di Stato
Tarcisio Bertone ha inviato a nome del Santo Padre, per esprimere la vicinanza del
Pontefice. Ma come nasce questo incontro continentale? Risponde, al microfono di
Fabio Colagrande, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del
Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti:
R. - La pastorale
della strada guarda in modo particolare a quattro categorie di persone e cioè donne/ragazzi
di strada, bambini/ragazzi di strada, persone senza fissa dimora, addetti ai trasporti
su strada e, in generale, tutto ciò che riguarda la sicurezza stradale. Tutte queste
persone rientrano nel grande fenomeno dell’itineranza di cui questo Pontificio Consiglio
ha la competenza. Il Congresso in Tanzania è l’ultimo di una serie di incontri continentali
già realizzati da questo Dicastero nel corso degli ultimi quattro anni, che si sono
svolti rispettivamente in America Latina nel 2008, in Europa nel 2009, e in Asia e
Oceania nel 2010. In questi incontri abbiamo riscontrato che esiste un grande interesse
a livello internazionale per questo ambito della realtà umana. Sono profondamente
grato al Cardinale Segretario di Stato per la lettera che ha inviato a nome del Santo
Padre per questo Incontro e che verrà letta domani pomeriggio alla cerimonia di apertura.
D. - Ci sono punti di contatto fra il meeting e l'Esortazione apostolica post-sinodale
Africae munus di Benedetto XVI del novembre 2011?
R. - Ci sono dei riferimenti
nell'Esortazione apostolica Africae munus di Benedetto XVI sulla realtà delle donne,
dei giovani e dei bambini in Africa e Madagascar. In particolare posso precisare che
nei paragrafi compresi tra i numeri 42 e 68, sotto il tema “Vivere insieme”, il Santo
Padre prende in considerazione la complessa realtà della famiglia africana, auspicando
una maggiore attenzione per la dignità e la salvaguardia del nucleo familiare. L’Incontro
rifletterà in tale contesto anche sulle varie circostanze sociali e politiche avverse,
che possono portare sulla strada i componenti della famiglia per sopravvivere.
D. - Il congresso si occuperà anche della cura pastorale delle donne e/o delle
ragazze coinvolte nella prostituzione volontaria o forzata in Africa e Madagascar?
R. - Sì, l’Incontro si occuperà della realtà delle donne che, anche nel continente
africano, vendono il proprio corpo, sia volontariamente sia forzatamente, cadendo
spesso vittime di nuove forme di schiavitù. Il Santo Padre, nell'esortazione Africae
munus, fa appello al popolo africano affinché promuova ogni iniziativa a favore delle
ragazze e delle donne che sono spesso meno favorite dei ragazzi e degli uomini. Come
accenna il documento nei numeri dal 55 al 59, “troppo numerose sono ancora le pratiche
che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale”. Perciò
il Santo Padre, insieme ai Padri sinodali, invita “insistentemente i discepoli di
Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo”.
D. - Che tipo di collaborazione ci può essere a livello continentale e regionale,
anche in ambito ecclesiale, per combattere queste mali sociali?
R. - Vorrei
sottolineare che, come il Santo Padre auspica nel documento Africae munus, è necessario
che l'impegno in tale direzione sia duplice, cioè, da parte degli Stati e delle Chiese
locali. Noto con grande soddisfazione che sono già in atto alcune forme di cooperazione,
come per esempio quella tra il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE)
) e il Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar (SECAM),
finalizzata all’evangelizzazione e alla promozione umana.
D. - Ci sono
problematiche pastorali particolari che riguardano gli autotrasportatori e la sicurezza
stradale nel continente africano?
R. - Al Congresso ci sarà la presenza
di un rappresentante dell’ITF (Federazione Internazionale dei Trasporti), che illustrerà
i problemi e le esigenze degli addetti ai trasporti su strada, i quali affrontano
lunghi spostamenti, malgrado i bassi salari, privi di assicurazione sul lavoro e la
salute, esponendosi a molteplici difficoltà, come la lontananza dalla famiglia, le
lunghe attese alle frontiere, la fatica e la corruzione. L’Arcivescovo di Johannesburg
si soffermerà su questi argomenti nell’intento di offrire indicazioni e orientamenti
pastorali alla luce dell’educazione e dell’evangelizzazione lungo la strada.
D. - Può infine accennare brevemente ai partecipanti al congresso e al suo
svolgimento?
R. - I partecipanti registrati sono oltre 85, provenienti da
31 nazioni del continente. Fra di loro vi sono 15 Vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose e laici, che sono delegati delle Commissioni Episcopali per i migranti e
gli itineranti, di Caritas Internationalis, e di istituti religiosi coinvolti nella
pastorale delle persone che vivono sulla e della strada.