Il presidente cinese Hu Jintao ha fatto appello a tutti i Paesi dell'Asia Pacifica
a preservare la pace e la stabilità nella regione. Lo ha fatto al summit annuale del
forum dell'Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) che si è aperto ieri sull’isola
di Russkij nei pressi di Vladivostok, in Russia. Le diverse tensioni riemerse di recente
nella regione in merito a conflitti territoriali vecchi di decenni hanno gettato un’ombra
sul summit dell'Apec, che riunisce 21 nazioni che affacciano sull'oceano Pacifico.
Da parte sua, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un discorso inaugurale
in cui ha teso la mano all’Oriente, in un momento di grande sviluppo per il continente
asiatico. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fernando Mezzetti, esperto
di Asia:
R. - Putin cerca
di presentarsi sullo scacchiere del Pacifico come una potenza del Pacifico, dopo aver
trascurato tutta quell’area negli ultimi 20 anni, dal crollo dell’Unione Sovietica.
Si ripresenta sulla scena come potenza del Pacifico, ma ciò suscita molti sospetti.
D.
- Il Pacifico è diventato un terreno di tensioni anche commerciali, oltre che politiche.
Non a caso il presidente cinese, Hu Jintao, ha fatto appello a tutti i Paesi dell’Asia
Pacifica al fine di preservare la pace e la stabilità nella regione. Quali sono gli
elementi che possono far scendere queste tensioni?
R. - In quell’area ribollono
tensioni non soltanto di tentazioni protezionistiche, come la Cina proclama. Ci sono
forti diffidenze verso la Cina cresciuta militarmente, economicamente, politicamente
e che fa incombere il suo peso su tutti i Paesi vicini per dispute territoriali. Tutti
si rivolgono, quindi, agli Stati Uniti, e non si rivolgono alla Russia per bilanciare
la Cina.
D. - Non è un caso, forse, che l’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation)
sia stato organizzato proprio in questi giorni, in cui il presidente americano - solitamente
presente - è impegnato in una difficile campagna elettorale, dunque forzatamente assente…
R.
- E’ chiaro che è stato organizzato in questo periodo proprio per non avere come contraltare
in questa riunione gli Stati Uniti. Il dominus - non soltanto perché è il padrone
di casa - è Putin, che non ha davanti a sé un presidente americano. Sapevano perfettamente
che in un periodo come questo, nessun presidente americano ricandidato - qual è Obama
- avrebbe lasciato gli Stati Uniti per andare in una città sperduta come Vladivostok;
Mosca lo ha fatto proprio per dominare incontrastata. È andata lì Hillary Clinton,
ma è chiaro che dal punto di vista protocollare non è il presidente.
D. - L’Europa
guarda con grande interesse all’Asia; dal punto di osservazione asiatico, invece,
il vecchio continente - almeno si ha questa impressione - è comunque sempre più lontano…
R.
- E’ sempre più lontano in termini politici, perché queste tensioni territoriali che
stanno montando nell’area - territoriali e di politica di fondo con il protagonismo
e l’assertività cinese - in Europa hanno poca eco. Però, economicamente l’Europa per
la Cina conta. L’Unione Europea, di per sé, è il maggiore partner commerciale della
Cina; infatti, Pechino cerca di avere rapporti bilaterali, per esempio coltiva bene
quelli con la Germania. Con l’Unione Europea nel complesso ha rapporti solo protocollari,
ma poi coltiva rapporti commerciali bilaterali.