Rimsha è libera. Mons. Tomasi: legge sulla blasfemia inaccettabile
E' stata liberata oggi Rimsha, la bimba cristiana con disabilità mentale, arrestata
in Pakistan per blasfemìa. Familiari e amici hanno consegnato il denaro per la cauzione,
circa ottomila euro. La bambina dovrà però affrontare un processo anche se il suo
accusatore, un imam, è finito in carcere per aver manipolato le prove. Commenta la
vicenda mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio Onu di Ginevra, intervistato da Sergio Centofanti:
R. – La situazione
delle minoranze religiose in Pakistan è problematica: prima di tutto per i cristiani,
ma anche per qualche altra piccola minoranza. Il problema che si pone davanti a questa
realtà è che l’utilizzo della legge sulla blasfemia viene visto come uno strumento
per vendette personali o per abusi di potere o per “liberare” i villaggi – come qualcuno
dice – dalla presenza di cristiani. Questa ragazza, Rimsha, anzitutto non è maggiorenne
e secondo le perizie mediche ha anche un handicap e non era in condizione di essere
responsabile delle azioni che le venivano attribuite. E’ emerso poi che un imam aveva
addirittura falsificato le prove, introducendo nel sacchetto d’immondizia di questa
povera ragazza delle pagine del Corano, per far vedere che si poteva veramente accusarla
di mancanza di rispetto e quindi di bestemmia contro il Corano e, di conseguenza,
per costringere le famiglie cristiane di quella zona di Islamabad a scappare così
da evitare di essere perseguitate o di vedere le loro case bruciate.
D. –
Cosa le dice questa vicenda?
R. - A me sembra che questo caso sia un po’ una
luce rossa di allarme, che fa sorgere alcune domande. Anzitutto: cosa viene insegnato
nelle scuole coraniche, che per la maggior parte sono gestite da forze islamiste,
che non aprono a nessun dialogo, a nessuna tolleranza? Questo pone un problema difficile
sia per il governo del Pakistan, sia per la convivenza nella società. In secondo luogo
ritorna la questione della legge sulla blasfemia, che sembra essere inaccettabile
da tutti i punti di vista del diritto internazionale e dei diritti umani, proprio
perché essendo così vaga si presta ad essere strumento per violare i diritti delle
minoranze religiose e non soltanto delle minoranze cristiane. Secondo me, è necessario
che il governo locale e le istituzioni locali facciano veramente un grande sforzo
per creare una mentalità diversa, che faccia sì che sia possibile per una persona
di vedere rispettati i propri diritti umani fondamentali. Inoltre questa ragazza e
la sua famiglia devono vivere ora in un posto segreto per evitare che ci siano degli
attacchi di estremisti nei loro confronti.
D. – Cosa fare adesso?
R.
- Il sistema giuridico dovrà rivedere profondamente il suo funzionamento, affinché
le decisioni che prenderà non siano poi contraddette da reazioni popolari che portano
poi a conclusioni profondamente ingiuste. In questo caso ho visto poi che l’opinione
pubblica mondiale si è espressa veramente in maniera decisa in difesa di questa minorenne
disabile e questo può rappresentare un servizio che possiamo tutti fare per aiutare
il governo e le autorità locali del Pakistan a sostenere con più determinazione i
diritti di tutte le persone, di tutti i cittadini del loro Paese, senza distinzioni
di prima e seconda classe in base alla credenza religiosa a cui appartengono.