Il cardinale Sandri: la visita del Papa in Libano, profetica per la Chiesa e il
Medio Oriente
Il mio viaggio apostolico in Libano “si colloca sotto il segno della pace”: è quanto
affermato domenica da Benedetto XVI all’Angelus. Il Papa ha poi sottolineato che,
in Medio Oriente, “non ci si può rassegnare alla violenza ed all’esasperazione delle
tensioni”. Intanto, a Beirut fervono i preparativi per il 24.mo viaggio apostolico
internazionale di Benedetto XVI, il quarto in Medio Oriente dopo quelli in Turchia
nel 2006, Terra Santa nel 2009, e Cipro nel 2010. Il Papa arriverà nella capitale
libanese il 14 settembre e, nella stessa giornata, firmerà l’Esortazione apostolica
post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Sulle aspettative per questo viaggio, Alessandro
Gisotti ha intervistato il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali,
il cardinale Leonardo Sandri:
R. - Non posso
non auspicare che questo viaggio rappresenti veramente un’ondata di amore e di pace
attraverso la presenza del Papa, la presenza di Gesù nella persona del Papa. Il Santo
Padre ha sempre parlato della pace, della collaborazione, della comunione della Chiesa
in questa zona del Medio Oriente - in Libano in particolare - dove c’è il più gran
numero di fedeli cattolici, i maroniti, affinché si possa veramente vivere la comunione,
la fraternità e la testimonianza dell’amore di Dio; che questo viaggio sia poi una
conseguenza di amore, di pace per i nostri fratelli cristiani, delle altre chiese,
per tutti i Patriarchi e i fedeli ortodossi, i vescovi e anche per tutto il mondo
musulmano che rappresenta la grande maggioranza degli abitanti di questa regione.
Che si mantenga la speranza di un Libano e di un Medio Oriente rispettoso dei diritti
di tutti, soprattutto della libertà religiosa e rispettoso di quella storia che ha
segnato una collaborazione, un’amicizia tra tutti, senza differenze di religione,
rispettando e ascoltando l’altro, e sapendo che soltanto nel rispetto e nella fratellanza,
c’è un futuro per questi Paesi.
D. - Il Sinodo per il Medio Oriente ha avuto
come tema “Comunione e testimonianza”. In che modo questa visita del Papa potrà rafforzare
la comunione e la testimonianza dei cristiani in tutta la regione?
R. - Questa
visita ha come scopo quello di consegnare l’Esortazione apostolica post sinodale del
Sinodo per il Medio Oriente. È una visita che deve infiammare soprattutto il cuore
dei fedeli cattolici; infiammarli proprio nella testimonianza di essere veramente
discepoli di Cristo, e di annunciare il Vangelo con la parola e con la loro vita.
Io spero che dopo l’Esortazione post sinodale, ma soprattutto dopo la presenza del
Papa in Libano, entri nel cuore di tutti questo entusiasmo di saperci discepoli di
Cristo, e di testimoniarlo nella comunione. Noi possiamo fare tante riunioni, scrivere
tanti documenti, ma se da parte nostra manca non solo la conoscenza della verità,
ma la testimonianza di questa verità di Cristo nella nostra vita, è inutile. Poi tutto
rimane nelle parole. Noi auspichiamo che l’Esortazione post sinodale, più che un documento,
sia proprio un modo di vita per tutti i nostri fratelli cattolici, e così possa contribuire
all’ecumenismo con i nostri fratelli cristiani, e alla convivenza con i nostri fratelli
musulmani.
D. - Quanto la visita del Papa in Libano, potrà aiutare il dialogo
ecumenico e il dialogo interreligioso in Medio Oriente?
R. - Penso che darà
una spinta molto grande per questo dialogo, perché tutti potranno vedere e toccare
con mano che la presenza del Papa non è una presenza di potere, di forza, ma è una
presenza di amore, di dialogo, di saper ascoltare e di saper stare insieme, e che
mai e poi mai, sarà la presenza del Vangelo e del cristianesimo ragione per usare
la violenza, l’odio o la separazione. Il Papa darà testimonianza di questa pace, di
questo amore del Vangelo. Perciò io credo che questa visita è realmente una visita
profetica per la Chiesa, e per il Medio Oriente.
D. - Il viaggio del Papa potrà
anche richiamare la Comunità internazionale a non rimanere sorda alle istanze, alle
necessità dei cristiani del Medio Oriente?
R. - Certamente servirà anche per
questo. Soprattutto per far presente che le minoranze hanno diritto al rispetto anche
nei Paesi dove sono la piccola parte in un mondo che vive un’altra religione. In questo
senso, il richiamo alla libertà religiosa per tutti, al dovere di essere cittadini
esemplari del proprio Paese - siano essi musulmani o cristiani - è un richiamo che
i nostri fedeli cattolici vivranno con tutto il loro entusiasmo, e tutta la loro osservanza
perché sono figli della Chiesa, figli del proprio Paese e sono al servizio della loro
nazione. Amano la loro patria proprio perché sono cattolici e perché sono cristiani.