2012-09-06 15:44:09

Povertà e potere dei soldi: il film di Manoel de Oliveira "Gebo e l'ombra" al Festival di Venezia


Manoel de Oliveira alla Mostra del Cinema di Venezia. Assente il regista, è stato presentato fuori concorso il suo ultimo film, “Gebo e l’ombra”, tratto dall’omonimo lavoro teatrale dello scrittore portoghese Raul Brandão, vissuto a cavallo del novecento. Povertà e denaro sono al centro di un intenso e delicato dramma familiare, che termina con un nobile sacrificio. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Dall’alto dei suoi centoquattro anni, che compirà il prossimo dicembre, il grande maestro del cinema portoghese Manoel de Oliveria decide di girare un film sulla povertà e il potere dei soldi, sull’uso che se ne è fatto e sulla facilità di perderli. Non pensa a un documentario sulle zone depresse del mondo e i catini di dolore che lì si trovano, non immagina epici affreschi o thriller ambientati nei soliti degradati sobborghi urbani, di cui il cinema si è impossessato a iosa. No, lui decide di parlare di povertà facendolo esclusivamente in una cameretta nella casa dell’anziano e saggio Gebo, da qualche parte in qualche tempo. Michael Lonsdale, che lo interpreta, non si alza mai dalla sua sedia, lui, specchio della fragilità umana e di una vecchiaia afflitta. Parla di un’ombra, quella del figlio, evocata dai ricordi. Cerca di placare le ansie e asciugare le lacrime della moglie Doroteia, che è Claudia Cardinale intensissima, e della nuora sconsolata, Sofia, la brava Leonor Silveira. Quando non parla di dignità e di tristezza, fa solo conti su un polveroso registro, assillato dai numeri. Oppure sorseggia un caffè con amici, poveri pure loro, che sono Jeanne Moreau e Luís Miguel Cintra, due attori di bravura eccezionale. E aspetta, aspetta che il figlio amatissimo torni. Lui appare come un fantasma in una notte scura, accompagnato da una risata fragorosa e beffarda. Si mostra prima al padre soltanto, poi alla famiglia. Sconquassa le loro abitudini e comincia a schernire chi, con affetto, lo aveva aspettato. Il duello, soltanto verbale, che si instaura, è quello che verte sul potere del denaro, necessario per lui, pericoloso per gli altri. Padre e figlio si fronteggiano dinanzi a una borsa che lo contiene. De Oliveira non ha bisogno di nulla, se non di attori, di poca luce e di poco spazio, e di una idea forte come questa, per raccontare tutta l’umanità e tutte le sue debolezze. Con i suoi sacrifici: ancora una volta quello del padre per proteggere il figlio, che non si è pentito e non si pentirà. (A cura di Luca Pellegrini)







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