Siria: fermare guerra contro i bambini. Lega araba: intervenga Onu. Padre dall'Oglio:
digiuno per la pace
Unanime la condanna internazionale per la strage di bambini in Siria: almeno 25 le
piccole vittime innocenti nei combattimenti, ieri, tra regime e opposizione ad Aleppo
e Damasco, che hanno causato 175 morti. Il servizio di Roberta Gisotti 00:01:05:98
Impossibile proteggere la popolazione civile in Siria dove la situazione
ha assunto “proporzioni catastrofiche”, ha denunciato l’inviato dell’Onu e della Lega
araba Brahimi. Tanto più che il Consiglio di sicurezza resta paralizzato minando la
stessa credibilità delle Nazioni Unite. Non possiamo – ha detto il segretario generale
Ban Ki-moon - distogliere lo sguardo da una violenza che cresce senza controllo, da
un emergenza umanitaria che peggiora e da una crisi che minaccia di estendersi oltre
i confini della Siria. E un appello ai membri del Consiglio è arrivato dai ministri
degli Esteri Lega araba, riuniti ieri al Cairo in Egitto, perché siano portati davanti
alla giustizia internazionale i responsabili dei “crimini contro l’umanità” che non
risparmiano in Siria, neanche i bambini. Ma resta divisa la comunità internazionale:
se il primo ministro turco Erdogan ha accusato ieri Assad di avere creato uno “Stato
terroristico”, il presidente Russo Putin ha criticato la politica occidentale di sostegno
all’opposizione siriana, e mentre la Cina chiede di avviare un dialogo politico e
di cessare i combattimenti, si dice che l’Iran stia rifornendo Damasco di armi per
via aerea. Fermiamo almeno la guerra contro i bambini siriani chiedono l’Unicef e
Save the Children Un digiuno per la pace in Siria e per il buon esito dell’ormai
prossimo viaggio del Papa in Libano. E’ quanto ha intrapreso padre Paolo Dall’Oglio
gesuita, fondatore una trentina d’anni fa, del monastero di Mar Moussa in Siria, suo
paese d’adozione. Sentiamolo al microfono di Olivier Bonnel:
R.
- Il digiuno è uno sforzo spirituale che va insieme alla preghiera, al desiderio.
È un modo di provocare una concentrazione esistenziale verso un obiettivo, qualcosa
che chiediamo al cielo, ma nella quale ci impegniamo anche sulla terra. Il digiuno
che alcuni amici in tutto il mondo fanno, è perché il viaggio del Papa riesca, che
il viaggio del Papa avvenga in pace, porti pace al Medio Oriente e soprattutto una
parola di consolazione e di verità per la Siria. I siriani soffrono da morire, la
guerra civile impazza, la rivoluzione stagna bloccata da questa guerra nella quale
tanti partners - regionali ed internazionali - vengono a combattere per interposta
persona, attraverso i fucili siriani. Il Papa dirà che questo deve interrompersi,
che i siriani hanno diritto all’autodeterminazione democratica, alla giustizia, alla
trasparenza, ad essere una società pluralista, interreligiosa, civile. Quindi, io
spero davvero che il viaggio del Papa venga a curare le nostre piaghe.
D.
- L’esperienza della pace è ancora possibile oggi in Siria secondo lei?
R.
- I giovani combattono per la speranza, per una Siria migliore, purtroppo adesso sappiamo
che questa Siria migliore dovrà impegnarsi anche a ricostruirsi, perché gran parte
del Pese è distrutto, molte infrastrutture sono distrutte, la fiducia tra i cittadini
è persa e quindi c’è molto, molto da fare. Molti cristiani stanno partendo e quelli
che ritorneranno saranno attori in prima linea, con i loro concittadini musulmani,
per creare la Siria che tutti desideriamo per i nostri figli e per le generazioni
a venire.
D. - Ha parlato un po’ della responsabilità occidentale,a proposito
della Siria.Qual è questa responsabilità?
R. - Se si pensa in Siria di punire
l’Iran, è chiaro che poi l’Iran in Siria reagisce a protezione dei suoi interessi;
se in Siria si pensa di far indietreggiare la Russia sul continente, è chiaro che
questo poi provoca delle conseguenze. Se qualcuno - non voglio fare nomi - pensasse
che è nel suo interesse geostrategico-regionale vedere i nemici uccidersi ed eliminarsi
tra loro, è chiaro che non c’è speranza per la Siria. Io mi appello collettivamente:
bisogna scegliere la solidarietà con i siriani, piuttosto che un interesse geostrategico,
tattico di corta durata e miope. Quindi, io spero che l’Italia inizi un nuovo, grande
impegno diplomatico per una Siria neutrale - né occidentale, né post-sovietica - è
una Siria per tutti, una Siria alle sorgenti della civiltà mediterranea e dobbiamo
tutti impegnarci. Tutta la Siria deve essere protetta dall’Unesco, non solo per i
grandi monumenti ma anche perché è un “monumento immateriale” di civiltà.
D.
- Quale potrebbe essere il ruolo dei cristiani siriani oggi?
R. - Tanti cristiani
siriani oggi stanno cercando di alleviare le sofferenze del popolo siriano, ci sono
tanti siriani che lavorano per i feriti, tanti siriani cristiani che lavorano per
alleviare le sofferenze delle famiglie che hanno persone in carcere, persone uccise,
rapite, sparite. Quindi, questo “buon samaritano” si metta all’opera e faccia quello
che può, per non consegnare all’inferno la società siriana nel suo complesso.