Il Papa ai vescovi nelle terre di missione: dare fiducia alla forza rinnovatrice del
Vangelo, è il Signore che guida la Chiesa
“La diffusione della Parola del Signore fa fiorire il dono della riconciliazione e
favorisce l’unità dei popoli”. Lo ha ricordato il Papa che ieri a Castel Gandolfo
ha incontrato i vescovi di recente nomina dei Territori di Missione, che provengono
da 42 Paesi e partecipano all'incontro promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione
dei Popoli. Era presente circa un centinaio di persone, fra cui il cardinale Fernando
Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che Benedetto
XVI ha salutato cordialmente. Il discorso del Papa si è concentrato sulla necessità
della missio ad gentes, di una “corretta inculturazione della fede”, della
preghiera e della fiducia nel Vangelo di fronte alle intolleranze frutto di fondamentalismi
che conducono a volte a disconoscere “il diritto alla libertà religiosa”. Il servizio
di Debora Donnini:
“Le comunità
di cui siete Pastori in Africa, Asia, America Latina ed Oceania, pur in situazioni
differenti, sono tutte impegnate nella prima evangelizzazione” e di queste, dice il
Papa rivolto ai nuovi vescovi dei Territori di missione, percepite le gioie e le ferite.
Sono “quasi tutte di recente fondazione”, con una fede vivace e creativa “ma spesso
non ancora radicata”, per la loro breve storia. E dunque si alterna lo “zelo apostolico”
a “momenti di instabilità e incoerenza”. Tuttavia sono Chiese che vanno maturando
grazie anche al dono della communio sanctorum che consente “un’osmosi di grazia”
fra le Chiese di antica tradizione e quelle di recente costituzione e, prima ancora,
tra “la Chiesa celeste e quella pellegrinante”:
“Nel vostro cuore sia sempre
salda la fiducia nel Signore; la Chiesa è sua, ed è Lui che la guida sia nei momenti
difficili, che di serenità”.
Benedetto XVI nota che da qualche tempo si
registra una diminuzione dei missionari, bilanciata però dall’aumento del clero diocesano
e religioso e la crescita numerica dei sacerdoti autoctoni produce “una nuova forma
di cooperazione missionaria” : alcune giovani Chiese hanno iniziato ad inviare sacerdoti
a Chiese sprovviste di clero nello stesso paese o in nazioni dello stesso Continente.
“Le giovani Chiese costituiscono, dunque - dice il Papa - un segno di speranza per
il futuro della Chiesa universale”. In questo contesto Benedetto XVI esorta i nuovi
vescovi dei Territori di missione a non risparmiare forza nell’opera pastorale, memori
del dono dei tria munera che hanno ricevuto , “insegnare, santificare, governare”:
“Abbiate a cuore la missio ad gentes, l’inculturazione
della fede, la formazione dei candidati al sacerdozio, la cura del clero diocesano,
dei religiosi, delle religiose e dei laici. La Chiesa nasce dalla missione e cresce
con la missione. Fate vostro l’appello interiore dell’Apostolo delle genti: «Caritas
Christi urget nos»”.
“Una corretta inculturazione della fede vi aiuti ad
incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli e ad assumere ciò che di buono vive
in esse”, sottolinea Benedetto XVI mettendo in rilievo che “si tratta di un processo
lungo e difficile che non deve in alcun modo compromettere la specificità e l'integrità
della fede cristiana”. La missione, prosegue, richiede “Pastori configurati a Cristo
per santità di vita, prudenti e lungimiranti, pronti a spendersi generosamente per
il Vangelo”. Il Pontefice li esorta, poi, a vigilare sul gregge avendo un’attenzione
specifica per i sacerdoti, essendo disponibili ad ascoltarli, ad assicurargli “specifici
e periodici incontri di formazione” e a far sì che “l’Eucaristia sia sempre il cuore
della loro esistenza”. Quindi il Papa invita i presuli ad avere “sul mondo di oggi
uno sguardo di fede, per comprenderlo in profondità, ed un cuore generoso, pronto
ad entrare in comunione con le donne e gli uomini del nostro tempo”. Ma soprattutto
Benedetto XVI gli ricorda la loro “prima responsabilità di uomini di Dio, chiamati
alla preghiera e al servizio della sua Parola”:
“Tenete lo sguardo fisso
su Gesù, il Pastore dei pastori: il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino
a Dio, per poter parlare di Dio. Solo così la Parola di salvezza porterà frutto”.
Le Chiese di questi Paesi, evidenzia, conoscono bene l’instabilità che
pesa sulla vita quotidiana della gente in modo preoccupante; le emergenze alimentari,
sanitarie, educative che interrogano le comunità ecclesiali, la cui opera è apprezzata.
E ancora, alle calamità naturali si aggiungono “discriminazioni culturali e religiose,
intolleranze e faziosità, frutto di fondamentalismi che – dice - rivelano visioni
antropologiche errate e che conducono a sottovalutare, se non a disconoscere, il diritto
alla libertà religiosa, il rispetto dei più deboli, soprattutto dei bambini, delle
donne e dei portatori di handicap”. Pesano anche “riaffioranti contrasti tra le etnie
e le caste, che causano violenze ingiustificabili”:
“Date fiducia al Vangelo,
alla sua forza rinnovatrice, alla sua capacità di risvegliare le coscienze e di provocare
dall’interno il riscatto delle persone e la creazione di una nuova fraternità. La
diffusione della Parola del Signore fa fiorire il dono della riconciliazione e favorisce
l’unità dei popoli”.
Lo sguardo di Benedetto XVI è rivolto all’Anno della
fede: “la fede è il dono più importante che ci è stato fatto nella vita: non possiamo
– dice – tenerlo solo per noi!”. Tutti, sottolinea, “hanno il diritto di conoscere
il valore di tale dono e di accedervi”. (Enc. Redemptoris missio, 11). La fede, infatti,
è data perché sia condivisa e porti frutto:
“Il Servo di Dio Paolo VI,
riaffermando la priorità dell’evangelizzazione, affermava: «Gli uomini potranno salvarsi
anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio, benché noi non annunziamo
loro il Vangelo; ma potremo noi salvarci se, per negligenza, per paura, per vergogna
o in conseguenza di idee false, trascuriamo di annunziarlo?» (Esort. ap. Evangelii
nuntiandi, 80). Tale interrogativo risuoni nel nostro cuore come appello a sentire
l’assoluta priorità del compito dell’evangelizzazione”.
In conclusione,
il Papa affida le comunità dei nuovi vescovi dei Territori di missione a Maria, “prima
evangelizzatrice, avendo dato al mondo il Verbo di Dio fatto carne”, a lei, “la Stella
dell’evangelizzazione”.