Pakistan. Attesa per la scarcerazione di Rimsha, dopo la decisione dei giudici di
liberarla su cauzione
In Pakistan, Rimsha Masih dovrà essere liberata presto in seguito alla decisione di
scarcerazione su cauzione presa ieri dai giudici. Dal 16 agosto la ragazzina cristiana
affetta da disabilità mentale è in carcere con l’accusa di blasfemia, per aver bruciato
un libro sacro. I magistrati hanno scarcerato la piccola, dopo diversi rinvii e l’arresto
dell’imam del suo villaggio accusato di aver inquinato le prove a carico di Rimsha.
Intanto il ministro dell'Interno pachistano, Rehman Malik, ha dichiarato che le ceneri
nella busta di plastica trovata in possesso della ragazzina non riguardavano pagine
di un libro sacro, ma residui di legno. Il padre di Rimsha - sentito da AsiaNews -
ha espresso tutta la sua gioia per la decisione dei giudici. "Il mondo mi era crollato
addosso" - ha detto - ma la fede in Gesù "mi ha fatto ritrovare la speranza". Il servizio
di Maurizio Salvi
Grande
la commozione e il sollievo per i familiari. Con la comunità cristiana, i militanti
per i diritti umani che hanno assistito ieri all’attesa udienza, in cui – ancora una
volta – le parti hanno esposto le ragioni sulle accuse di oltraggio al Corano, che
appaiono sempre più infondate, rivolte a Rimsha. In conferenza stampa il consigliere
del primo ministro per l’Armonia nazionale, Paul Bhatti, si è detto soddisfatto ed
ha elogiato i dotti musulmani, il gruppo investigativo, i media e la magistratura
per avere svolto un ruolo positivo nel promuovere l’immagine vera del Pakistan. Dopo
aver indicato che la bambina cristiana e la sua famiglia riceveranno protezione nel
luogo scelto di residenza, Bhatti ha rilevato che il Pakistan affronta sfide di terrorismo,
settarismo, analfabetismo e povertà. “E’ giunto il momento – ha aggiunto – di unirci
per affrontarle, con l’obiettivo di portare pace e prosperità al Paese.
Marco
Guerra ha intervistato il prof. Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione
pakistani cristiani in Italia che sta seguendo direttamente la vicenda R. – E’ da apprezzare
sia l’onestà del giudice sia la decisione coraggiosa. C’erano tutti i dati oggettivi
per dichiararla innocente e darle la possibilità di raggiungere la propria famiglia.
Questa è l’ennesima prova che la legge sulla blasfemia è fatta oggetto di abusi. Dagli
anni ‘80, quando questo abuso è aumentato, è la prima volta che grazie ad una onesta,
oggettiva, investigazione, si sia riusciti a provare che l’accusatore è il vero colpevole
di blasfemia, in questo caso l’imam Chishiti.
D. – Che ne sarà ora
della bambina?
R. - Il processo continuerà. Quando sarà richiesta la sua presenza
dal giudice dovrà ritornare in tribunale perché le indagini sono ancora in atto sia
da parte della polizia sia da parte del tribunale.
D. – La comunità cristiana
rischia rappresaglie?
R. - Rischia vari attacchi. Infatti, i vicini di Rimsha
non sono ritornati ad abitare nelle proprie case perché hanno paura e non si fidano
della difesa che il governo potrebbe dare loro. Si è già verificato un episodio di
violenza a Karachi e due minorenni sono stati uccisi in questi giorni, durante i quali
i media internazionali hanno particolarmente coperto il caso di Rimsha. Questo non
si fermerà finché non si prenderanno provvedimenti importanti per evitare l’abuso
della legge sulla blasfemia.
D. – Cosa chiedete al governo pakistano e alla
comunità internazionale? R. – Chiediamo al governo di intervenire sulla legislazione
per evitare questo abuso… Il Pakistan da solo non riuscirà a farlo perché il governo
è politicamente debole, perciò dovrà essere sostenuto dalla comunità internazionale.
In questo caso noi, come cittadini pachistani, chiediamo l’intervento dell’Onu affinché
possa sostenere le modifiche nell’applicazione della legge sulla blasfemia che ogni
anno sta facendo migliaia di vittime.